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Dalla “spending review” tagli per 100 miliardi subito

Che nella spesa pubblica esistano  sprechi clientelari abissali, è certo. Ma è certo anche ben poco sarà fatto in questa direzione, mentre molto si andrà a incidere sulla spesa sociale.

 

Giarda sulla spending review: nel mirino circa cento miliardi

La spesa da tagliare, quella che è nel mirino della spending review ammonta a «circa un centinaio di miliardi di euro, diviso tra Stato, enti previdenziali, regioni ed enti locali; è la parte di spesa che è stata valutata come potenzialmente aggredibile nel breve periodo». La stima è stata fornita dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, intervenuto alla trasmissione “A conti fatti” su Radio vaticana. E se si guarda un po’ più lontano la spesa sulla quale si può intervenire «è di importi notevolmente più ampi, si può considerare oggi possa essere pari ad almeno trecento miliardi di euro». Il lavoro di revisione della spesa pubblica, ha poi aggiunto Giarda, non sta incontrando «resistenze» da parte dei ministri di spesa che anzi stanno preparando «dei progetti di ristrutturazione delle loro attività». In settimana, riferiscono fonti di governo, Enrico Bondi dovrebbe presentare la propria relazione al Comitato interministeriale presieduto dal premier Monti.

L’obiettivo? Meno tasse ed emettere meno titoli del debito pubblico
La revisione della spesa, ha ricordato Giarda, è un’operazione con cui si cerca di «portare alla luce sprechi e inefficienze» con l’obiettivo di far pagare qualche tassa in meno e emettere meno titoli del debito pubblico.

«È tutto il comparto da rivedere»
Chiedersi quali sono i settori nei quali ci sono gli sprechi maggiori di denaro pubblico è, secondo il ministro, «una domanda difficilissima». «Non ci sono posti, sezioni dove si annidano sprechi maggiori ma – ha spiegato Giarda – è proprio tutto il comparto che va rivisto e analizzato».

da Il Sole 24 Ore

Non a caso, già una ventina di giorni fa, la Relazione di Giarda aveva indicato molte “distorsioni” che si possono correggere in modi davvero diversi. E ancora Il Sole 24 Ore spiegava:

 

La relazione Giarda: 300 miliardi di spesa da ridurre. «I costi della sanità pagati con tagli alla scuola»

L’irresponsabilità finanziaria è un tratto caratteristico del nostro Paese. Non solo: nessun Paese al mondo ha uno squilibrio così rilevante tra spesa ed entrate. Su circa 650 miliardi di spesa pubblica, «restano 300 miliardi di euro aggredibili» di cui «un terzo fanno capo allo Stato e due terzi agli enti decentrati».A mettere in evidenza questi aspetti è un esponente del Governo, il ministro per i rapporti con il Parlamento Piero Giarda, nel corso dell’audizione sulle iniziative in materia di spending review nelle commissioni bilancio di Senato e Camera. «La spesa sanitaria – rileva – è cresciuta dal 32 al 37% mentre cala quella scolastica dal 23 al 18%: è come se la spesa sanitaria sia stata pagata con minore spesa della scuola». Il ministro denuncia: dietro questa spesa, che è affidata alle Regioni, c’è una struttura politica forte e interessi coalizzati delle industrie di farmaci e di beni e attrezzature. Infine, una stoccata al Governo che ha preceduto i tecnici a palazzo Chigi: Giarda bolla come «un po’ diseducativa» la politica dei tagli messa in atto dal precedente esecutivo: «ha fatto emergere l’idea che, con i tagli troppo robusti, non ci si può far niente e che poi dovranno necessariamente essere ricoperti».

Servizi pubblici: il costo è di 300 miliardi
In 30 anni i costi di produzione dei servizi pubblici sono aumentati del 30% in più rispetto ai costi di produzione dei dei servizi privati. Il problema, spiega il ministro, è che nella produzione di servizi pubblici – la spesa in questo caso ammonta a circa 300 miliardi – «incombe una specie di maledizione: costi di produzione più alti del settore privato che inevitabilmente vanno pagati con l’aumento delle tasse». Giarda poi mette in evidenza lo squilibrio che caratterizza la spesa pubblica: le amministrazioni locali gestiscono «il 60% della spesa, circa 240 miliardi» mentre hanno «entrate proprie per 100 miliardi: c’è un mismatch – conclude Giarda – tra entità della spesa per livello decisionale e fonti di finanziamento autonome».

Tagli difficili da digerire, ma non ci sono alternative
Al di là dei risparmi di breve periodo, con la spending review, Giarda ricorda che a tutti i ministri è stato chiesto di predisporre «progetti di riordino con effetti nei prossimi anni». Si tratterà di «progetti anche aggressivi di razionalizzazione, con risparmi di spesa». «Non è facilissimo – aggiunge il ministro – ma ci stiamo impegnando». I tagli di spesa sono «difficili da digerire ma non abbiamo alternative».

Il federalismo fiscale non risolve gli squilibri
«Sembra – afferma il ministro per i rapporti con il Parlamento – che l’insieme dei provvedimenti che originano la legge 42 (federalismo fiscale) non sono in grado di attaccare in modo significativo lo squilibrio tra i 240 miliardi di spesa gestite dagli enti decentrati e i 100 miliardi di entrate proprie». Giarda osserva che sui costi standard e dintorni il governo sta proseguendo nell’attuazione delle linee che nascono dalla legge del 2009. Il ministro parla anche dei piccoli Comuni, e lancia la sua proposta: siano le Regioni a occuparsene, non è un problema dello Stato.

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