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Privatizzazione dell’Acea, cazzotti in aula. Colpo di mano della destra

15,45 – Dopo la rissa e la la sospensione i lavori del Consiglio Comunale di Roma avrebbero dovuto riprendere teoricamente alle 15, ma l’emiciclo era stato occupato dagli attivisti dei comitati contro la privatizzazione dell’acqua e dai lavoratori dell’Usb, rendendo impossibile la ripresa dei lavori. Tanto che per la prima volta in decenni, su richiesta della giunta Alemanno, pochi minuti fa un battaglione del reparto mobile della Polizia si apprestava ad entrare all’interno del Campidoglio per sgomberare a forza l’aula Giulio Cesare, compito riservato ai vigili urbani. Per evitare lo sgombero violento, pochi istanti fa i consiglieri comunali di tutti i gruppi dell’opposizione hanno sostituito gli attivisti nell’occupazione dell’emiciclo, mentre questi ultimi sono tornati nel settore riservato al pubblico. 
 

13.35 – Ennesimo, sconcertante capitolo del tentativo da parte della giunta di destra di Roma di portare a casa la privatizzazione dell’Acea finora impedita dall’opposizione dei comitati per l’acqua pubblica, dagli stessi lavoratori dell’azienda e dai consiglieri d’opposizione. Dopo il nulla di fatto delle scorse settimana quella di oggi si annunciava come una seduta cruciale dell’Assemblea Capitolina. Il tempo stringe e com’è noto essendo la delibera 32 – quella sulla holding all’interno della quale è inserita la svendita ai privati del 21% delle azioni dell’azienda che gestisce acqua ed elettricità – propedeutica al bilancio (la 31), la non approvazione entro fine mese porterebbe al commissariamento del Comune di Roma e alla fine dell’esperienza Alemanno.

Questa mattina, appena dopo l’esecuzione dell’Inno di Mameli – consuetudine patriottarda istituita dalla nuova giunta – il presidente Pomarici ha sospeso immediatamente la seduta in attesa del parere del segretario generale di Roma Capitale Liborio Iudicello sulla richiesta di sospensiva degli ordini del giorno inoltrata la scorsa volta dal capogruppo del Pdl in Campidoglio Gramazio. Sospensiva che di fatto farebbe decadere automaticamente tutti gli ordini del giorno presentati dalle opposizione dando una enorme – e illegittima – mano ad Alemanno e ai suoi.
Nell’aula Giulio Cesare, come era già avvenuto per le scorse sedute, numerosissimi gli esponenti dei comitati per l’acqua pubblica che hanno animato le lunghe ore di attesa con cori e slogan contro le privatizzazioni. Con loro anche numerosi lavoratori dell’Acea aderenti al sindacato USB, che gridavano ‘Acea pubblica”. A fine mattinata, improvvisamente e come seguendo un copione già scritto, al termine della lunga riunione dei capigruppo il presidente Pomarici è entrato in aula e a sorpresa ha annunciato il parere favorevole sulla sospensiva da parte del segretario generale del Comune, scatenando la protesta del pubblico e quella dei consiglieri di opposizione – pd, sel, sinistra – che hanno di fatto occupato l’aula.

La protesta è immediatamente degenerata in una rissa tra alcuni consiglieri di maggioranza e di opposizione, con i cazzotti che sono arrivati fin sul banco della presidenza. Alcuni esponenti della destra hanno anche aggredito alcuni esponenti dei comitati per l’acqua pubblica che avevano tentato di occupare gli scranni della presidenza.
In questo clima di caos e scontro ad un certo punto un piccolo gruppo di consiglieri del Pdl si è sistemato attorno al Presidente Marco Pomarici, facendogli schermo, e dopo pochi secondi lo stesso Pomarici ha annunciato dal microfono dell’aula “la sospensiva è stata approvata”. Nello sconcerto i consiglieri di opposizione hanno così scoperto che quelli di maggioranza avevano di fatto votato – senza che mai le operazioni di voto fossero aperte e annunciate come da regolamento – a favore del decadimento automatico di tutti gli ordini del giorno presentati. Il che ha suscitato una nuova violentissima bagarre – alcuni eletti hanno dovuto farsi medicare – mentre in aula si presentavano vari esponenti delle forze dell’ordine. La seduta è stata  di nuovo sospesa e alcuni consiglieri hanno annunciato denuncia penale nei confronti del presidente del consiglio comunale.

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