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Scontro tra totani: Moretti vs Bertinotti

Un regista molto autocentrato si schiera nel nuovo panorama politico in modo inequivocabile.

Con Mario Monti almeno «siamo rappresentati degnamente», ma ancora non è la fine di Berlusconi: «ancora non si può dare per scontato che non si ripresenti». Lo dice il regista e attore Nanni Moretti in un’intervista a Repubblica, sottolineando che per il Cavaliere non c’è stata la fine del suo ‘Caimano’. In quel film, spiega Moretti, «non sono stato un veggente, ho solo guardato con attenzione e spesso sgomento a quello che succedeva in Italia» e nell’epilogo «non immaginavo la sua uscita di scena dalla politica», precisa riferendosi all’ex premier, ma «gli effetti di una sua condanna», condanna che «non c’è stata». E poi aggiunge: «però ci sono state prescrizioni, ci sono processi in corso», ma questo «è stato sempre dimenticato da tutti, come se nulla fosse successo». Secondo il regista romano, la spiegazione sta nella mancanza, «da circa vent’anni a questa parte», di «una vera opinione pubblica». Della vittoria dell’Ulivo nel ’96 resta «una sensazione di rabbia», prosegue Nanni Moretti, «per un governo che era popolare nel Paese e che invece fu costretto a dimettersi perchè da sinistra gli tolsero i voti. Bertinotti in nome dei lavoratori che diceva di rappresentare tolse la fiducia a Prodi e, secondo me, di fatto fece perdere 10 anni a questo Paese»

Nel mondo delle agenzie la risposta è sempre facile e immediata.
«Qualche generoso cronista dovrebbe informare il molto saccente Nanni Moretti che la rottura tra Rifondazione comunista e il governo Prodi è del 1998 e che dopo tale rottura, e prima del ritorno di Berlusconi, vennero i governi di Massimo D’Alema e di Giuliano Amato e che poi, dopo il governo Berlusconi, nel 2006 tornò di nuovo a vincere la coalizione guidata da Romano Prodi». Lo dice Fausto Bertinotti, replicando ad alcuni passaggi dell’intervista del regista del ‘Caimano’ a ‘Repubblica’. «Dopo quella lontana rottura il Prc, ed io con esso, ha fatto un gran cammino che gli ha consentito di vivere l’esperienza del movimento altermondialistada Porto Allegre a Genova e oltre – prosegue l’ex presidente della Camera -. Per parte mia è un’esperienza che rivendico: non a tutti è dato di essere autonomi dal potere. Per scelta volontaria ho lasciato il ruolo di direzione politica nel 2008, nel frattempo, da quella rottura era passata una intera storia. Anche chi è eccessivamente affezionato alle sue opinioni potrebbe vedere che non esiste alcun rapporto di causa ed effetto tra i due fatti».

Difficile schierarsi, vero?
Il regista è l’espressione iconica di una ex “sinistra d’ordine”, legalitaria, senz’altro “valore” che non il “rispetto delle regole”, a tavola come quando si porta a spasso il cane. Peccato che la vita sociale reale non sia esattamente un pranzo di gala, tra persone che condividono interessi, educazione, obiettivi.Pronta ad accettare un monarca temporaneo facente funzioni di un ordine finanziario che decide altrove, senza “condizionamenti popolari”, come si compiace di ricordare.
L’ex politico – visto da sinistra – ha combinato decisamente più danni di quanti non ne possa rimproverare il regista da destra. E la sua risposta “cronachistica” è così debole che non potrebbe difenderlo nemmeno un suo fan sfegatato. Cosa che come tutti sanno noi non siamo.
E allora, match pari? Solo da un punto di vista: se fosse possibile evitare di sentirli pronti ad ammannire lezioncine, saremmo tutti più in pace con la vita…

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1 Commento


  • Aldo

    Il partito di dio (Pd) è ridotto ormai all’osso. Ecco perchè nella mini sezione puffa di Cologno M.se è stato affisso l’avviso : vietato l’ingresso ai cani. E’ chiaro che se un cane entrasse e rosicchiassa l’unico osso rimasto,le cose per i compagni di merende si metterebbero davvero male.

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