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Monti contro il “populismo”? No, contro l’antagonismo

Monti contro il populismo, hanno titolato tutti. Con un occhio a Grillo in Italia e a movimenti non meglio classificabili in altri paesi. Ma lo stabismo dei media nostrani è notorio. Quidi siamo andati a leggerci le dichiarazioni autentiche, non fidandoci dei soli titoli. E abbiamo trovato una realtà ovviamente diversa.

Il premier Mario Monti dopo l’incontro a Cernobbio con Van Rompuy ha lanciato una proposta volta a contrastare le forze anti-Ue: “contro il rischio di fenomeni che possono portare alla disintegrazione dell’Unione Europea” il premier propone una riunione dei Capi di Stato e di governo pensata appositamente.
La riunione si terrebbe in un luogo simbolico, a Roma, Al Campidoglio, lì dove proprio i Trattati di Roma furono firmati ormai nel 57. Con l’assenso del presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, Monti ha perorato la sua causa ribadendo ancora una volta che in Europa “c’è il rischio che mentre la costruzione europea si perfeziona, si producano grandi, crescenti e pericolosi fenomeni di rigetto e di antagonismo” con “populismi che mirano alla disgregazione” nei diversi Stati membri.

I nemici individuati sono insomma due, non uno. E per primo viene citato l’antagonismo, come si conviene a uno che di schieramenti di classe se ne intende.

Il trattamento riservato ai lavoratori dell’Alcoa che si preparavano a venire a Roma è per molti versi paradigmatico. Questo potere sovranazionale e politicamente irresponsabile sa benissimo da dove venga la minaccia vera per gli assetti capitalistici: dalle contraddizioni radicali che la sua stessa politica economica scatena. E quindi, occhio agli operai, ai lavoratori in genere. Che vanno blanditi o preferibilmente minacciati, intimiditi con “pacchi bomba” piazzati da servizievoli servizi, “inflitrati” da altrettanti servizievoli servizi quando cominciano a cercare di coordinarsi con altre vertenze similari.

Impedire che la lotta si generalizzi, del resto, è il primo comandamento del potere politico in regime capitalistico.

Poi vengono i “populismi” – grillini o leghisti – che sono anch’essi una variabile nota nella storia. Ma che raramente hanno rappresentato un pericolo per gli assetti di classe. Anzi, alla fine – come dimostrato ampiamente dalla “terribile” Lega Nord – risultano strumenti efficaci di controllo sul popolo, con un ceto dirigente ampiamente sensibile alle lusinghe del benessere economico.

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1 Commento


  • pierluigi

    Semplificare grillismo= leghismo vuol dire essere piu’ cechi di una talpa…in comune hanno solo il fatto di essere nati come realta’ locali; quanto al populismo e’ un termine strausato solo per ghettizzare l’insoddisfazione popolare …. oltretutto molte battaglie sono simili alle vostre ….se questo vi da fastidio …potete sempre rivolgervi a Bersani e finti- sinistroidi…

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