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Il governo cerca la mediazione. A destra

Corrado Passera, responsabile dello sviluppo economico (mentre siamo in piena recessione e lo stesso governo è costretto a rivedere al ribasso le stime per il 2012), è stato mandato a metterci la faccia in quesro fine settimana.

“E’ il momento più difficile, la crisi morde e si sente nella vita della gente. Quindi è sempre più importante mantenere la barra al centro e continuare sulla strada delle riforme”. Lo sguardo è esplicitamente rivolto agli industriali, che da un lato pretendevano l’esclusione anche della parola “reintegro” dallo smantellamento pratico dell’art. 18; dall’altro si sono risentiti per le dichiarazioni del ministro Fornero sugli esodati (“li creano le imprese”, aveva detto).

I campioni ddegli interessi padronali sono così tornati ad essere i berlusconi del Pdl, che alzano le barricate promettendo di cambiare anche quel poco di “manutenzione” sulla “flessibilità in entrata” (piccole o nulle restrizioni all’uso di alcune forme contrattuali precarie). Gli osservatori parlamentari danno quindi per sempre più probabile una serie di emendamenti concordati tra i partiti di maggioranza e che dovrebbero essere definitivamente messi a punto nel vertice con Monti martedì prossimo.

Per il resto regna la menzogna come ultima risorsa. Ad esempio, Passera ha detto “prima l’articolo 18 stabiliva il reintegro o niente. Abbiamo messo il giudice in condizione di poter graduare il meccanismo, con la possibilità anche di poter far pagare degli indennizzi”. Questa “possibilità”, come ha spiegato Monti più volte, va considerata “un caso estremo ed improbabile”. Ma bisogna pur far finta di aver “concesso” qualcosa alla Cgil e al Pd, altrimenti…

 

E infatti è stata una domenica di telefonate di “ricucitura”. La principale è avvenuta tra Monti e Marcegaglia. Ne è discesa la disponibilità di Monti a venire incontro ad alcune richieste di Confindustria sulle riforma del mercato del lavoro – ormai in parte digerite dal Pd – per dare maggiore flessibilità in entrata. La mossa era in parte scontata perché obbligata «non si possono attrarre in Italia imprese straniere, se hai contro quelle di casa…».

Sul Sole24Ore, organo di Confindustria, è stata pubblicata la lettera-appello del direttore generale di Confindustria, Gianpaolo Galli, che pur elencando una serie di rischieste ultimative descrive Monti come «il paladino del vero cambiamento», elogiando il suo «patrimonio di credibilità personale senza precedenti».

Insomma: del presunto “scambio” tra minore “rigidità in uscita” (leggi: cancellazione dell’art. 18) e ”minore flessibilità in entrata” scompare la cosa che meno piaceva alle imprese. La precarietà resta uguale, le garanzie contro i licenziamenti spariscono.

Un vero capolavoro, miss Camusso e mr. Bersani!

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