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Milano, i giorni dell’internazionale nera

Avete mai sentito un fascista dire a gran voce “Viva la Resistenza”? Siamo alla fine della due giorni organizzata all’hotel Michelangelo di Milano dall’Alleanza nazionale dei movimenti nazionali. Le decine di persone sedute tra il pubblico cominciano ad alzarsi, i relatori hanno concluso. E allora, dalle casse degli amplificatori: “Viva la Resistenza”. Piccolo brivido che corre lungo la schiena: che sta succedendo? I camerati si guardano sconvolti, no, questo proprio non era previsto. Un lunghissimo attimo di silenzio per riprendere fiato e poi: “Viva la resistenza nazionale! Viva l’Italia”. Ah, ecco. Si parla del vecchio Stivale che deve resistere alla “plutocrazia mondialista”. Così va meglio, ora è tutto più chiaro.

Questo l’unico sussulto dell’internazionale nera che tanto aveva fatto discutere il web e tanto poco ha fatto rumore. Dentro le sale dell’hotel di via Porpora, un paio di telecamere appena e qualche giornalista confuso tra i militanti. Tanti sbadigli nell’ascoltare le solite parole d’ordine, l’unica distrazione rappresentata dalle altissime e biondissime hostess. Fuori, in realtà, un po’ di polizia c’era, ma di manifestanti neanche l’ombra. D’altra parte, in questura nessuno si stava preoccupando granché: le proteste si erano sfogate a colpi di comunicati stampa, poi, Forza Nuova e Hammerskin manco erano stati invitati… Persino il sindaco Pisapia è riuscito a sfangarla con stile: nessuna censura, nessun attacco, solo uno spesso sipario di silenzio sulle redivive camicie nere. Poco rumore per il nulla più assoluto.

E pensare che gli ospiti promettevano scintille: oltre all’immarcescibile Luca Romagnoli – ultimo alfiere della moribonda Fiamma Tricolore – e a una vecchia gloria come Roberto Jonghi Lavarini, si sono visti Bruno Gollnisch del Front National francese, Nick Griffin del British National Party e Béla Kovàcs, europarlamentare di Jobbik, che in Ungheria controlla una fetta consistente del Parlamento. Più, altri oscuri figuri da Malta, Russia, Svezia, Belgio e Bulgaria. Tutti con un credo da portare avanti: neofascisti duri e puri che sembrano usciti dai quartieri popolari degli anni ’80, evoliani con gli occhiali, tetri spiritualisti, reduci dell’arianesimo, fautori dell’idealismo magico. Non c’erano i greci di Alba Dorata. “Quelli stanno con Forza Nuova”, dice un militante con la testa completamente rasata e due occhi blu, gelidi come l’acciaio. “Non fanno parte del nostro movimento – ha spiegato poi l’addetto stampa Massimo Panero –, né potrebbero mai farne parte”.

L’obiettivo dichiarato è di formare un gruppo a Strasburgo, anche se la strada è in salita: servirebbero 25 deputati eletti in 7 paesi diversi. Un’impresa ancora fuori portata, ma se la crisi dovesse aggravarsi ancora, perché non scommettere su un rigurgito nazionalista?

Detto fatto, Romagnoli apre le danze con un attacco serrato a Monti (“un usuraio”) e Napolitano (“è rimasto il vecchio comunista di sempre”): “Li denunceremo, l’Italia non ha più una sovranità monetaria”. Scrosci di applausi dalla platea. Il governo dei tecnici non piace proprio a nessuno. La parola magica: eurolira, “non un ritorno al passato, ma un passo avanti”. Il microfono passa agli altri relatori: “Aboliamo Maastricht, l’immigrazione è una nuova colonizzazione al contrario”. “Dobbiamo allargare l’Europa all’Uzbekistan e all’Algeria”, “Via i minareti dall’Europa, abbiamo chiese e cattedrali”. E la Merkel? “Non sta sbagliando niente, fa gli interessi del suo paese. Sono tutti gli altri che chiedono l’elemosina…”. Non è tutto, lo spazio avanza, e allora: “La Coca Cola fa venire il cancro”. Apoteosi.

Ma, in verità, le presenze sono state molto al di sotto delle aspettative, i camerati italiani – che tanto si erano impegnati – non sono riusciti né a portare gente né a far parlare di sé. Che figura davanti a chi crede di essere a un passo dalla conquista dell’Europa.

Sembra quasi che il vecchio cuore nero dei neofascisti italiani non batta più da queste parti, conquistato un po’ dai “fascisti del terzo millennio” di Casapound – che ha definito i partecipanti al meeting di Milano come “morti che camminano” e esponenti della “destra sepolcrale – e un po’ sempre fedele a Forza Nuova, che della Fiamma Tricolore se ne frega e adesso proverà a godere di riflesso dei successi di Alba Dorata in Grecia. La spaccatura, d’altra parte, è chiara: l’Aemn non è un movimento, ma un partito, con tutte le sue logiche e i suoi meccanismi. E l’antipolitica è sbarcata pure a destra della destra: non è un caso che l’ultima mossa di Casapound, prima ancora di gettarsi nella mischia delle prossima comunali di Roma, sia stata quella di fondare un sindacato. Roberto Jonghi Lavarini c’ha provato, qualche tempo fa, a lanciarsi nella mischia. I centri sociali stavano organizzando la marcia di Occupyamo Piazza Affari e il barone nero aveva annunciato la presenza dei suoi ragazzi. Finì che la questura minacciò pesanti sanzioni in caso di teste rapate in mezzo al corteo e tutti restarono a casa, docili come agnellini.

Romagnoli, però, ha idee diverse. L’ex eurodeputato crede ancora di riuscire a trovare un modo per tornare a galla e schiodarsi dal’imbarazzante zero virgola niente percento che collezione ad ogni tornata elettorale. I messaggi d’amore sono tutti per un Pdl ormai ridotto ai minimi termini, pronto a cedere alla favola del “governo mondiale” sostenuto da Aspen Institute, Gruppo Bilderberg e massonerie varie ed eventuali. Il fascino indiscreto del grande complotto.

* E il Mensile 9 luglio 2012

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