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OccupyPiazzaffari. Ma i giornali ci vedono?

 

 

Vediamo dunque come hanno dato conto della manifestazione di ieri. “Il manifesto” ci dedica la copertina e un buon articolo in seconda pagina.

 

Oltre 20mila persone sfilano nel cuore finanziario della città contro il governo Monti. Precari, No Tav, studenti e lavoratori, in coda i partiti della sinistra extraparlamentare. Manca solo Sel

Sabato rosso a Piazza Affari
 

L’opposizione sociale ai diktat dei mercati riparte dal lavoro e punta allo sciopero generale

Giorgio Salvetti

MILANO
Ripartiti. Ieri a Milano l’opposizione sociale contro la prepotenza dei mercati e contro il governo Monti che li rappresenta ha finalmente battuto un colpo. Oltre 20mila persone hanno raccolto l’appello lanciato dal Comitato No Debito. Hanno occupato Piazza Affari dopo un lungo corteo che ha invaso pacificamente le strade del centro e che è partito poco lontano dalla Bocconi, l’università tanto cara al presidente del consiglio.
Occupyamo Piazza Affari è stato un successo che è andato al di là delle più rosee previsioni. I numeri per una manifestazione nazionale come si deve ancora non ci sono, ma quello di ieri è stato un buon momento di rilancio e di ricostruzione. Non era facile infatti rianimare il variegato fronte che si era incontrato a Roma il 15 ottobre per poi finire in mille pezzi dopo gli scontri in piazza San Giovanni. Da quel giorno molte cose sono successe. E solo una in meglio: non c’è più Berlusconi. Tutto il resto invece va sempre peggio. La crisi è sempre più spietata e il governo la scarica sui più poveri. Il parlamento è ridotto a un organo consultivo, l’opposizione non esiste, se non fuori dai palazzi. Eppure mentre la Grecia affonda e la Spagna viene bloccata da un grande sciopero generale, in Italia fino a ieri tutto sembrava tacere. La rassegnazione al volere dei mercati e della Bce sembrava invincibile. Nulla si era ancora mosso davvero nel paese, neanche davanti alla controriforma del lavoro del ministro Elsa Fornero.
«Sciopero generale. Sciopero generale». Il corteo si presenta gridando questo slogan davanti al dito medio che guarda la Borsa. Piazza Affari è più che occupata. È stracolma. Il corteo straripa in piazza Cordusio e la riempie. Il quadrilatero finanziario di Milano, e quindi di tutto il paese, per qualche ora è in mano ai cittadini che lo contestano. E’ stata una manifestazione tanto radicale quanto composta e ironica. Uniche trasgressioni della giornata un muretto di pochi mattoni costruito davanti alla Banca Nazionale del Lavoro e qualche vetrina di banca imprattata. Un flash mob davanti a Unicredit e due striscioni appesi sulle impalcature di due cantieri: «Siamo il 99% e siamo in credito» e «Voi il debito, noi la rivolta». I cronisti assetati del proverbiale «attimino di tensione» si devono accontentare di un animato scambio di parole tra un gruppo di No Tav e alcuni agenti in borghese che si sono mischiati tra la folla.
«Il nostro modello tedesco» sotto l’icona di Marx è lo striscione più gettonato. Ma questa non è un corteo né monolitico né vetero. Le canzoni di Ivan della Mea si mischiano ai reggaetton. Sul camion dell’Usb – circa un terzo del corteo – che apre il lungo spezzone dei sindacati di base ballano break dance parrucche colorate con la faccia di Monti, Merkel e Sarkozy. L’enorme piovra della finanza mondiale manovra i politici europei e italiani che penzolano dai suoi lunghi tentacoli viola come pupazzi. Davanti a tutti i No Tav. La Ri-Generazione precaria riunisce generazioni e lavoratori di tutti i tipi. San Precario ha fatto molti miracoli a Milano per tenere tutti insieme d’amore e d’accordo. Lo striscione disegnato su uno dei camion del movimento milanese prende in giro «Fornelia De Monti e le manovre ingenerose». Poi ci sono i comitati a difesa dei territori, No Expo su tutti. Un ragazzo e una ragazza trascinano un lenzuolo che chiede al governo «Ma chi vi ha eletto?». Corrono lungo il corteo e chiedono a tutti: «Ma tu hai eletto Monti?». Molti vengono da fuori Milano. La Cub di Carbonia, i lavoratori della Fiat di Cassino. Delegazioni arrivate per varie organizzazioni da Veneto, Liguria, Toscana. I temi sono molti ma il filo rosso che tiene tutti insieme è il lavoro. Ci sono i lavoratori dell’Esselunga, quelli della Wagon Lits che da mesi occupano la torre in Stazione Centrale, ma anche quelli della Scala. I partiti sono in coda. Sfila tutta la sinistra extraparlamentare – Prc, Sinistra Critica, Pcdl – ma non si vede neppure una bandierina di Sel. Un’occasione persa per il partito di Vendola.
Gli spezzoni sono numerosi e molto compatti anche se non sempre affollati. Segno di un corteo per molti versi militante che però ha raggiunto l’obiettivo senza perdersi in azioni scomposte o dividersi in mille tronconi che si muovono per conto proprio. Era il massimo che si poteva ottenere per una manifestazione nata a Roma e traghettata a Milano. Ma è anche il segno che i numeri per un prossimo appuntamento nazionale possono e devono crescere e allargarsi a settori della società anche meno politicizzati ma sempre più sofferenti. La rabbia nel paese è tanta, la luna di miele con il governo dei tecnici è ormai al tramonto e lo sciopero generale è una necessità sempre più pressante.
MilanoOltre 20mila persone sfilano nel cuore finanziario della città contro il governo Monti. Precari, No Tav, studenti e lavoratori, in coda i partiti della sinistra extraparlamentare. Manca solo Sel.

 

Allarmi fasulli e giornali «complici»

Manifestare diventa un’impresa. La manifestazione di Milano è stata ostacolata in molti modi e da diversi poteri; convergenti, però. Due pullman che saliti da Napoli sono stati fermati al casello; tutti sono stati perquisiti ad uno ad uno, zainetti e vestiti compresi, la polizia ha fotografato i documenti, per una «schedatura veloce». Fin qui siamo quasi nell’ovvio, ancorché per niente democratico. Ma lo spazio sui media è ormai pochissimo, a meno di non essere un «soggetto ammesso in società». Vale per i movimenti, ma anche per i partiti «scomodi», ancorché per nulla «rivoluzionari» (Idv e Sel, per esempio). E la cosa comincia a diventare imbarazzante per chi poi va in giro a criticare la «scarsa democraticità» di altri regimi. Gli organizzatori della manifestazione di Milano criticano soprattutto i media considerati «di sinistra», ovvero rientranti nella sfera d’influenza culturale del Pd. «Il tg3 non ne ha parlato proprio; su Repubblica solo all’ultim’ora». L’edizione locale del giornale di Scalfari è sotto schiaffo per aver pubblicato ieri un articolo che evocava il pericolo di black bloc, nonché un’assurda mescolanza con l’estrema destra di Storace. Complimenti per il tono british…

IlSole24Ore è drastico: la manifestazione non c’è mai stata e non compare neppure una riga, nemmeno sul sito.

Per Repubblica –  che si era distinta come macchina di criminalizzazione il giorno prima – è sufficiente un pezzo di “cronaca”, in cui si invita a tirare un sospiro di sollievo perché “non ci sono stati incidenti”, anche – per tranquillizzare – ricorda che comunque la città era “blindata”. A certi democratici i carri armati piacciono proprio, non c’è che dire…

‘Occupyamo Piazza Affari’ il corteo nella città blindata

Il governo Monti e il presidente Napolitano nel mirino della manifestazione che a Milano mette insieme sinistra extraparlamentare, sindacati di base, una parte della Cgil e No Tav

Poche migliaia, secondo le forze dell’ordine. Venticinquemila secondo gli organizzatori. E una Milano che si è blindata fra negozi chiusi, poliziotti antisommossa e due elicotteri in volo sulle vie del centro per accoglierli: si tratta dei manifestanti che hanno preso parte al corteo ‘Occupyamo Piazza Affari’ partito intorno alle 15 da piazza Medaglie d’Oro. Piazza Affari è stata controllata da polizia e reparti antisommossa, ma la manifestazione, salvo un po’ di tensione e il danneggiamento delle vetrine di una banca, è andata avanti senza grandi problemi.

Molti gli slogan contro ‘il governo Monti-Napolitano’. Tante le bandiere dei sindacati di base, dei partiti extraparlamentari e dei movimenti No Tav. E proprio quando il corteo stava finendo di arrivare davanti a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa, in una piazza completamente gremita, un gruppo di giovani ha messo a segno l’ennesimo blitz contro le banche. Questa volta gli antagonisti milanesi hanno rovesciato davanti all’ingresso dell’Unicredit in piazza Cordusio alcuni sacchetti di macerie e detriti e hanno tracciato la scritta ‘Monti boia’ sulla vetrina, dove hanno attaccato anche una maxibanconota con il volto di Mario Draghi e la cifra del debito pubblico italiano. Ci sono stati attimi di tensione quando un cordone di carabinieri in assetto antisommossa si è schierato davanti alla banca, poi la situazione è tornata alla normalità.

 

Stesso tono per l’ultraMontiano Corriere della sera, che riusciva in mattinata a titolare sul numero di poliziotti ed elicotteri. Come dire: parliamo delle cose più importanti: “noi” (loro) siamo protetti, mica cazzi…. Poi, siccome nulla di poliziesco era successo, silenzio.

 

Corteo antagonista, mille agenti e due elicotteri

Alle 14 il raduno. Partecipa sia l’estrema sinistra che l’estrema destra. «Il centro rischia di essere paralizzato». Previsti 10 mila manifestanti da tutta Italia per «Occupyamo la Borsa»

Mille tra poliziotti e carabinieri, due elicotteri che riprenderanno ogni dettaglio della manifestazione. Milano si prepara a vivere una giornata che, dalle avvisaglie, si preannuncia più che calda.
Tre manifestazioni: per due (Liberalasedia, il sit-in di protesta per «invitare» il presidente Formigoni a dare le dimissioni e il raduno davanti Palazzo Marino di esponenti e manifestanti del centrodestra per «l’anomala» vendita del 29 per cento della Sea) non ci sono motivi di preoccupazione. Per la terza invece – Occupy piazza Affari – il timore (per non dire paura di scontri e devastazioni) tra i responsabili dell’ordine pubblico è altissimo. Vediamo perché. «Occupy piazza Affari» è un movimento che sta raccogliendo consensi trasversali. Un paradosso ben espresso in un comunicato della Destra per Milano: «Camerati e compagni fianco a fianco nella dura opposizione al governo Monti». Ma gli investigatori di Digos e Nucleo Informativo dei carabinieri hanno altre certezze. La prima: che in Grecia e, negli ultimi giorni, in Spagna, questo tipo di manifestazione ha portato a scontri durissimi tra antagonisti e forze dell’ordine. A Roma, il 15 ottobre scorso, non c’è scappato il morto solo per miracolo.

Sabato al corteo di Milano è prevista la presenza di almeno 10 mila manifestanti. Arriveranno da tutta Italia, da Torino, Padova, Venezia, Roma, solo per citare alcune città. Ci saranno gli iscritti ai Cub ma anche una miriade di giovani che si riconoscono nei «No Tav», nei centri sociali (I Corsari, Bottiglieria Okkupata), nelle frange più estreme di molti gruppetti. «Cinquecento persone più o meno che ci impensieriscono» dicono contrariati dalla questura.
In queste manifestazioni – che via Fatebenefratelli pianifica nei minimi dettagli con delle ordinanze ferree – ci può essere sempre qualcosa che sfugge. Il corteo – che mischia la protesta contro le scelte del governo Monti con la difesa dell’articolo 18 e il «no» alla Tav – si snoderà dalle 14 partendo da piazza Medaglie d’Oro per terminare in piazza Affari. I punti critici? Moltissimi. Via Torino, per fare un esempio, il centro più in generale dove c’è una grande concentrazione di obiettivi «sensibili» come le banche. E ancora: piazza del Duomo dove il corteo vorrebbe fare piccoli comizi. Previsto traffico in tilt in tutta la zona del centro.

Alberto Berticelli

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Il 30 marzo la pagina online del mensile di Enmergency se ne usciva così. A oggi – a manifestazione svolta e quindi con tutte le verifiche del caso – il titolo e l’articolo sono ancora lì. La fonte di questa baggianata è l’articolo di un tale Da Rold sul sito milanese l’Inkiesta. Una minimo di verifica delle notizie e dei fatti è il minimo sindacale che andrebbe richiesto al giornale di Emergency.

Italia, Occupyamo Piazza Affari con la destra radicale

30 marzo 2012

Occupyamo Piazza Affari…con la destra radicale. Insieme con sindacati, partiti di sinistra e centri sociali, infatti, per la manifestazione di domani è prevista anche una massiccia rappresentanza di movimenti di estrema destra, capeggiata dal ‘barone nero’ Roberto Jonghi Lavarini.

Tra le sigle che hanno annunciato la loro presenza: Destra per Milano, Destra Sociale, Progetto Nazionale, Unione Patriottica, Ugl, La Destra e Fiamma Tricolore. “Rossi” e “neri” insieme in corteo fianco a fianco contro la finanza internazionale? Oppure giornata di violenti scontri?

link dell’articolo: http://www.eilmensile.it/2012/03/30/italia-occupyamo-piazza-affari-con-la-destra-radicale/

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La Stampa di Torino, sul suo sito, dà la cifra più alta sui partecipanti e dedica un vido di conferma.

Trentamila persone hanno occupato piazza Affari a Milano per protestare contro il governo Monti. Sulla scia del movimento Occupy Wall Street i manifestanti hanno chiesto la tutela del diritto al lavoro e un’ economia più giusta e sostenibile.

Il video: http://multimedia.lastampa.it/multimedia/in-italia/lstp/131318/cat/33/?tx_ttnews[pointer]=1&cHash=27053afcd04ed0ef9b5def13ca960d21

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1 Commento


  • cinzia serra

    certo… l’informazione in Italia è quello che è… al servizio dei poteri forti. è una storia vecchia che fa ben ridere quando si avanzano pretese di difesa dell’art.21 da certi lidi. mi riferisco anche a Il Manifesto, un tempo giornale della sinistra resistente. I compagni e le compagne una volta potevano pubblicare ed informarsi di quel che accadeva nel movimento, oggi si ritrovano con le porte sbattute in faccia. Chi parla delle occupazione delle case, degli sgomberi, delle repressioni selvagge. Voi, e chi altro? tutti a lamentarsi del calo di vendite e pronti a nascondersi dietro Internet. Vero in parte. C’è anche una responsabilità politica: è precipitato lo spessore. Anche i giornali tradizionalmente comunisti (non tutti, beninteso) guardano benevoli all’America di Obama e al liberismo di Vendola. Banderuole al vento, hanno perso di credibilità. Al non coraggio delle proprie idee, al pensiero strumentale (peculiarità italiana), al fare giornalismo padronale è seguita la disaffezione dei compagni e una coscienza sempre più blanda. cinzia

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