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Liberalizzazioni. Il governo spara nel mucchio

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Il governo spara nel mucchio

Galapagos
È un pacchetto impressionante di liberalizzazioni quelle che si appresta a varare il governo. Più che di liberalizzazioni, però, è meglio parlare di deregulation senza precedenti. In alcuni casi opportune visto che colpiscono le incrostazioni delle corporazioni, ma che sembrano non seguire una logica precisa, un disegno organico allo svilupppo di una società civile. Insomma, siamo di fronte a un affastellamento di proposte che, forse, raccoglieranno consensi, ma non nelle categorie colpite. E non serviranno a dare un minimo di reddito ai poveracci che non sanno dove sbattere la testa, impoverendo, al tempo stesso, altri persone. La logica se c’è, sembra quella della precarizzazione estrema, senza più certezze.
Nel testo che quasi sicuramente sarà analizzato preliminarmente oggi dal consiglio dei ministri, c’è veramente di tutto e le reazioni delle categorie colpite non si sono fatte attendere. I più infuriati sono i tassisti. Con una premessa: sarà creata una nuova Autority che vigilerà e deciderà su tutto il settore dei trasporti. E le licenze dei taxi rientrano nei poteri che avrà questa nuova Autorità. Risultato: potranno essere concesse nuove licenze, sopratutto nelle aree metropolitane. E questo non piace agli attuali tassisti (soprattutto romani e napoletani) che hanno deciso una serrata nazionale per il 23 gennaio.
Altra categoria professionale a assere colpita è quella dei notai, una vera casta ai vertici delle denunce annuali dei redditi. È previsto un aumento del loro numero: 500 in più nei prossimi due anni. Ovvero mille notai in più. Ma c’è dell’altro: viene cancellata la norma secondo la quale «gli onorari, i diritti accessori e le spese dovute in rimborso…. sono determinate dalle tariffe annesse alla presente legge». E questo dovrebbe introdurre un po’ di concorrenza tra i notai e – si spera – far risparmiare qualche cosa a chi ad esempio acquista una casa.
Ma ce n’è anche per i commercianti che oltre a «godere» della liberalizzazione degli orari (anche 24 ore al giorno di apertura) saranno liberi di praticare saldi senza vincoli di sconto e durata in qualsiasi periodo dell’anno e senza preavviso al loro comune. C’è da dire che la proposta sembra sia stata ben accolta dalla categoria, contraria (almeno i piccoli) all’apertura no-stop.
C’è poi il capitolo dell’abolizione definitiva delle tariffe professionali. Stiamo parlando soprattuto di avvocati, architetti, ingegneri e commecialisti che le usavano ancora, almeno come riferimento, visto che erano state eliminate dalla «lenzuolata» approvata alcuni anni fa da Bersani. All’articolo sette del decreto (perché non ci sono dubbi che Monti presenterà al parlamento un decreto con applicazione immediata) è scritto che «sono abrogate le tariffe professionali, sia minime che massime, comprese quelle dei notai», come accennato sopra. E ancora: i professionisti «concordano in forma scritta con il cliente il preventivo per la prestazione richesta». Con un di più: i professionisti dovranno anche indicare nel preventivo l’assicurazione che rimborserà gli eventuali errori professionali che provocano danni al cliente.
Per l’accesso alle professioni è stato deciso che il praticantato si potrà svolgere nell’ultimo biennio di studi universitari. Da questa norma sono esclusi i medici. Altra forma di deregulation prevista è quella che abolisce le «autorizzazioni, licenze. nulla osta» per l’avvio di una attività economica.
Ce n’è anche per i farmacisti: nella bozza è previsto l’aumento del numero dei farmacie. Non più – come ora – una ogni 4 mila abitanti, ma una ogni 3 mila. I farmacisti questo aumento lo sopporterebbero, ma sono contrari a far vendere i farmaci di fascia «C» alle parafarmacie, compresi i corner farmaceutici nella grande distribuzione che attualmente per i prodotti da banco pratica sconti superiori al 20% sul prezzo dei farmaci acquistabili in farmacia.
La scure di Monti si sta per abbattere anche sulle poste con la previsione di una liberalizzazione totale dei servizi postali. La cosa potrebbe non dispiacere alle Poste spa per le quali lo smistamento della corrispondenza è più che altro un fastidio (due giorni a settimana la corrispondenza non viene consegnata, giornali compresi e le e-mail hanno soppiantato lettere e cartoline), visto che i guadagni veri arrivano dai servizi Bancoposta che hanno ne hanno fatto la prima banca italiana. L’impressione è che la iena liberalizzazione possa portare a una intensificazione dello sfruttamento dei lavoratori, ma anche a un maggior costo dei servizi di posta ordinaria, raccomandate e assicurate.
Infine il decreto si occupa anche di benzinai, spiagge (concessione massima per 4 anni, contro i 99 anni previsti da Tremonti) rete ferroviaria (che sarà sfilata alle ferrovie) autostrade e anche la class action. «La liberalizzazione non è una priorità per il paese», secondo il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, in riferimento alle proteste dei tassisti napoletani: «I tassisti napoletani – aggiunge il primo cittadino – stanno contribuendo alla ripresa di questa città con i grandi progetti di mobilità che stiamo facendo». Anche a Milano ieri è scattata la protesta dei tassisti contro il decreto del governo. Ieri intanto l’Autorità di garanzia sugli scioperi ha definito «illegittimo» il blocco totale del servizio dei taxi.

 

da “il manifesto”

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