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Cassa integrazione al top. E Fornero vorrebe toglierla

 

 
Ci vuole la mano pubblica

Galapagos

Dopo quattro mesi di tregua – un inno alla speranza – in febbraio le richieste di ore di cassa integrazione sono riesplose: 82 milioni, il 49,1% più di gennaio con un aumento del 16,1% rispetto allo stesso mese del 2011. Parte di queste ore richieste, si spera, non saranno utilizzate. Ma il segnale è lo stesso drammatico: le imprese mettono le mani avanti, hanno paura del prossimo futuro e per questo chiedono ore da utilizzare per affrontare una fase che preannuncia una nuova recessione che non si sa quando terminerà.
Gli organismi internazionali manifestano fiducia: la ripresa – dicono – è attesa fra pochi mesi a partire dal terzo trimestre. Ma non spiegano perché l’economia globale dovrebbe ricominciare a correre visto che sta rallentando perfino in Cina, Brasile e India. In Europa la crisi fiscale degli stati sta provocando recessione (perfino nei felici Paesi bassi) come conseguenza delle manovre correttive imposte a quasi tutti gli stati dalla Ue e dalla Bce. Il risultato è che – a partire dalla ricca Germania – il Pil ha smesso di crescere e la domanda globale sta cadendo mettendo nei guai stati che di guai ne hanno già tanti. Tra i paesi ricchi e industrializzati solo gli Usa sembrano usciti dall’inferno grazie a una politica economica e monetaria espansiva messa in atto senza l’incubo dell’inflazione.
Gli Usa per l’Europa sono importanti, ma il Vecchio continente deve trovare al suo interno il propellente per far ripartire l’economia altrimenti la crisi si trascinerà per anni e anni. E forse decenni. Allora è chiaro che serve una svolta. Camusso ha lanciato una proposta apparentemente ragionevole: una imposta patrimoniale per finanziare la Cassa integrazione e più in generale gli ammortizzatori sociali. Purtroppo è una proposta conservativa che mira unicamente a dare un reddito – peraltro infimo – a chi rischia di perdere il lavoro. Il problema è un altro: serve creare nuovo lavoro. Ieri Landini nella conferenza stampa di presentazione della manifestazione nazionale della Fiom di venerdì a Roma lo ha detto chiaramente. Ma la sua voce rimane inascoltata.
I privati in questa fase – come dopo la crisi esplosa nel 1929 – il lavoro non sono in grado di crearlo: non hanno capitali, hanno poche idee e ancora meno innovazione. Questo significa che deve essere la mano pubblica a sostituirsi a loro. Con l’innovazione, ma anche investendo nel sociale con un modello di sviluppo diverso fatto di meno merci e più servizi. Rilanciando l’edilizia di recupero, non sottraendo territori per costruire nuove case visto che sono centinaia di migliaia quelle nuove e sfitte perché chi non ha casa non ha neppure reddito per acquistarla. In questa ottica una imposta patrimoniale è utile, ma sono se finalizzata a creare nuovo lavoro sostitutivo di quello che viene distrutto. Ma non basta: assieme alla patrimoniale sarebbe utile mobilitare parte dell’inutile reliquia, cioè le riserve di oro. Anche non vendendole, ma mettendole in garanzia di un prestito obbligazionario finalizzato a far ripartire lo sviluppo.
 

La crisi gonfia la Cassa: a febbraio Cig +49,1%
Roberto Tesi
La crisi morde l’economia (non solo italiana, come ha confermato ieri Eurostat) e le imprese cercano di ridimensionare la capacità produttiva. Questo significa che la crisi si abbatte pesantemente sul lavoro e sui lavoratori. E così, dopo alcuni mesi di pausa, ieri l’Inps ha comunicato che in febbraio la Cassa integrazione guadagni ha ripreso a correre. I dati sono spietati: nel mese le aziende italiane hanno chiesto l’autorizzazione per 82 milioni di ore di Cig con un aumento del 49,1% rispetto ai 55 milioni di gennaio (dato più basso dall’agosto 2009) e del 16,8% rispetto a febbraio 2011.
A volare è stata soprattutto la cassa in deroga con un incremento del 134% su gennaio. «Il dato di febbraio 2012 – scrive in una nota l’Inps – fa registrare una inversione di tendenza rispetto all’ultimo quadrimestre, in cui il numero di ore autorizzate è costantemente diminuito, sia in termini assoluti, sia in confronto agli stessi mesi dell’anno precedente». Di più: la crescita delle ore richieste di Cig è stata accompagnata anche da un aumento delle domande di disoccupazione: a gennaio sono state 126.569, con un incremento del 13,48% rispetto al gennaio 2011, quando le domande erano state 111.536.
Complessivamente nei primi due mesi dell’anno sono state autorizzate alle aziende 136,9 milioni di ore di cassa integrazione a fronte dei 130,2 milioni del 2011 (+5,1%). Nel dettaglio, gli interventi ordinari (Cigo) a febbraio sono aumentati del 23,9% rispetto a gennaio (da 20,3 a 25,1 milioni di ore) e del 31,4% rispetto a febbraio 2011 (erano state autorizzati 19,1 milioni di ore). La cassa integrazione ordinaria chiesta dalle imprese industriali è aumentata del 56% rispetto ad un anno fa, mentre quella relativa al settore edile registra una diminuzione tendenziale del 21,5%.
Gli interventi straordinari (Cigs) ammontano a 25,8 milioni di ore con un aumento del 20,4% rispetto a gennaio e una diminuzione rispetto al febbraio 2011 del 10,9% . La variazione negativa su base tendenziale è da attribuire al settore industriale, che registra un caduta del 19,1% rispetto alle ore autorizzate a febbraio 2011. Volano invece gli interventi in deroga (Cigd): a febbraio le ore autorizzate per questo tipo di ammortizzatore sono state 31,1 milioni a fronte di 22,1 milioni di febbraio 2011 (+40,4%) e dei 13,3 milioni di gennaio 2012 (+133%).
Secondo Fulvio Fammoni, segretario confederale Cgil, «il sistema produttivo è bloccato, non c’è crescita e sviluppo, e il lavoro ne paga direttamente le conseguenze. I dati sulla Cig sono lo specchio della pervasività e della profondità della crisi: senza la tenuta del sistema di cassa i disoccupati sarebbero adesso circa 3 milioni». Per Giorgio Santini, segretario generale aggiunto della Cisl «la pesante impennata della Cig» dimostra che «serve certezza di risorse per gli ammortizzatori». Per Santini, «in presenza di un mercato del lavoro che mostra i segni della recessione è necessario intervenire con forza a favore dell’occupazione, chiudendo in maniera positiva la trattativa tra governo e parti sociali».
 

da “il manifesto”

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