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La Val Susa è “cantiere militare”

Il filo spinato si attorciglia sopra le alti reti. Più in là, è stato costruito un muro a difesa del cantiere della Maddalena. Dietro, i mezzi cingolati salgono e scendono, gli agenti controllano e identificano. La Val di Susa non è una valle come le altre, non è la valle di un paese normale. Ha un fortino militare come neanche in Afghanistan. Ma, nel corso dei mesi – anche quando la raccontavano come un covo di terroristi – la sua popolazione non ha smesso di mobilitarsi contro un’opera mai voluta. È la valle simbolo del 2011, quella dei beni comuni, che ha anticipato la vittoria dei referendum.

Dal primo gennaio, le maglie della militarizzazione del territorio si sono fatte più strette: «Le aree e i siti del comune di Chiomonte, individuati per l’installazione del cantiere della galleria geognostica e per la realizzazione del tunnel di base della linea ferroviaria Torino-Lione, costituiscono aree di interesse strategico nazionale». Lo ha deciso l’articolo 19 della legge di stabilità, approvata il 12 novembre, a poche ore dalla caduta di Berlusconi. Chiunque varcherà la zona-limite, come ha ribadito il questore di Torino Aldo Faraoni, sarà arrestato: rischia un anno di carcere o una multa di 309 euro (articolo 682 del codice penale). Il movimento è convinto che la decisione non cambierà una virgola della strategia di lotta. «La resistenza – ha detto Alberto Perino – proseguirà come prima. Badate bene, l’area strategica riguarda solo il cantiere e non oltre. Non le strade circostanti, né i terreni d’accesso. Faranno di tutto per prenderci la baita. Ripeto, se pensano di costruire un’opera contro il volere della popolazione hanno sbagliato indirizzo. Possono arrestarci tutti».

Il 2011 è stato un anno importante: la baita senza più sigilli, la libera Repubblica della Maddalena, le notti di musica e d’impegno, lo sgombero del 27 giugno con i gas cs, l’assedio e gli scontri di luglio, la discesa a Torino e le grandi marce d’autunno tra i boschi verso le reti e la baita Clarea che i No Tav non hanno abbandonato nemmeno a Capodanno. «Un anno di svolta – racconta Francesco Richetto, comitato di lotta popolare di Bussoleno – che ha segnato, dopo il 2005 di Venaus, un ritorno delle ostilità. Il 2011 è stato il momento di tornare in piazza e ritrovarsi come nel 2010 contro i sondaggi, questa volta di fronte a un governo ancora più determinato. Una partecipazione continua. Proseguirà la pressione sul “non cantiere” e sugli intenti di allargarlo». I No Tav stanno ipotizzando una manifestazione nei primi mesi dell’anno. 

Nelle scorse settimane è stato siglato l’accordo tra Italia e Francia: una nuova società (la terza dopo Alpetunnel e l’erede Ltf) gestirà gli appalti; i lavori per il cunicolo esplorativo della Maddalena partiranno a inizio 2012, quelli della vera galleria un anno dopo. Critica la decisione di rendere l’area sito strategico, il presidente della Comunità montana Sandro Plano, Pd eterodosso: «Un’estremizzazione senza precedenti. Il fatto stesso che la zona sia militarizzata significa che l’opera non ha il consenso della gente, come sostiene invece il commissario Virano. Il decantato Osservatorio non è servito nulla. Si sprecano montagne di soldi e non si recupera il dissesto idrogeologico, non si sistemano le scuole, si chiudono gli ospedali, si tagliano i treni pendolari. Noi amministratori continueremo la nostra battaglia legale. Come nel ricorso contro l’attuale affidamento dei lavori del tunnel geognostico alla stessa ditta scelta ai tempi di Venaus, la Cmc di Ravenna. Allora per un costo di 80 milioni adesso per oltre 100». In disaccordo con l’istituzione del sito strategico, Renzo Pinard (Pdl) sindaco di Chiomonte medita le dimissioni. 

Continua, infine, il polverone sollevato dal deputato Stefano Esposito, Pd, su una gita alla Maddalena di un liceo di Bergamo, autorizzata dal consiglio di Istituto e dal preside. Indignato il parlamentare aveva scritto al ministro Profumo e ieri ha aggiunto di essere disposto a pagare una visita al cantiere dove gli studenti potranno «dialogare con gli agenti che presidiano il sito». Massimo Zucchetti, ordinario al Politecnico di Torino, ha scritto, allora, al ministro, suo ex rettore: «Bene hanno fatto gli insegnanti a rendere edotti non soltanto a parole, ma sul campo, i proprio allievi su una questione di importante attualità, esercitando un diritto/dovere sancito dalla Costituzione».

da “il manifesto”
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Il Pd non perde occasione di mettersi contro il popolo e di schierarsi con la speculazione delle “grandi opere” (ossia delle grandi imprese costruttrici di infrastrutture). Questa dell’on. Esposito merita una segnalazione, e la risposta del prof. Massimo Zucchetti del Politecnico di Torino.

Tav, l’ultima dell’onorevole Esposito: tutti in gita dalla polizia 

di Andrea Paparella

Anno nuovo, Stefano Esposito vecchio. Il deputato Pd ha iniziato il 2012 ritornando su quello che ormai è il suo vero cavallo di battaglia: il sostegno senza se e senza ma al Treno ad Alta Velocità che dovrebbe collegare Torino e Lione. L’onorevole si è infatti nuovamente scagliato contro la pericolosa azione sovversiva messa in atto dal liceo “Federici” di Trescore Balneario, piccolo paese in provincia di Bergamo, reo di aver organizzato una gita scolastica in Valsusa per mostrare da vicino ai propri alunni la situazione. In quell’occasione, appena dopo Natale, Esposito aveva definito l’iniziativa “sconcertante”, in quanto i ragazzi erano stati accolti e guidati da alcune persone appartenenti al movimento No Tav. Evidentemente, però, al parlamentare quella storia è stata più indigesta del cenone di Capodanno, visto che ha ora pensato bene di scrivere una lettera al preside del “Federici”, Elio Manzoni, proponendogli un’offerta generosa: riportare a sue spese gli stessi ragazzi in Valle, per una gita guidata dall’altra parte del filo spinato e delle reti, in modo che possano conoscere anche il pensiero degli agenti di polizia che si occupano di presidiare il cantiere. «Mi ero voluto convincere – si legge nella missiva – della buona fede sua e degli insegnanti protagonisti della visita al cantiere di Chiomonte. Che gli insegnanti ignorassero l’esistenza di un’ordinanza prefettizia né fossero informati sui curricula degli esponenti No Tav che si erano offerti come guida. Ma è evidente che non di incidente si è trattato, bensì di una deliberata iniziativa ideologica di appoggio e sostegno al movimento No Tav. Voglio comunicarle – conclude il deputato – la mia disponibilità ad organizzare, a mie spese, una gita degli insegnanti e degli studenti al cantiere di Chiomonte, dove potranno incontrare e dialogare con gli agenti che presidiano il sito, con gli operai impegnati nei lavori, e con i rappresentanti delle istituzioni». Così, pensando alla reazione stupita del preside e all’ipotesi di vedere dei ragazzini con zainetti e colazione al sacco passeggiare tra le forze dell’ordine e i blindati, non ci resta che essere d’accordo con l’onorevole Esposito: sarebbe opportuno non strumentalizzare dei giovani studenti per mettere in atto delle “deliberate iniziative ideologiche di appoggio” a nessuna questione.

da http://www.nuovasocieta.it/torino/item/31055-tav-lultima-dellonorevole-esposito-tutti-in-gita-dalla-polizia.html


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Al Ministro Francesco Profumo, sulla libertà di visitare, approfondire, conoscere

 

pubblicata da Massimo Zucchetti il giorno venerdì 30 dicembre 2011 alle ore 22.42

 

Al Ministro Francesco Profumo, sulla libertà di visitare, approfondire, conoscere.

Caro Francesco Profumo,

nello  scriverti continuo a darti del “tu” come quando eri, fino a poco fa, il Rettore del mio Politecnico di Torino.

Ho letto che hai recentemente ricevuto, nella tua qualità di Ministro,  una lettera (pubblicata da “Repubblica” del 27.12.11) da parte del signor Stefano Esposito, lamentantesi del fatto che presso il cantiere protetto da reti e fili spinati dell’Alta Velocità in Valsusa siano avvenute visite guidate da parte di giovani e scolaresche, desiderosi di approfondire un argomento importante e di vedere di persona, come appare lodevole e naturale, un luogo che tanta attenzione ha destato nei media degli scorsi mesi, e simbolo di una questione (TAV-NOTAV) che si protrae da ormai 22 anni.

Una breve indagine mi consente di confermarti che l’autore, pur sconosciuto ai più, è effettivamente un deputato dell’attuale parlamento, eletto grazie alla attuale legge elettorale nelle fila del Partito Democratico in Piemonte.

Credo che l’allarme contenuto nella lettera possa venire liquidato in poche righe, citando come ci vengono in mente alcuni articoli della nostra Costituzione.

  • Articolo 9: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
  • Articolo 16: Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche.
  • Articolo 21: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

Confrontando il testo, come sempre alto, di questi articoli scritti dai nostri padri fondatori, con  il testo davvero basso e deprimente della missiva sopracitata, possiamo senz’altro definire quest’ultima, in una sola parola, pleonastica. Bene hanno fatto gli insegnanti a rendere edotti non soltanto a parole, ma sul campo, i proprio allievi su una questione di importante attualità, esercitando un diritto/dovere sancito dalla Costituzione.

A margine, credo non sarebbe male proporre, per i nuovi arrivati in Parlamento, un kit gratuito di adeguamento culturale al ruolo che vengono chiamati a ricoprire, contenente anche una copia della Costituzione Italiana.

Ricordo quando ti comunicai, caro Francesco, nella tua qualità di mio Rettore, nello scorso giugno, che avrei tenuto “fuori sede”, ed in particolare nella zona della Maddalena-Giaglione, ora occupata dal cantiere-fortino, una esercitazione del mio corso di “Protezione dalle Radiazioni”:  salimmo con gli studenti al presidio e parlammo di uranio, visitando anche la miniera uranifera di Giaglione, situata a poca distanza da dove si progetta l’esecuzione del “Tunnel esplorativo” dell’alta velocità: verificammo “sul campo” la presenza di campi di radiazione superiori fino a cinque volte il fondo naturale, traendone utili conclusioni. L’esperienza, per gli studenti, e per i valsusini che assistettero alla lezione, fu senz’altro positiva e interessante.

Concludo citando – a proposito di reti e fili spinati – un altro esempio di caso che probabilmente potrebbe aver destato nel povero on. Esposito una sicura preoccupazione: le tantissime visite guidate che le scolaresche di ogni ordine e grado compiono da decenni ai campi di concentramento nazisti, quali Auschwitz, Dachau, Mauthausen e tutti gli altri. Qui vennero compiute atrocità verso l’umanità infinitamente peggiori che non il ferimento lieve di agenti delle forze dell’ordine, nonché di manifestanti colpiti da razzi e  inondati da gas lacrimogeno (che curiosamente l’on. Esposito dimentica di citare), di feriti da reciproche sassaiole. Eppure, pur nell’orrore provato durante la visita ai campi, ho verificato a suo tempo di persona il grande insegnamento pratico e l’impressione che possono destare muri, reti e fili spinati che limitino la libertà, e come essi riescano più di mille parole a far capire ai giovani – in quel caso particolare – che il cancro del nazismo, del razzismo, della negazione della libertà, del disprezzo dell’uomo verso l’uomo, siano un male da combattere e da estirpare, sia dal nostro passato che dal nostro presente.

Con gli amici della Valle Susa, con tutti i docenti e insegnanti interessati, auspico verranno in futuro sempre più organizzate visite da parte di scolaresche e di giovani. Saranno ovviamente benvenuti  esponenti favorevoli all’Alta Velocità che riescano a spiegare, a distanza di oltre sessant’anni da Fossoli e dalla Risiera di San Sabba, la imprescindibile necessità del ritorno di reti, muri e filo spinato sul nostro territorio. Credo che nessuno, se si sente nel giusto, debba  avere paura della verità e dell’informazione.

Massimo Zucchetti, professore ordinario del Politecnico di Torino


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