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Schaeuble: “Un presidente europeo eletto dai popoli”

Wolfgang Schäuble è il politico più gelido e probabilmente intelligente che giri attualmente per il Continente. Non lo conosciamo di persona. Il nostro giudizio molto sintetico si fonda solo su una cosa: per primo, da una posizione di assoluto predominio come quella di ministro delle finanze tedesco, ha nominato il problema indicibile nelle cancellerie d’ Europa: la politica economia non èuò essere imposta dall’alto, come da un’astronave aliena, occorre che ci sia una legittimazione popolare per istituzioni che devono assumersi la responsabilità pubblica di certe decisioni.

Badate. Qui si parla di forma della democrazia, non di sostanza. Schaeuble non ha dubbi su chi debba prendere le decisioni e quali debbano essere. Per questo la democrazia è un ostacolo, non un aiuto.

Ma per imporle ai popoli, come gelidamente dice, “occorre un volto”. Una faccia che sembri – non che sia – “scelta democraticamente”. Personalizzare il potere dispotico del turbocapitalismo finanziario per avere, in caso di disastro del consenso, un comodo capro espiatorio facilmente licenziabile e sostituibile.

La stessa notizia, data in tutt’altro modo da Il Sole 24 Ore. Così, per capire meglio le differenze.

Le istituzioni europee devono essere riformate e la Ue deve trasformarsi «in un’Unione politica» con l’elezione diretta di un presidente. Lo ha detto il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, aggiungendo che «non ci vuole un super-Stato europeo», quanto «una maggiore legittimazione democratica per le istituzioni europee». Secondo Schäuble, «si dovrebbe porre fine alla prassi di nominare i commissari europei soltanto sulla base della nazionalità di provenienza».

Per poter creare una vera valuta unica e per mantenerla nel tempo «è necessario un più stretto coordinamento delle politiche di bilancio» dei singoli Paesi membri, ha ribadito Schäuble.

«Non si può rinegoziare il piano di aiuti» per la Grecia, ha poi sottolineato il ministro delle Finanze tedesco . «È un programma studiato in modo molto dettagliato e non si può rinegoziare». Già ieri, al termine dell’Ecofin a Bruxelles, il ministro tedesco aveva dichiarato che il voto anticipato in Grecia «non cambia la situazione» e Atene deve «attuare il suo programma per rimanere nell’euro», come è «nella volontà della maggioranza dei suoi cittadini».

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