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Berlusconi via, ma dopo la legge di stabilità

L’Aula della Camera ha approvato il disegno di legge di rendiconto generale dello Stato per il 2010. I voti a favore sono stati 309, nessun contrario, un astenuto. I non votanti sono stati 321.

Dopo di che è salito al Qurinale, Ale termine del colloquio con Napolitano la presidenza della Repubblica ha diramato questa nota (si potrebbe anche dire: finalmente qualcosa di non smentibile…)

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto questa sera al Quirinale il Presidente del Consiglio, on. Silvio Berlusconi, accompagnato dal Sottosegretario dott. Gianni Letta. All’incontro ha partecipato il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Consigliere Donato Marra. Il Presidente del Consiglio ha manifestato al Capo dello Stato la sua consapevolezza delle implicazioni del risultato del voto odierno alla Camera; egli ha nello stesso tempo espresso viva preoccupazione per l’urgente necessità di dare puntuali risposte alle attese dei partner europei con l’approvazione della Legge di Stabilità, opportunamente emendata alla luce del più recente contributo di osservazioni e proposte della Commissione europea. Una volta compiuto tale adempimento, il Presidente del Consiglio rimetterà il suo mandato al Capo dello Stato, che procederà alle consultazioni di rito dando la massima attenzione alle posizioni e proposte di ogni forza politica, di quelle della maggioranza risultata dalle elezioni del 2008 come di quelle di opposizione.

Un’epoca sta finendo sotto i nostri occhi. Il modo in cui se ne uscirà è chiaro nei termini generali (il prossimo governo dovrà attuare le politiche decise da Fmi, Bce e Ue sotto il loro diretto controllo). Ma i dettagli sono importanti: la destra punterà al voto anticipato gridando contro il “complotto demoplutogiudaico”? Cercherà di vestire tardivi  panni di difensori della patria contro l’assalto dei finanzieri? O si scioglierà come neve al sole non avendo più un padrone nel senso proprio del termine?

Berlusconi aveva nell’immediato poche scelte: o si dimetteva subito nelle mani del presidente della Repubblica, oppure chiedeva il primo voto utile in aula come “fiducia”, per poi inevitabilmente dimettersi. La differenza era di una settimana, ma sembrava perfino troppo. Il tentativo di convincere gli incerti o di comprare qualche altro voto poteva pure essere fatto, ma a questo punto solo degli autentici scemi avrebbero potuto accettare di salire su una nave già affondata.

Ma…

La formula siglata anche da Napolitano è quanto meno ambigua. In pratica: “tutti” dovrebbero votare un pacchetto di misure che il governo, da solo, non è riuscito ad approvare. La responsabilità “comune” attenuerebbe molto le responsabilità del governo in carica, visto che sarebbero state condivise dall’opposizione. In secondo luogo, una volta approvate, perché mai Berlusconi  a rigore di regolamenti e di Costituzione – dovebbe dimettersi davvero?

Certo, un trucco è un trucco. Il giorno dopo, quella “maggioranza” fittizia si scioglierebbe come neve al sole. E dovrebbe comunque dimettersi, perché finito sotto. Ma intanto qualche altro pozzo sarebbe stato avvelenato.

Napolitano, non ci avevi pensato?

In effetti, le ultime parole del Cavaliere in tv sembrano confermarlo. «Il voto di oggi ha reso ancora più forte la mia preoccupazione sul nostro momento, una situazione che vede i mercati non ritenere che noi vogliamo veramente introdurre quelle riforme liberali che l’Europa ci ha chiesto con insistenza». Lo ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in un’intervista al Tg1. «Il voto di oggi ha confermato come fosse difficile operare quotidianamente in Parlamento a causa delle defezioni nella nostra parte politica», ha aggiunto. E si è detto convinto che «una maggioranza probabilmente è sempre esistente se noi ponessimo la fiducia, ma – ha ammesso – non possiamo porre la fiducia su tutti i provvedimenti». «Quindi, ho ritenuto che fosse necessario dare la priorità a queste preoccupazioni per la situazione del Paese – ha spiegato il premier – e allora mi sono recato dal capo dello Stato presentandogli l’urgenza dell’approvazione da parte del Parlamento delle misure che ci sono state chieste dall’Europa».

Detto fra noi suona così. “se il parlamento mi vota (opposizione compresa, ovvio) le riforme, allora sono ancora in sella; per quanto a fatica”. Napolitano, non ci avevi pensato?

*****

Il seguito nella cronaca, con il guitto che non rinuncia a straparlare.

 

«Dopo il varo della legge di stabilità ci saranno le mie dimissioni in modo che il capo dello Stato possa aprire le consultazioni e decidere sul futuro: non spetta a me» decidere, «ma io vedo solo la possibilità di nuove elezioni. Il Parlamento è paralizzato».

 

«Ritengo che sia importante Dare la prcedenza all’approvazione di queste misure» e quindi intendo chiedere «all’opposizione di consentire il varo urgente di queste misure di stabilità» che conterranno «tutte le richieste dell’Europa». Lo afferma Silvio Berlusconi, al Tg5.

 

 

 

Un primo vertice si è tenuto quasi immediatamente tra Berlusconi, Bossi e Tremonti. Al termine secondo i suoi “colonnelli”, ne è uscito con una posizione minimizzante, mostrando comunque di aver accusato il colpo. “È chiaro ed evidente che c’è un problema di numeri, ora serve subito una riflessione per decidere sul da farsi”. Lo avrebbe detto parlando con alcuni parlamentari del Pdl prima di lasciare Montecitorio.

Ma qual’è l’opinione dei mercati? Si può prendere ad esempio quella di Tina Fordham, analista di Citigroup. «Un governo tecnico di unità nazionale è la migliore opzione per l’Italia per attuare le riforme e mantenere la fiducia degli investitori».

Ancora più esplicito Olli Rehn, commissario Ue agli Affari economici Olli Rehn: “Le risposte sulle misure da attuare in Italia ci devono arrivare il prima possibile, con questo governo o con un altro».

Ma i trader non sono contenti per l’esito del voto alla Camera, riporta oggi il Times di Londra nel blog online dedicato alla crisi. «È la peggiore combinazione di eventi», ha detto Marc Chandler, capo delle strategie valutarie a Brown Brothers Harriman: «Berlusconi vince il voto ma non ha la maggioranza. Questo è euro-negativo perchè aumenta l’incertezza a breve». Per David Gilmore, partner di Foreign Exchange Analytics a Essex, Connecticut, «in vista del voto la gente si aspettava un cambiamento nella leadership. A questo punto va bene chiunque purchè non sia Berlusconi. Ma se i requisiti sul debito italiano aumentano si scatenerà di nuovo una corsa alla vendita. È già successo con Portogallo, Grecia e Irlanda e complicherebbe veramente il problema del debito per l’Italia».

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