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Arnault. Un esempio di “borghesia multinazionale”

Partiamo dal pezzetto che Il sole 24 Ore dedica alla sua storica decisione.

Hollande propone tasse al 75% per redditi superiori a 1 milione di euro. E l’uomo più ricco di Francia chiede la cittadinanza belga

Bernard Arnault, l’uomo più ricco di Francia e il quarto al mondo, ha chiesto la cittadinanza belga: la conferma alle indiscrezioni apparse ieri sulla stampa é arrivata da un comunicato di Lvmh, l’impero del lusso guidato dal miliardario 63enne, nel quale tuttavia si sottolinea che Arnault «é e resterà un contribuente francese».
Nessun esilio fiscale, quindi, contrariamente alle speculazioni pubblicate ieri che, dietro la sua richiesta, ci vedevano il desiderio di sfuggire l’eventuale tassazione al 75% per i francesi con un reddito oltre un milione di euro, proposta da Francois Hollande durante la campagna elettorale e più di recente finita al centro del dibattito governativo.
All’origine del gesto di Arnault ci sarebbero invece «i tanti legami personali e familiari con il Belgio così come quelli professionali». Complici, si spiega nel comunicato di Lvmh, anche i piani di «espansione delle numerose attività» che il Gruppo Arnault ha al di là del confine.
Da Bruxelles, ieri, il responsabile della commissione parlamentare per le naturalizzazioni, Georges Dallemagne, citato dal quotidiano La Libre Belgique, aveva assicurato che la richiesta di Arnault sarebbe stata trattata come tutte le altre, sottolineando che «al momento ce ne sono 47mila» in attesa.
Già nel 1981, con l’elezione del socialista Francois Mitterrand alla guida dell’Eliseo, Arnault aveva lasciato la Francia per gli Stati Uniti, dove aveva vissuto per tre anni. Il ritorno in patria era avvenuto solo dopo l’avvio di un nuovo corso economico più conservatore.

Al di là delle facili ironie sui “tanti legami personali e familiari con il Belgio” (un proverbio francese un po’ razzista recita “al mondo ci sono più coglioni che belgi”), c’è il fatto incontestabile che “l’uomo più ricco di Francia” cambi cittadinanza ogni volta che nella sua “patria di nascita” si parla di tassare i più ricchi. Si parla soltanto, per il momento. Ma l’uomo ha il fiuto per gli affari e quindi taglia la corda con largo anticipo. Ma vuol bene al suo paese, e quando al governo tornano i suoi amici e beneficiari di finanziamenti elettorali, come Chirac o Sarkozy, si ricorda che essere un citoyen francese è una qualifica da portare con orgoglio.
Quant’è ricco Arnault? Difficile dirlo, anche per lui, come per le tendenze macroeconomiche, bisogna affidarsi alle “stime”. Per esempio Wikipedia:

Bernard Arnault (Roubaix, 5 marzo 1949) è un imprenditore francese. Bernard Arnault è un uomo d’affari francese. Proprietario del gruppo del lusso LVMH, è a capo della prima fortuna francese, secondo la rivista Forbes, la prima in Europa e la 4ª a livello mondiale nel 2011 con un patrimonio stimato di 41 miliardi di dollari.

Effettivamente, pagare il 75% sul reddito annuale (sconosciuto; mica si è parlato di tassare il patrimonio…) è una bella botta. Vuoi mettere con quei fortunati che guadagnano 1.200 al mese (uno stipendio da fame, per gli standard francesi) e pagano solo il 19,14%? Che aumentino le tasse a loro, che diamine!
Battute a parte, ci interessa qui evidenziare una forma mentis del “borghese multinazionale”: io non appartengo a nessun paese e vado dove mi conviene andare per guadagnare di più o abbattere meggiormente i costi.
Il legame con il territorio è reciso per sempre. Si stabiliscono rapporti con questo o quel territorio, anche moltissimi, sulla base di un puro calcolo di convenienza economica. Nessuna responsabilità sociale, nessun peloso “patriottismo”, nessuna continuità nel tempo, nessun “ritorno” sociale dalla sua attività imprenditoriale.
Alla faccia del “salviamo il paese” con cui ci torturano le orecchie ogni volta che c’è da “fare sacrifici”, la borghesia multinazionale leva le tende quando vuole e come vuole. Vale per Arnault come per la Fiat, per Alcoa come per Goldman Sachs.
La sua preoccupazione è che gli organismi sovranazionali impongano ai tutti i territori regole vantaggiose per sé: abbassare i salari, eliminare i sindacati (sia chiaro: quelli conflittuali, che rompono un po’ i coglioni, quelli aziendali possono come Fismic e similari anche rimanere), eliminare il welfare che alza i costi in contributi e tasse, liberalizzare e sburocratizzare l’attività di impresa (così si possono ridurre anche gli impiegati), un mercato del lavoro senza regole e con tanti contratti precari immediatamente revocabili.
Vedete qualcosa di familiare in quel che sta avvenendo dappertutto?
Diciamo la verità. Dobbiamo ringraziare Arnault (e soprattutto chi ha reso pubblica la sua richiesta di cambio di cittadinanza). Se non si fosse “esposto” non avremmo avuto un esempio così chiaro per illustrare una categoria…

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