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Un governo Monti con Berlusconi dentro!

“Il tappo tiene” abbiamo titolato ieri (ringraziando Odradek, che da tempo tiene una rubrica con questo titolo sul suo blog).

E di certo “far fuori Berlusconi” per vie di Palazzo si sta rivelando impresa complicata. Ma se non si vuol far conto sul popolo, com’è nelle corde di una classe politica dedita agli “inciuci” e rispettosa solo degli interessi forti, così va a finire.

L’ultima svolta del Cavaliere è riuscita ancora a sorprendere quanti ragionano in modo ideologico, ossia per “pensieri fissi”. L’uomo, dicevamo, inizia e finisce con se stesso. Il suo unico problema è la sopravvivenza o la prevaricazione, a seconda dei rapporti di forza.

In questo momento il suo obiettivo, la sua necessità, è sopravvivere. E quindi “si fa giunco” per affrontare e sperabilmente superare lo tsunami creato da caduta di credibilità, sfarinamento del proprio blocco sociale, odio di massa e “riforme” impopolari da mettere subito in opera.

Lo fa con un “passo laterale”, non indietro. Lo fa accettando addirittura un “governo tecnico” che era stato immaginato come la soluzione più semplice per eliminarlo. Appoggerà dunque un esecutivo diretto da Mario Monti – uomo della Trilaterale, del Bilderberg, di Goldman Sachs – pur di “rimanere in gioco”. Lui non si fa problema. Il problema è tutto degli “antiberlusconiani liberisti” – da Il Fatto a Repubblica, dal Pd a Di Pietro – che si ritroveranno a sostenere le stesse politiche del Cavaliere (e della Bce) insieme a lui e contro la popolazione. E creando un problema enorme di credibilità proprio al governo che doveva riconquistare la “fiducia dei mercati”.

Cona la Lega che si smarca per rifarsi una verginità e mettersi alla testa di un più radicale populismo di destra. Se avranno siccesso, Berlusconi ricreerà il sodalizio con “i padani”. Bisogna pur sopravvivere, per poi dominare…

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La cronaca della notte, secondo le agenzie. Ma stavolta senza troppi giri di parole.

Scontro nella notte, con scambio di accuse a Palazzo Grazioli tra Pdl e Lega sul governo tecnico. Silvio Berlusconi chiede una decisione in tempi rapidi per definire la posizione del centrodestra sull’ipotesi di un esecutivo a guida Monti. Ma il Carroccio non ci sta e si chiama ancora una volta fuori dai giochi preferendo, come ha aveva detto ieri sera Umberto Bossi, di stare piuttosto all’opposizione per rifarsi una «verginità».

La lite ha coinvolto anche alcuni ex An contrari a questa soluzione rimarcando la volontà di andare subito alle elezioni. Di qui il rischio anche di una spaccatura all’interno del Popolo della libertà. Per il Cavaliere il sostegno a Monti sarebbe ormai ineludibile: avrebbe ribadito la grave situazione economica chiedendo agli alleati di decidere in fretta. Resta il fatto che il vertice di questa notte non è stato risolutivo e il presidente del Consiglio ha alla fine chiesto tempo per riflettere nella consapevolezza che una risposta debba arrivare quanto prima, al massino entro venerdì.

Toni molto accesi e una marcata spaccatura sull’ipotesi di appoggiare un governo tecnico a guida Monti: da una parte la maggioranza del Pdl pronto anche ad entrare in un esecutivo di emergenza nazionale, dall’altra la Lega Nord ed alcuni ex An fermi nel dire ‘no’ a qualsiasi governo che non sia politico.

Dopo cinque ore di riunione a Palazzo Grazioli, si apprende da fonti di governo, la maggioranza di centrodestra non ha trovato ancora una intesa in vista delle dimissioni di Silvio Berlusconi che diverranno effettive questo fine settimana, una volta varata la legge di stabilità. Lo stesso presidente del Consiglio non è assolutamente convinto sul governo tecnico, ma lo considera una scelta ormai “ineludibile”.

I lumbard guidati da Umberto Bossi hanno ribadito che preferiscono andare all’opposizione piuttosto che appoggiare un governo tecnico che dovrà dare vita ad una serie di interventi durissimi per il Paese. Anche gli ex An hanno puntato i piedi con i ministri Altero Matteoli, Ignazio La Russa e Giorgia Meloni. Matteoli sarebbe arrivato a minacciare addirittura una scissione aggiungendo che almeno 30 parlamentari la pensano come lui. Più morbida la posizione del ministro La Russa.

A quel punto però è iniziato un serrato pressing da parte del Pdl che vuole convincere il Carroccio ad entrare nell’esecutivo di emergenza. Ma la Lega non ha mollato. Bossi ha lasciato prima il vertice dando ai suoi il mandato di non recedere dalla posizione. Per i lumbard, infatti, c’è ancora lo spazio ed il tempo per un governo di centrodestra ma deve essere Berlusconi a giocare la carta con Giorgio Napolitano. Certo – si spiega – non ha fatto piacere l’apprezzamento per la nomina di Mario Monti a senatore a vita, vista come propedeutica ad un appoggio indiretto alla sua candidatura come nuovo premier. Alla fine le parti si sono date appuntamento a domani. Berlusconi vuole il tempo per riflettere sulla situazione.

 

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dal Corriere della sera

 

La svolta sofferta del premier
Ora apre al nuovo governo

Il no a chi gli chiede di tenere il punto: ho margini stretti

 

 

Silvio Berlusconi e Gianni Letta (Benvegnù -Guaitoli)
Silvio Berlusconi e Gianni Letta (Benvegnù -Guaitoli)

ROMA – Aveva iniziato la giornata, poco dopo le otto del mattino, difendendo convinzioni in apparenza granitiche, esternate in collegamento tv con Canale 5: nessuna maggioranza diversa da quella attuale, alleanza con la Lega più che solida, elezioni anticipate all’orizzonte, Alfano candidato in pectore del Pdl.
Ma con il passare delle ore, con il crollo ulteriore del valore dei nostri titoli di Stato, con mezzo partito e mezzo governo contrari al voto anticipato, con il rischio di una balcanizzazione del centrodestra sia alla Camera che al Senato, alla fine Silvio Berlusconi ha aperto all’ipotesi di un governo di emergenza, diretto da una figura di spicco come Mario Monti, sostenuto da una maggioranza diversa da quella attuale, esecutivo che potrebbe persino spingere la Lega all’opposizione e mandare in soffitta la lunga stagione dell’alleanza con Umberto Bossi.
Chi lo ha visto ieri, e sono stati in tanti, descrive il Cavaliere rassegnato, spiazzato, in balia delle tante schegge in cui si sta frantumando il Pdl. A chi gli ha chiesto con insistenza di mantenere il punto, e sono stati in tanti, soprattutto fra gli ex An, il capo del governo ha allargato le braccia: «Non posso fare più di tanto, i margini di manovra politica sono molto stretti», è stata la risposta che ha deluso tanti.

La pressione del Colle, come di Gianni Letta, che alla fine potrebbe fare il vicepremier, sono dirette a far accettare quello che a tanti nell’esecutivo, da Fitto a Frattini, appare come necessario e improcrastinabile: cercare di evitare le elezioni e provare a formare un esecutivo che attui a tamburo battente le riforme economiche. Ad un certo punto della mattina la situazione era talmente drammatica che il capo del governo ha offerto le dimissioni immediate a Giorgio Napolitano; un gesto, una disponibilità, «nell’interesse del Paese», che però non ha avuto conseguenze: se c’era da scontare qualcosa i mercati l’hanno già fatto e del resto la legge di stabilità dovrebbe essere approvata prima di domenica, giorno in cui Berlusconi dovrebbe rimettere l’incarico.

Alla fine di una giornata in cui Palazzo Grazioli ospita una mezza dozzina di vertici, accoglie deputati e senatori, ospita consultazioni con esponenti minori e praticamente con quasi tutti i membri del governo, nello staff del presidente del Consiglio resta la sensazione di un premier sottoposto ad una pressione troppo forte – politica, umana, istituzionale, finanziaria (anche le sue aziende sono crollate in Borsa) – per potersi ancora permettere di sostenere le ragioni di un ritorno immediato alle urne.

http://www.corriere.it/politica/11_novembre_10/galluzzo-svolta-sofferta-premier_23c146ac-0b62-11e1-ae33-489d3db24384.shtml&;XE&Category=ATTUALITA&SubCategory=Politica&tax23_RefDocLoc=http://www.corriere.it/politica/11_novembre_10/galluzzo-svolta-sofferta-premier_23c146ac-0b62-11e1-ae33-489d3db24384.shtml&;if_nt_CookieAccept=Y&XE” height=”1″ width=”1″>

Mercoledì sera Angelino Alfano, a Porta a Porta , confermava con diplomazia, e cautela, le aperture di Berlusconi ad un’ipotesi Monti, rimarcando che il Cavaliere «ha apprezzato e valutato positivamente il comunicato del presidente della Repubblica sui tempi della crisi» e ricordando che «proprio Berlusconi è stato il presidente del Consiglio che ha nominato Monti alla Ue ed ha controfirmato oggi la sua nomina a senatore a vita».
Ovviamente Berlusconi è consapevole che una decisione, anche sui tempi di durata del nuovo esecutivo, andrà presa anche nell’interesse del suo partito: è facile prevedere che al momento dell’apertura delle consultazioni saranno riuniti gli organi del Pdl e verrà adottata una posizione ufficiale del Pdl. Sarà fatto di tutto per evitare spaccature interne, compito che ieri sembrava molto difficile, ma sul quale Alfano e Berlusconi avranno ancora almeno tre giorni per lavorare.
Ieri sera molti ministri, dalla Gelmini a Romani, da Matteoli a Brunetta a La Russa, erano ancora allineati sulla posizione del voto anticipato e avanzavano più di un dubbio sulla delega da fornire a un governo a caratura politica «minore». Se il Cavaliere dovesse dire di sì a un esecutivo di emergenza sicuramente nel Pdl ci saranno forti contraccolpi.

Marco Galluzzo

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1 Commento


  • ipanema66

    di fronte alla soluzione finale delle classi dominanti contro i lavoratori ,perchè di questo si tratta, la coscienza di classe che tanto invocavamo anni fa che fine ha fatto? dov’è la risposta di massa a questa esecuzione capitale della borghesia nei confronti ,a questo punto si,della maggioranza dei popoli ferocemente assoggettati da un potere criminale. senza questa i despoti resteranno tranqullamente e montianamente al loro posto .

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