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I volenterosi idealisti italiani dei bombardamenti Nato

La nostra collaboratrice, la preziosa e puntuale, Marinella Correggia ci manda un segnale d’allarme che da tempo abbiamo fatto nostro. I nostri dossier sulla campagna per l’intervento militare “umanitario” in Darfur o quelli ancora precedenti sull’aggressione alla Jugoslavia, ci hanno fatto tanti nemici. L’intervento militare in Libia ha confermato quel segnale di allarme. Gran parte del mondo delle Ong o si è adeguato al silenzio assordante contro questa aggressione coloniale fin troppo nitida oppure, il che è peggio, ha sostenuto apertamente i bombardamenti della Nato sulla Libia.

Tra queste Ong si segnala Aavaz. sinonimo, secondo i suoi animatori, di “democrazia dal basso”. Qui di seguito un piccolo dossier che aiuta a capire chi sono nel nostro paese i volenterosi amici della Nato e dei suoi bombardamenti.

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Avaaz, prove di democrazia dal basso

Per chi parla turco, farsi o hindi “avaaz” significa voce. Per il popolo della rete, invece, “avaaz” è sinonimo di democrazia partecipativa.
Il sito avaaz.org da la possibilità ai suoi di iscritti, provenienti da 193 paesi, di impegnarsi su questioni urgenti di natura sia internazionale sia locale: dalla piaga della povertà alle crisi politiche, dai diritti umani al cambiamento climatico.

Campagne di mobilitazione condotte in 14 lingue diverse, grazie a un team di 25 professionisti e a una folta schiera di volontari. Avaaz lancia petizioni, finanzia campagne pubblicitarie, promuove appelli ai capi di governo. La sua azione non si esaurisce nel web ma si esplica nel mondo reale. Tant’è che Al Gore, l’ha definita come una realtà che “ha già fatto la differenza”. Al di la dei giudizi trionfalistici Avaaz ha il merito di aver raggiunto una massa critica importante: 6 milioni e mezzo di persone hanno aderito ad almeno una delle 29milioni di azioni intraprese fino ad oggi.

Il movimento è nato nel 2007 a partire dalle esperienze americane già consolidate di Res Publica e di MoveOn. Tra i co-fondatori ci sono anche il movimento australiano GetUp.org.au e il Service Employees International Union.
La responsabile italiana di Avaaz è Giulia Innocenzi, vicina alle posizioni del Partito Radicale e conosciuta al pubblico televisivo per la sua partecipazione alla trasmissione di Raidue, Annozero.

Come si finanzia un’organizzazione no-profit così vasta quale Avaaz?
«Avaaz è nata nel 2007 e in soli 4 anni ha raccolto 14 milioni di dollari attraverso donazioni online. Inizialmente avevamo grandi finanziatori ma, una volta raggiunto un numero importante di membri, abbiamo deciso di garantirli maggiormente sostenendoci solo attraverso le piccole donazioni. Un versamento medio ad Avaaz è di 30 euro e con questi soldi riusciamo a realizzare sia le attività sia a pagare chi ad Avaaz ci lavora».

Come è organizzato il lavoro dei responsabili del sito?
«Si tratta di professionisti che hanno scelto un lavoro sicuramente meno remunerativo di altri ma decisamente più stimolante. Di solito si monitora la situazione delle diverse aree del pianeta e si studiano le possibilità di intervento. L’efficacia di una campagna è testata preventivamente attraverso i sondaggi lanciati periodicamente sul sito».

Quali sono state le ultimi grandi iniziative di Avaaz?
«Abbiamo fatto pressione su Lula e Erdogan, i leader mondiali più vicini ad Ahmadinejad, affinché si impegnassero per la liberazione di Sakineh. Per fare ciò siamo usciti dall’ambiente virtuale, utilizzando i fondi raccolti online per acquistare paginate di giornali in Brasile e Turchia e sensibilizzare l’opinione pubblica.
Quest’anno, inoltre, abbiamo raccolto più di 1 milione di firme per chiedere all’Unione Europea di congelare le coltivazioni OGM in attesa di una ricerca organica e indipendente capace di stabilire se questi prodotti sono nocivi o meno alla salute dei cittadini».

In Italia, invece, su cosa lavorate?
«Nella scorsa primavera circa 400mila italiani hanno firmato l’appello contro la “legge bavaglio” che avrebbe limitato la libertà di stampa e che avrebbe piegato il potere giudiziario italiano nella lotta contro il crimine e la corruzione».

MoveOn, vostro cofondatore, è uno dei punti di riferimento per l’ala progressista del partito democratico americano. In occasione del voto di fiducia al governo Berlusconi, poi, vi siete schierati apertamente chiedendo ai gruppi parlamentari italiani di sfiduciare l’esecutivo. Riuscite a conciliare richieste di intervento provenienti da posizioni politiche diverse?
«I politici sono destinatari dei nostri appelli. La linea e l’efficacia di una campagna sono dettate esclusivamente dalle reazioni degli iscritti».
 

Fabio Forlano

da http://www.magzine.it/content/avaaz-prove-di-democrazia-dal-basso

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La responsabile italiana di Aavaz, Giulia Innocenzi, in un dibattito televisivo sostiene apertamente l’intervento militare della Nato in Libia.

 

http://www.youtube.com/watch?v=K1QZLmTmdjo

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Alessandro Marescotti, uno dei mediattivisti del sito pacifista Peacelink, non si è lasciato ingannare e in un articolo pubblicato il 24 ottobre denuncia e documenta piuttosto chiaramente il sostegno di Aavaz all’aggressione militare in Libia.

vedi l’articolo di Marescotti

Aavaz,gli “idealisti” della Nato

 

http://lists.peacelink.it/news/2011/10/msg00051.html

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