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Vaticano: più coltelli che fratelli

Sembrano cronache di altri tempi. Un uomo, Paolo Gabriele, detto “Paoletto”, aiutante di camera del Pontefice,è stato arrestato dalla gendarmeria vaticana. Il maggiordomo – classico colpevole in tutti i gialli – è accusato di essere la talpa, o meglio il corvo, che ha fatto trapelare all’esterno delle mura vaticane alcuni documenti sulla guerra interna che dilania, non da oggi, le gerarchie della Santa Sede e il vertice della cristianità. Secondo alcune fonti, ci sarebbe un altro corvo, una donna laica ma residente all’esterno del Vaticano (e quindi non arrestabile dalla gendarmeria vaticana).

Questi fatti si incrociano inevitabilmente con un altro: la defenestrazione avvenuta giovedi scorso di Ettore Gotti Tedeschi, banchiere ritenuto vicino all’Opus Dei (1) ma sostenuto anche da Comunione e Liberazione, da Presidente della banca vaticana: il famigerato Ior. Ad avvicinarlo alla finestra sembra siano stati due acerrimi nemici come il Segretario di Stato Vaticano, mons. Tarcisio Bertone e un altro ex banchiere di dio come Cesare Geronzi. Fin qui la cronaca e di questo sembrano accontentarsi i maggiori quotidiani. Gli scheletri nell’armadio dello Ior richiederebbero e richiedono una attenzione del tutto particolare. Ma qui ed oggi intendiamo segnalare altri aspetti.

La caccia e l’identificazione dei corvi, il clima fosco, i sospetti e gli intrighi nelle ovattate stanze vaticane, tirano molto di più di una indagine sul “perchè” dentro il Vaticano sia emerso uno scontro così feroce e senza esclusione di colpi. I segnali non mancavano e non da oggi. Proviamo a ricostruirli:

C’è uno scontro storico che deriva dal Concilio Vaticano II dell’ottobre 1962 con il quale la cupola della Chiesa Cattolica cercò di evitare che la modernizzazione che aveva investito la società del dopoguerra relegasse al palo e al passato la “verità rivelata” della cristianità. Dallo scontro in sede conciliare nacque negli anni successivi la scissione dei seguaci di Mons.Lefebvre e la loro successiva scomunica. Secondo i lefvbreviani, terrorizzati dalla crescente influenza sulla società dei maestri del dubbio (Hegel etc.) e del marxismo, “La Chiesa non produce sufficienti anticorpi per superare questa crisi, di cui il modernismo, sotto papa san Pio X, è stato un segnale di avviso”.

Gli scissionisti daranno vita alla “Fraternità San Pio X” con la quale l’attuale pontefice Benedetto VI (Ratzinger) sta cercando in tutti i modi di ricucire. Lo farà con un atto unilaterale (il Motu Proprio) del 14 luglio 2007 che ha reintrodotto la possibilità di celebrare la messa in latino e poi il Decreto del 21 gennaio2009 nel quale si afferma che i seguaci della Fraternità San Pio X non sono scismatici né scomunicati. Da allora è stata stabilita una sorta di commissione bilaterale tra Vaticano e lefevbriani che sta portando avanti colloqui che si svolgono regolarmente, colloqui nei quali i tradizionalisti non intendono in alcun modo rinunciare ad affrontare il “grande tabù ecclesiastico contemporaneo, la questione scottante per eccellenza” ossia i guasti prodotti – a loro avviso – dal Concilio Vaticano II del 1962.

Papa Ratzinger è pienamente consapevole della crisi della Chiesa Cattolica e si avventura in tentativi di porvi rimedio. Tra questi, come cardinal Ratzinger prima e come Papa Benedetto XVI poi, si è posto sin dall’inizio del pontificato l’obiettivo di mettere fine alla scissione con i lefevbreviani. A marzo del 2005, ancora come cardinale, segnalava come “la Chiesa ci sembra una barca che stia per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti”: Nove mesi dopo, il 22 dicembre 2005 e da pontefice, riconosceva che “Nessuno può negare che, in ampie parti della Chiesa, la ricezione del Concilio sia avvenuta in modo piuttosto difficile”.

Ma la crisi del Vaticano e della sua pretesa di essere “verità rivelata” e dunque dogma indiscutibile nelle sue scelte, come abbiamo visto è pre-esistente al pontificato di Benedetto XVI. Dopo l’elezione di Papa Woytila, nella curia romana si era diffuso un sentimento profondo “Mai più un papa che non sia della Chiesa di Roma” ossia un pontefice italiano. La rivincita della Curia, alla morte di Woytila, sembrava a portata di mano, ma gli squilibri-equilibri interni tra i cardinali portarono invece ad un nuovo papa straniero: il “tedesco” Ratzinger, teologo, intellettuale ex responsabile della Congregazione della Dottrina della Fede, dunque commissario ideologico del Vaticano. Una nuova sconfitta dunque che la Curia non l’ha mai digerita scatenando una guerra di logoramento dentro e contro il pontificato di Benedetto XVI, una guerra che i tentativi di ricomposizione con gli scismatici della Fraternità San Pio X ha accentuato notevolmente.

Da una parte dunque il segretario di stato Bertone (uomo della Curia) e probabilmente il card. Bagnasco (presidente della potentissima Cei, la Conferenza dei vescovi italiani) dall’altra Papa Ratzinger e molti cardinali stranieri. Una guerra prima sotterranea ed ora emersa, senza esclusione di colpi. Difficile accettare che il colpevole sia solo “il maggiordomo”.

(1) RETTIFICA. Nell’articolo avevamo indicato solo Comunione e Liberazione, in realtà Ettore Gotti Tedeschi è uomo assai vicino all’Opus Dei. La sua nomina a presidente dello Ior era stata sostenuta anche dalla Compagnia delle Opere, holding legata a Comunione e Liberazione. (S.C.)

Documentazione utile. Una inchiesta del 1999 di Contropiano giornale sul “Vaticano come potenza globale”

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