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“Promosso” dall’Europa, bocciato in casa propria?

Alcuni parlamentari del Pdl stanno lavorando ad una lettera-appello al premier, nella quale si chiede ancora a Berlusconi di fare un passo indietro e allargare la maggioranza, proprio per poter dar corso agli impegni assunti con l’Ue.

Progetto piuttosto balzano, se preso alla lettera, visto che i probabili candidati all'”allargamento” (Casini, Fini, Rutelli) sostengono l’esatto contrario: il Cavaliere se ne vada, poi si potrà ragionare su un “governo d’emergenza”.

Gli ‘scontenti’ del Pdl nella lettera appello – che inizia con un «Caro presidente Berlusconi» – rinnovano ancora la fedeltà al premier, ne sottolineano i «grandi meriti politici» e chiedono di poter continuare a sostenerlo, ma avvertono che senza un un cambio di passo no potranno più garantire il loro sostegno.

Per non finire «su un binario morto» – scrivono – è tempo di «rilanciare l’azione politica, allargare la maggioranza parlamentare alle forze che tradizionalmente hanno fatto parte della nostra coalizione e dare una svolta all’azione di Governo». Dell’appello, che ancora non si sa quante firme avrà in calce – si è a lungo discusso nella riunione di ieri di una quindicina di senatori con Beppe Pisanu, ma anche nelle riunioni degli scajoliani e tra diversi altri esponenti del Pdl. La missiva è stata messa a punto ieri da sera in un ristorante romano. Attorno al tavolo si sono ritrovati una decina di parlamentari. Tra i ‘malpancisti’ ci sarebbero Saro, Amato, Santini, Lauro, Del Pennino e a sponsorizzare l’iniziativa politica sarebbero, secondo fonti parlamentari del partito, anche Dini e Urbani. Non Pisanu che smentisce categoricamente il suo appoggio all’iniziativa. A chiedere l’allargamento della maggioranza nei giorni scorsi sono stati i deputati Sardelli, Milo, Gava e Destro.

«Ci sentiamo in dovere – si legge nella bozza del documento – con la lealtà e la sincerità che ti abbiamo sempre dimostrato, di rappresentarti il nostro critico convincimento sulla situazione politica dell’attuale maggioranza parlamentare che sostiene il tuo Governo. Dobbiamo oggettivamente registrare che l’esIguità dei numeri, in particolare alla Camera, non consente a questo Governo di poter affrontare neanche l’ordinario svolgimento dei lavori parlamentari, e tanto meno quindi, di dare quelle risposte, anche molto impegnative sul piano del consenso sociale, che la drammatica situazione economico finanziaria richiede», soprattutto dopo la lettera discussa ieri a Bruxelles dal premier. La coalizione di maggioranza – si legge ancora – «non ha alcuna realistica possibilità di vittoria nei prossimi appuntamenti elettorali».

«Da parte nostra – si conclude la bozza della lettera-appello -, la lealtà, il senso di disciplina e responsabilità che abbiamo finora dimostrato, sostenendo l’iniziative del Governo anche quando i provvedimenti non erano in sintonia con i nostri principi e i nostri programmi, non potrà da oggi essere più garantita in assenza di una forte discontinuità politica e di Governo».

Spiega Repubblica: “Già ieri il timore delle urne aveva spinto i frondisti del centrodestra a rialzare la testa. Nel pomeriggio si erano riuniti gli “scajoliani” e stando alle indiscrezioni Beppe Pisanu e altri dieci senatori sarebbero pronti a muoversi prendendo spunti dal decreto sviluppo, che arriverà a palazzo Madama. Un nodo sul quale i ribelli potrebbero compiere il loro blitz e arrivare alla rottura definitiva. Ma il tempo sta scadendo, la finestra per formare un governo tecnico sta per chiudersi. “Restano pochissimi giorni”, li ha avvertiti ieri Casini, poi le elezioni saranno ineludibili”.

Il quadro sarebbe dunque abbastanza chiaro, quanto a interessi immediati. Una parte del Pdl sente puzza di elezioni anticipate, sa di non poter sperare in una rielezione con l’attuale sistema elettorale (che consegna la scelta degli eleggibili al capocordata), anche perché già troppo “esposti” su un fronte di “non fedeltà” al capo. A questo conviene dunque che Berlusconi cada, ma andando a un governo “d’emergenza” con il compito di fare le “riforme” indicate dall’Europa e un’altra legge elettorale.

Vi chiederete: e i problemi del Paese? E quando mai a loro o Berlusconi glien’è mai f

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