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Brindisi. Senza un perché

SENZA UN PERCHÉ

La strage di Brindisi non ha ancora una spiegazione ma gli investigatori sono a caccia di un mandante

di Antonio Massari

inviato a Lecce

Non ha voluto indicare il movente. Ha assunto un atteggiamento ai limiti dell’offesa all’intelligenza di chi l’ha interrogato. Tende a occultare il concorso di altri: si può ipotizzare l’esistenza di un committente”. A 24 ore dal fermo di Giovanni Vantaggiato, non si esclude l’ipotesi di un mandante. La mole di riscontri è impressionante. E poi c’è la confessione davanti ai pm Milto De Nozza e Cataldo Motta. Ma esistono ancora molti, troppi punti oscuri, dietro le sue parole. Quel ripetere in maniera quasi ossessiva, durante l’interrogatorio, l’uso del plurale: “Abbiamo portato”, “abbiamo spostato”, mentre nel resto del discorso, alla domanda precisa – “Con chi ha preparato la bomba? Con chi è andato sul posto?” – risponde sempre nello stesso modo: “Ho fatto tutto da solo”. Partiamo dall’interrogatorio, dalle risposte, che riportiamo in sintesi: “Sì, sono stato io. Ho preso l’auto, la Fiat Punto, e sono passato davanti alla scuola. Era tra l’una e mezza e le due, ero partito da Copertino e sono arrivato lì. Ho fatto alcuni giri, mi sono fermato nella strada buia, sul viale accanto”. Poi il primo passaggio della ricostruzione agghiacciante: il posizionamento della bomba. “Avevo preso, qualche settimana prima, il cassonetto e le bombole”. Non era gas, spiega: “Le ho riempite di esplosivo. Ho comprato i fuochi d’artificio a Nardò, li ho svuotati mettendo dieci chili di polvere pirica in ogni bombola”. Un altro punto oscuro: appare inverosimile, considerato il peso dei fuochi d’artificio, raggiungere un quantitativo di 30 chili. Vantaggiato dice di aver comprato anche una centralina elettrica, di quelle che si usano per i cancelli elettronici, e un telecomando.

La scena, dinanzi agli inquirenti, inizia a delinearsi, non più come ipotesi investigativa, ma raccontata dalle parole dell’uomo che ammette di aver ucciso Melissa Bassi e ferito le sue amiche.

Siamo nella notte tra il 18 e il 19 maggio. All’una e mezza circa, il chiosco, il rivenditore che poche ore dopo lo incastrerà con l’impianto di video sorveglianza, ha appena chiuso. “Ho parcheggiato lì vicino, ho scaricato dall’auto prima il cassonetto, poi le bombole. Le ho infilate nel cassonetto e ho inserito l’innesco.

Ho lasciato il bidone lì, vicino all’ingresso della scuola, ho ripreso l’auto e sono andato via”. La ricostruzione combacia con gli elementi raccolti dagli inquirenti. Riavvolgiamo il nastro e dimentichiamo, per un attimo, il video che ritrae il killer. Il Ros dei Carabinieri e lo Sco della Polizia si concentrano sulle immagini raccolte, nei dintorni della scuola, dalle altre videocamere di sicurezza: notano una “Fiat Punto a tre porte con il faro anabbagliante anteriore sinistro non funzionante, come il fanalino destro di illuminazione della targa posteriore, il contrassegno di assicurazione collocato sul lato destro del parabrezza, in alto, un tappo di chiusura del foro di un’antenna non più esistente sulla cappotta”. Gli investigatori non riescono a individuare la targa, non leggibile, ma solo questi elementi. La Punto, tra le 23 e le 2 di notte, passa più volte, lentamente, dal luogo dell’attentato. A ridosso dell’esplosione, invece, notano un’altra auto, la Hyundai Sonica, con targa visibile, che entra in zona alle 7.04 ed esce, in senso inverso a quello d’entrata, alle 7.44, due minuti dopo l’attentato. Dalla targa risalgono alla proprietaria, la figlia di Vantaggiato. Siamo a sabato scorso, e la pista diventa “giusta” quando scoprono che la moglie del 68enne di Copertino è la proprietaria di una vecchia Punto bianca: la stessa che procedeva a passo d’uomo la sera prima della strage. Gli investigatori sono già sull’uomo: fingono un controllo della polizia stradale, “mirato a verificare la regolarità assicurativa delle due auto”. In quel momento Vantaggiato tenta un bluff: “Prova a occultare il possesso della Punto” e “telefona in forma concitata alla moglie imponendole di sparire immediatamente con la macchina”. L’uomo non sa che in quel momento la moglie è già in compagnia dei poliziotti: la conversazione viene intercettata alle 11:54 di mercoledì. La Punto viene trovata con “il sedile posteriore ribaltato in modo da ampliare la capacità di carico del vano bagagli”.

Ed è proprio con la Punto – ammette Vantaggiato alle 23 di mercoledì – che ha trasportato la bomba. Per molte ore nega: “L’auto non è mia”, dice, “quella non è la mia targa”. Poi crolla e confessa: “Dopo aver lasciato la bomba sono rientrato a Copertino. La mattina intorno alle set te ero davanti alla scuola, ho fatto un paio di giri, poi… Ho schiacciato il pulsante… E me ne sono andato”.

Perché l’ha fatto? “Perché sono arrabbiato con il mondo intero. Non so perché l’ho fatto. Un tempo si lavorava, oggi no, prima rifornivo di gasolio anche le scuole, anche la Falcone-Morvillo, poi mi hanno rescisso i contratti”. È questo, per il momento, l’unico legame oggettivo con la scuola. E poi c’è la truffa subìta da Cosimo Parato, che non gli avrebbe pagato il carburante per 300 mila euro. “Non ho visto arrivare le ragazze” continua Vantaggiato. Ma allora: perché non far esplode la bomba di notte? “Non se ne sarebbe accorto nessuno”. Di certo c’è che sul movente la versione non quadra: perché la disperazione lo spinge a far esplodere una bomba e non, invece, a vendere la sua barca da 15 metri? Vantaggiato, al molo di Porto Cesareo, ha or­meggiata la sua barca a motore da 50 piedi. Che viene perquisita così come il suo deposito di carburanti. Forse non è così disperato come vuole apparire. È un “folle” che mette bombe, perché in difficoltà con il lavoro? Oppure un assassino maldestro che, maldestramente, nasconde qualcosa o qualcuno? Le indagini proseguono. E non dev’essere un caso se Vantaggiato, mentre in carcere chiede “quanto resterò qui dentro?”, è accusato di strage, ma non da solo, in “concorso” con ignoti.

 

da “Il Fatto”

 

Ne aggiungiamo uno nostro. Ma quale somiglianza trovate mai tra queste due persone?

Giovanni Vantaggiato

 

L’attentatore ripreso dalla telecamera del chiosco davanti alla scuola.

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