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No al ricatto del debito. Referendum!

“Siamo una voce a favore del referendum e del fatto che i cittadini possano esprimersi, anche in Italia” è perentorio Giorgio Cremaschi aprendo la conferenza stampa del comitato “No Debito” nato dall’assemblea tenutasi a Roma il 1 ottobre scorso e che si va attivando in tutta Italia. Gli eventi di questi giorni – crack delle borse, boom delle spread dei titoli di stato italiani, aumento certificato della disoccupazione e dell’inflazione ed infine la vicenda del referendum in Grecia – hanno impresso una accelerazione a quella contraddizione tra democrazia e capitalismo che oggi appare percepibile in tutta la sua drammatica pienezza. “I fatti dimostrano che l’Unione Europea oggi è estranea alla democrazia ed è centrata in una guerra economica, ma noi siamo per la diserzione dei popoli della guerra economica scatenata dalle banche… il capolinea di Berlusconi serve a depistare dalla realtà”.

Cremaschi annuncia ai giornalisti presenti la convocazione della seconda assemblea nazionale del Comitato “No Debito” prevista per il 17 dicembre prossimo da questa esperienza sorta da una anomala ma efficace alleanza tra organizzazioni sindacali, sociali e politiche intorno al rifiuto del pagamento del debito e del vincolo europeo sul debito ben rappresentato dalla “dirimente” lettera della Bce al governo italiano. “E’ l’Unione Europea che mette in crisi il debito pubblico italiano. Oggi c’è un Direttorio rappresentato dalle banche tedesche e francesi e dai rispettivi governi che ha rivelato la sua essenza nella reazione isterica di fronte al semplice annuncio del referendum in Grecia”. La contraddizione tra democrazia e diktat Direttorio europeo pesa come un macigno sulle prospettive dei paesi europei e soprattutto dei Piigs. “Non accetteremo riserve di tipo tecnico sulla impossibilità in Italia di fare un referendum democratico contro le misure imposte dall’Unione Europea. Se non lo fanno le istituzioni faremo noi un referendum autogestito come consultazione di massa” ha concluso Cremaschi.

E’ toccato a Franco Russo del Forum Diritti-Lavoro dettagliare le possibilità di un referendum che, come noto, è vietato dalla Costituzione italiana in materia di trattati internazionali. “Esiste il precedente del 1989 quando insieme alle elezioni europee i cittadini italiani votarono anche un referendum di indirizzo costituzionale sul fatto che l’Italia si adeguava ai trattati europei”. Franco Russo ha ricostruito tutti i passaggi – anche formalmente non del tutto istituzionali – che hanno portato alla costituzione di un Direttorio europeo che di fatto “ha trasformato le raccomandazioni delle varie istituzioni in vere e proprie leggi vincolanti a livello europeo. La lettera della Bce ne è un esempio lampante e contro queste che intendiamo promuovere un referendum. Faremo tutti i passi istituzionali del caso ma siccome non ci fidiamo ci prepariamo anche a lanciare un referendum autogestito”. L’ipotesi del referendum autogestito come consultazione democratica, popolare e di massa, è particolarmente a cuore di Fabrizio Tomaselli (Usb) che invita a farne uno strumento di informazione e iniziativa esteso a tutta la società e non solo confinato nei posti di lavoro, una iniziativa che coniughi il no al pagamento del debito alla emergenza democratica e alle battaglie per difendere i diritti dei lavoratori oggi sotto attacco proprio in nome del ricatto del debito. Ciro Pesacane (Forum Ambientalista) ha rammentato come negli ultimi giorni stia crescendo il tentativo di vanificare l’esito del referendum contro la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali. “E’ curioso come i governi abbiano dichiarato che non hanno i soldi per rinnovare il protocollo di Kyoto sull’emergenza climatica ma poi li trovano per riempire le casse delle banche”

Marco Ferrando (Pcl) evoca il diritto alla rivolta qualora le istituzioni rifiutino di far esprimere democraticamente la società attraverso il referendum, mentre Eleonora Fiorenza (Prc) sottolinea come la questione democratica non attenga solo al referendum ma anche alla restrizione degli spazi di agibilità testimoniati dalle notizie che arrivavano dalla manifestazione degli studenti circondata dalla polizia e impossibilitata a muoversi – anche con alcune cariche – dalla stazione Tiburtina. Giulietto Chiesa si è detto estremamente preoccupato da quello che in Grecia può essere definito come un colpo di stato su mandato europeo: “mentre l’Ue reagiva come una furia all’annuncio de referendum, Papandreu ha dimissionato tutti i vertici delle forze armate. Difficile non cogliere in questo dei segnali inquietanti”.

Sergio Cararo (RdC) ha invitato i giornalisti a non appiattire la campagna per il No Debito e per il referendum nella categoria dell’euroscetticismo. “Un conto è l’Europa un altro conto è l’Unione Europea cioè l’apparato economico e politico costruito sul progetto europeo dal grande capitale finanziario e dalle multinazionali”. Si fa spesso e artatamente confusione tra le due cose cercando di mettere a vantaggio l’europeismo ma usandolo come una clava ideologica per far passare le misure antipopolari e antidemocratiche dell’Unione Europea. “Il nostro è un referendum contro l’Unione Europea non contro l’Europa”.

L’obiettivo del referendum contro le misure dell’Unione Europea è dunque ormai definito nel programma dei prossimi mesi della campagna e dei comitati No Debito. Si faranno i passi dovuti sul piano legale ma di fronte ad un rifiuto istituzionale e della politica a permettere alla popolazione di esprimersi democraticamente si procederà ad una campagna di consultazione, informazione e conflitto di massa estesa e capillare in tutto il paese. Il passaggio decisivo è quello della strutturazione dei comitati No Debito a livello locale. Ci sono già state assemblee e riunioni, altre sono in cantiere in diverse città mentre a Roma nel pomeriggio si è tenuto il primo incontro cittadino che ha fissato per mercoledi 23 novembre l’assemblea di lancio a livello romano della campagna.

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da “il manifesto” del 4 novembre

 

Ylenia Sina ROMA
«Referendum greco anche in Italia»
Al via una campagna per votare sulle misure economiche proposte dall’Ue

ROMA
«Il fatto che il referendum sui vincoli europei in Grecia sia stato considerato un attacco all’Europa dimostra che questa Europa è estranea alla democrazia». È stata proprio la bocciatura dei mercati, e dei governi europei, della «sola idea» di una consultazione popolare in Grecia sul tema del ripianamento del debito, a portare il Comitato No Debito – composto da una serie di sigle dei partiti della sinistra, sindacati e associazioni impegnate in campo politico – a lanciare, nel corso di una conferenza stampa al Rialto Occupato a Roma, una campagna a favore di un referendum che sottoponga al voto dei cittadini italiani le misure economiche imposte dall’Ue.
Il tema è complesso, ma il meccanismo di fondo è semplice e investe in pieno la democrazia dei paesi europei: «Di fronte a scelte che, per anni, influiranno sulla vita futura di milioni di persone, i cittadini devono essere chiamati a decidere» spiega Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale della Fiom.
Per semplificare, il testo del quesito – come ha spiegato Franco Russo del Forum Diritti Lavoro – potrebbe risultare più o meno il seguente: «Volete che vengano attuati i piani di salvataggio proposti dall’Unione Europea così come sono descritti dalla lettera che Draghi e Trichet hanno inviato al governo italiano?».
La domanda, per il comitato No Debito, è discriminante anche a livello politico: «non si può superare il governo Berlusconi con coalizioni, o con un possibile governo tecnico, che seguiranno comunque i dettami di quella lettera». Una lettera che, per tutte le componenti del Comitato, è da rimandare al mittente.
Netta la bocciatura del Comitato delle misure contenute indicate per il rientro del debito: «oltre a colpire i cittadini meno abbienti e attaccare ulteriormente i diritti dei lavoratori» ha spiegato Fabrizio Tomaselli dell’Unione sindacale di base «i diktat della Bce e dell’Unione Europea hanno dimostrato di non essere la cura ma la malattia».
Per i prossimi mesi il Comitato No Debito ha annunciato una serie di iniziative: una di queste è l’assemblea nazionale fissata per il 17 dicembre a Roma, per promuovere e far crescere un movimento verso un referendum che, specificano, «non sarà abrogativo ma di indirizzo politico, consultivo». E se non ci sarà una risposta “istituzionale” a questa richiesta, dal Comitato si dicono pronti a organizzare, dal basso, un referendum autogestito.

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