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Il Senato vota sì alla spending review

Il Senato ha votato ieri sera la fiducia sul decreto spending review posta dal governo. Nell’Aula di palazzo Madama si sono registrati 217 sì, 40 no e 4 astenuti. Hanno votato a favore Pd, Pdl (ma con una decina di dissensi interni che hanno portato a non votare la fiducia), Udc e Terzo Polo. Hanno detto no Lega e Idv. Coesione nazionale ed Mpa non hanno partecipato. Il provvedimento passa ora all’esame della Camera.
Il maxiemendamento al provvedimento sulla spesa pubblica su cui il Governo ha ottenuto la fiducia al Senato peggiora le condizioni di lavoro nei comparti della conoscenza, taglia ulteriori risorse agli istituti di ricerca pubblici, alle scuole e alle università, assesta un durissimo colpo alla contrattazione, licenzia migliaia di precari, colpisce duramente il diritto allo studio attraverso l’aumento delle tasse universitarie. Nulla di fatto nemmeno sull’assurdo divieto di pagare le ferie ai supplenti della scuola. Aumenti in vista invece per gli studenti universitari fuori corso, le cui rette possono aumentare fino al raddoppio, rispetto a quelle previste per gli studenti in corso. L’aumento fino al 100% è previsto per i redditi oltre 150.000 euro. Si terrà conto della specifica condizione degli studenti lavoratori. Sul piano del lavoro c’è da segnalare il raddoppio delle sanzioni comminate dalla Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali. Per quanto riguarda i lavoratori del pubblico impiego, il ministro Patroni Griffi ha mandato a dire che non ci saranno interventi sulle tredicesime degli statali, ma che “non sono in grado di escludere o no i licenziamenti”. Il ministro della Funzione Pubblica ha precisato che il processo avviato dal decreto sulla spending review “non si fa in pochi mesi” e il numero di 11mila esuberi nelle amministrazioni statali è una “fotografia dell’esistente” da verificare alla luce delle piante organiche e delle compensazioni tra servizi. Le Province saranno “riordinate” in modo da averne solo con almeno 350.000 abitanti e un territorio di 2.500 chilometri quadrati. Avranno per il 2012 un contributo di 100 milioni per la riduzione del debito. Rimane la cancellazione di Terni, Isernia e Matera che i senatore avevano cercato di salvare. Non saranno chiuse automaticamente le società in house, mentre è stato eliminato il taglio di 30 milioni per il 2012 alla ricerca. Sono previsti 5,1 miliardi di euro di tagli nel settore dei Ministeri, nel periodo 2012-2014. I tagli alla spesa per la sanità pubblica ammontano, per lo stesso periodo, a poco meno di 7 miliardi di euro. Si prevede la riduzione dei posti letto per la sanità pubblica in misura non inferiore al 50%. Gli enti territoriali della Pubblica Amministrazione (Regioni ordinarie e speciali, Provincie ed Enti locali) subiranno entro il 2014 una riduzione del finanziamento pubblico di circa 19 miliardi di euro.

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