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Prime reazioni internazionali al voto greco

«Mi rallegro molto per il risultato del voto greco che è anche un grande segnale per l’Europa. Speriamo che venga formato al più presto un governo forte in grado di rispettare gli impegni con l’Ue». Lo ha detto Mario Monti conversando con i cronisti al suo arrivo a Los Cabos, in Messico, dove partecipa al G20.

Il Giappone auspica che in Grecia possa nascere «un governo stabile» a seguito dell’affermazione dei partiti pro-euro alle elezioni politiche. Lo ha detto il capo di gabinetto, Osamu Fujimura, commentando i risultati.

È nell’interesse di tutti che la Grecia resti nell’euro rispettando gli impegni presi a livello internazionale. Lo afferma il G7 in una nota. «Prendiamo atto delle elezioni in Grecia, riteniamo che sia nell’interesse di tutti che la Grecia resti nell’euro rispettando gli impegni. Diamo il benvenuto all’impegno dall’area euro a lavorare con il prossimo governo della Grecia per assicurare che il paesi resti sulla delle riforme e della sostenibilità all’interno dell’area».

La Cina ha ribadito il suo appoggio al mantenimento della Grecia nella zona euro, dopo la vittoria dei conservatori di Nuova democrazia. «Pensiamo che la Grecia – ha detto il viceministro delle Finanze Zhu Guangyao da Los Cabos, in Messico, dove si tiene la riunione del G20 – debba restare nella zona euro». «Speriamo che questo governo si appoggi su una base solida e possa mantenere la stabilità. La stabilità è importante per la Grecia», ha proseguito il viceministro che ha aggiunto:«Siamo favorevoli ad un euro solido e prospero». Zhu ha anche detto che la Cina conta di annunciare in Messico il suo contributo all’aumento delle risorse del Fondo Monetario internazionale di cui fino ad ora non ha precisato l’entità.

Completamente opposta la reazione del premio Nobel per l’economia, Paul Krugman. «Ora potranno portare avanti politiche che non funzionano. Evviva!». È questo il suo parere a caldo che è apparso sul New York Times. Il partito conservatore Nea Dimokratia ha vinto le elezioni in Grecia – sostiene Krugman – ma Atene uscirà ugualmente dall’euro perchè si continuerà ad attuare politiche fallimentari. «Se le attuali politiche falliranno completamente, il che sembra scontato, e la Grecia uscirà dall’euro in ogni caso, come è altamente probabile, l’intera politica centrista della Grecia sarà screditata; sarebbe stato meglio poter screditare i radicali», scrive.

Krugman prevede, anche se indirettamente, difficoltà nella formazione di un nuovo governo greco. «Come me, anche Business Insider ritiene sia possibile che il Pasok, che ha sofferto terribilmente dell’identificazione con una serie di politiche fallimentari, possa non far parte della coalizione a meno che questa non comprenda anche Syriza. E questo solleva una domanda: perchè Syriza dovrebbe farlo? La debacle va avanti». Krugman non è l’unico ad avere dubbi sulle difficoltà che incontrerà il partito vincente a formare una coalizione in grado di governare e rispettare gli impegni in un contesto di forte recessione.

Sul voto greco – scrive il Wall Street Journal – ha pesato «più la paura che la rabbia». E ora il leader di Nea Dimokratia, Antonis Samaras, dovrà dimostrare di essere più bravo del suo vecchio compagno di scuola dell’Amherst College, George Papandreou. Eletto nel 2009 Papandreou è il premier greco che ha negoziato il primo salvataggio, che ne ha fatto poi crollare i consensi interni. All’opposizione allora c’era Samaras, contrario al salvataggio e ai suoi termini. E proprio sulla scia di quel salvataggio e di quei duri termini, che si è impegnato a rispettare, Samaras è stato eletto.

E’ arrivata anche la reazione ufficiale dell’Eurogruppo, concordata attraverso una conference call alla quale il premier italiano, Mario Monti, ha partecipato dall’aereo che lo stava portando in Messico per il vertice del G20. La speranza dell’Europa, si legge nella nota congiunta, è quella della “formazione veloce” di un nuovo governo greco: solo successivamente la Troika tornerà ad Atene per valutare i progressi fatti nella ristrutturazione dei conti. L’Eurogruppo ribadisce la necessità che il nuovo esecutivo aderisca al programma di salvataggio concordato finora con Bce, Ue e Fondo monetario internazionale. Stringendo un po’ di più il collo del proprio popolo.

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