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Decreto esodati soltanto per 65.000

Con la protervia cieca che gli è propria il ministro Elsa Fornero ha preparato il decreto per gli “esodati”, ovvero quei lavoratori che rientrano in accordi di prepensionamento formati prima dell’entrata in vigore della “riforma” che ha prolungato l’età pensionabile fino a 67 anni e sono perciò rimasti senza lavoro e senza pensione.

Siccome le risorse stanziate o reperite dal ministro bastano solo per 65.000 persone, come annunciato già da mesi, tute le altre che si trovano o si troveranno a breve nella stessa situazione non vengono prese in considerazione. Due cose vanno sottolineate subito: in tutti questi mesi il ministro e il governo non hanno fatto nulla per trovare un euro in più per garantire a lavoratori che si sono fidati dello Stato il rispeto degli accordi; in secondo luogo Cgil-Cisl-Uil non sono andati al di là di dichiarazioni critiche, che lasciano il tempo che trovano. Non una mobilitazione vera, non una protesta consistente.

Nei prossimi giorni, annuncia il ministro, verrà preso in considerazione anche il problema degli “esodandi” (quelli che si troverannoa breve nelle stesse condizioni). Se il criterio sarà quello usato fin qui (tagliare la platea degli interessati in base alle risorse trovate) avremo altre decine o centinaia di igliaia di persone spinte verso la povertà improvvisa.

Il riassunto della situazione sulle pagine del Sole 24 Ore.

 

Al traguardo il decreto sugli esodati. Poi toccherà agli «esodandi»

Giorgio Pogliotti

ROMA – Arriverà all’inizio della prossima settimana, e comunque entro la fine di maggio, il decreto interministeriale sulla salvaguardia previdenziale dei 65mila lavoratori cosiddetti «esodati». A garantire che il provvedimento è sostanzialmente pronto è stato ieri il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, prima dell’ultimo incontro tecnico con i sindacati. Che restano critici sulla soluzione adottata dal Governo.

Sempre la prossima settimana, più precisamente mercoledì, entrerà nel vivo alla Camera la partita sugli «esodandi» (i lavoratori che nei prossimi anni transiteranno per la mobilità lunga). I capigruppo della maggioranza, infatti, incontreranno Cgil, Cisl, Uil e Ugl in commissione Lavoro con l’obiettivo di individuare una soluzione per garantire l’uscita con i requisiti in vigore prima del varo della riforma Fornero anche alla platea che l’Inps ha stimato in 130mila lavoratori e i sindacati in 300mila. Proprio Fornero ieri ha sottolineato che «non tutti i problemi sono risolti», ma «si risolvono con la buona volontà di tutti, trovando le risorse necessarie che oggi il ministro non ha a disposizione». Trovare i soldi non sarà facile. Ma a premere non sono soltanto i sindacati. A chiedere con forza al premier Mario Monti una soluzione a tutto tondo del problema esodati è stato ieri il leader del Pd, Pier Luigi Bersani: «Non è accettabile dire che oltre alla quota stabilita non ci sono risorse per gli altri».

Intanto i primi 65mila “salvaguardati” potranno andare in pensione con le vecchie regole. La platea è composta di 25.590 lavoratori in mobilità ordinaria per accordi sindacali sottoscritti entro il 4 dicembre scorso, 3.460 in mobilità lunga (sempre per accordi sindacali sottoscritti entro il 4 dicembre), 17.710 titolari di una prestazione straordinaria a carico di fondi di solidarietà sulla base di accordi collettivi (bancari) e 10.250 autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione con al massimo due anni dall’età pensionabile. Il salvataggio riguarda anche 950 lavoratori della Pa con esonero dal servizio in corso, 150 genitori di disabili e 6.890 lavoratori che hanno risolto il rapporto di lavoro prima della fine del 2011 in base ad accordi con incentivi all’esodo.

Insoddisfatti per l’esito del tavolo tecnico di ieri pomeriggio, i sindacati affidano agli incontri con i gruppi parlamentari la ricerca di soluzioni per tutelare tutti i lavoratori che per effetto del repentino innalzamento dell’età pensionabile rischiano di rimanere senza pensione e senza più alcun ammortizzatore. «C’è un errore a monte – spiega Vera Lamonica (Cgil)– il decreto è concepito sulla base delle risorse disponibili e non in base alla platea di lavoratori interessata da accordi, penalizzata dalla riforma pensionistica». Per Maurizio Petriccioli (Cisl) la «copertura economica potrà arrivare utilizzando una piccola parte dei 140 miliardi di euro che in dieci anni verranno risparmiati con la riforma previdenziale». Il decreto interministeriale, secondo Domenico Proietti (Uil) contiene una «interpretazione restrittiva del decreto Salva Italia, perché impropriamente riduce la platea di lavoratori beneficiari della norme che consentono di andare in pensione con i vecchi requisiti pensionistici».

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