Menu

Confindustria i difficoltà, Monti animista

Fare le scuole dai gesuiti insegna molto, dicono. Specie a rispondere parlando d’altro. Del resto se la “doppia verità” e la “doppia morale” sono lì ammissibili, si capisce come uno che venga da lì  una volta nominato premier assoluto d’Italia, pensi di potersi cavare d’impaccio con una battuta invece che con una soluzione.
Questo tra Squinzi e Monti è un dialogo a distanza quasi surreale, ma purtroppo concretissimo.
Confindustria vorrebbe – è una sua mania – una “iper-semplificazione burocratica”. Come si fa a non essere d’accordo? Poi cita come esempio negativo il caso dell’Ilva e si capisce che per “semplificazione” Squinzi intende la libertà dell’impresa di fare quel che vuole, inquinare, bruciare, distruggere uomini e ambiente senza dover rispettare alcuna regola. La seconda cosa che viene chiesta (detassare i salari, in modo che i dipendenti abbiano qualcosa di più da spendere per rilanciare i consumi, e quindi acquistare merci che altrimenti resterebbero invendute) è l’esatto opposto di quel che il governo sta facendo e la “troika” (Bce, Ue, Fmi) sta imponendo. Per esempio alla Grecia. Difficile dunque che possa venir ascoltato. Da parte nostra ci limitiamo a dire che lo stesso risultato poterebbe esser raggiunto aumentando i salari. Ma Squinzi obietterebbe che le imprese già non ce la fanno con questa miseria che danno, figuriamoci pagando di più. E Monti ricorderebbe che la troika, ecc.
Che sia un dialogo tra sordi consapevoli di esserlo è però testimoniato dalla richiesta, da parte di Squinzi, di una “politica industriale”. Ma come!? Questo è il governo che ogni due per tre ripete che “la crescita è compito delle imprese, noi dobbiamo solo creare l’ambiente adatto”…

Il premier però stavolta batte anche quel sòla di Berlusconi. Quella sua frase «È vero che la ripresa non la si vede nei numeri ma io invito a constatare che la ripresa, se riflettiamo un attimo, è dentro di noi ed è una cosa che adesso è alla portata del nostro paese e credo anche che arriverà presto» entrerà a far parte del corredo retoric del perfetto politico delle mutlinazionali. Anche se stai morendo di fame, “sei cresciuto dentro, non ti basta?”
Chiudiamo quindi dando per una volta ragione a Sergio Marchionne: |la luce in fondo al tunnel? probabile che sia un treno”. Che sta per arrivarci in faccia.

Squinzi: autunno bollente, manca politica industriale. Migliaia di piccole imprese soffrono in silenzio

«L’autunno non è caldo, è bollente, ci sono casi di crisi aziendali che non finiscono sui giornali». Lo ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, intervenendo a “La Telefonata” di Maurizio Belpietro su Canale 5, aggiungendo che casi come il Sulcis dimostrano che «il problema è che latita una politica industriale chiara».
Monti risponde indirettamente a pochi giorni dall’inagurazione della Fiera del Levante a Bari, in una intervista al direttore del Tg Norba 24 Enzo Magista che verrà mandata in onda integralmente questo pomeriggio. «È vero che la ripresa non la si vede nei numeri ma io invito a constatare che la ripresa, se riflettiamo un attimo, è dentro di noi ed è una cosa che adesso è alla portata del nostro paese e credo anche che arriverà presto».
Squinzi sottolinea che «ci sono migliaia di piccole e medie aziende che stanno soffrendo mediaticamente in silenzio ma che sono la cosa che ci preoccupa di più», ha sottolineato Squinzi, «le nostre imprese potranno essere uniche quanto si vuole ma abbiamo bisogno di un paese normale, di semplificazioni burocratiche, se il nostro paese non assicura condizioni competitive, analoghe a quelle del resto d’Europa e del mondo non andremo molto lontano».
Dall’incontro con il governo «mi aspetto un’apertura e una maggiore disponibilità verso la crescita: purtroppo finora non ne abbiamo avuta molta». «Le aperture per il momento sono più che altro di principio; non abbiamo ancora visto – aggiunge – provvedimenti concreti, mi auguro che sul tavolo venga messo qualcosa da parte del governo».
Per Squinzi gli imprenditori hanno «bisogno di una semplificazione normativo-burocratica. Le nostre imprese possono essere speciali ma senza le condizioni competitive sul mercato globale non andiamo molto lontano». Per uscire dalla crisi, ricorda, «bisogna anche lavorare in modo particolare alla detassazione dei salari: questo sarebbe il modo più diretto» per stimolare i consumi.
In riferimento alle diverse situazioni di crisi che toccano grandi imprese, Squinzi ha definito quello dell’Ilva di Taranto «un caso emblematico della complicazione burocratica» che regna nel nostro Paese. Quello dell’Ilva, aggiunge, è un caso che «dobbiamo risolvere per dare speranza a chi investe nel nostro paese». Quanto al Carbosulcis, per il presidente di Confindustria “il problema è quello di avere una politica industriale chiara, ma per il momento questa idea latita”. Infine, la crisi dell’Alcoa è “legata al costo dell’energia”, senza una soluzione su questo punto “le attività ad alto utilizzo energetico nel nostro paese sono destinate a sparire”. L’Alcoa, ha concluso, “si può salvare solo se si trovano condizioni per rendere disponibile energia a prezzi competitivi. Volendo, si può fare”.

da Il Sole 24 Ore

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *