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Cancellieri, il ministro della repressione sociale

Questa intervista a La Stampa è tutta da leggere e da studiare. C’è davvero un compendio della filosofia di questo governo.
L’altro ieri, all’incontro con i sindacati, Mario Monti aveva spiegato che la “crescita”, quindi un maggiore benessere che si spande selettivamente a tutta la società, non è cosa che il governo debba o voglia incentivare. Spetta solo alle imprese provarci, con i sindacati che devono far di tutto per aiutarle a fare profitti.
Ora il ministro dellinterno spiega che, siccome loro “tecnici” non sanno vender palle (“sogni”) come la “vecchia politica”, le tensioni sociali “purtroppo” inevitabili dovranno esser tenute sotto controllo dai sindacati, coadiuvati se possibile dai partiti. Perché a loro “tecnici”, tecnicamente, spetta solo di intervenire quando il conflitto esorbita dai confini che loro stessi avranno stabilito. E in quel caso loro distribuiranno solo mazzate, perché la polizia non è mica un ammotizzatore sociale…

“I partiti erano un cuscinetto contro le tensioni sociali”

GUIDO RUOTOLO
napoli

La risposta è immediata: «Cosa mi preoccupa di più? La fragilità della Sardegna, Taranto, la Tav». Il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, alla vigilia del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, passa in rassegna i punti critici per la tenuta dell’ordine pubblico e della legalità nel Paese.

Ministro, mettiamo che sia un giorno come gli altri. Una coppia con una bambina di 18 mesi cammina per strada, a Milano. Arriva un killer e mira: prima la donna, poi l’uomo. Una spietata esecuzione. Si salva solo la bambina. E’ normale che accada questo a Milano, un giorno di settembre?

«Certo che non lo è. Non lo è doppiamente perché è avvenuto a Milano. Episodi come questi amplificano la percezione dell’insicurezza tra i cittadini, con una rappresentazione della realtà distorta. Voglio assicurare i milanesi: le forze dell’ordine verranno quanto prima a capo di questo duplice omicidio. Milano deve sentirsi sicura».

La pista individuata porta alla droga. Se a Milano si spara per la polvere bianca, a Scampia, Napoli, si combatte una guerra di camorra…

«Ho letto che il governo sarebbe intenzionato a mandare l’Esercito a Scampia. E’ una notizia totalmente infondata. E’ vero invece che vogliamo intensificare la prevenzione, l’intelligence, il controllo del territorio da parte delle forze di polizia».

E in Calabria, in cinque giorni, cinque commissioni d’accesso in altrettanti comuni per decidere il loro scioglimento per infiltrazione mafiosa…

«E’ così. Un quadro complicato e delicato, che impone maggiore attenzione e vigilanza. In Calabria esiste un delicato problema di particolare sensibilità e che coinvolge i rapporti della criminalità mafiosa con gli enti locali. La decisione sullo scioglimento di Reggio Calabria è ormai in via di definizione».

Insicurezza sociale e ordine pubblico. E’ difficile trovare un punto di equilibrio.

«Il messaggio che dobbiamo dare ai cittadini è quello della fiducia e del senso di responsabilità. Domani (oggi, ndr) affronteremo nel Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza con molta serenità tutti i punti di crisi. Una disamina a 360° dei focolai di possibile tensione».

Il Viminale in questo momento di forti tensioni sociali provocate da drammatiche crisi aziendali, con la prospettiva di chiusura e di disoccupazione per 30.000 lavoratori, rischia di ritrovarsi con il cerino in mano…

«Noi comunque non vogliamo abbandonare la strada che abbiamo scelto: iI dialogo, ascolto, soluzione dei problemi. Mi rendo conto che chiediamo ai cittadini un maggiore senso di responsabilità per affrontare problemi le cui responsabilità vanno ricercate altrove, e non sono certo imputabili ai lavoratori. Ma è l’unica strada possibile. Non abbiamo la bacchetta magica per risolvere d’incanto i problemi».

Con il governo dei tecnici, non è possibile promettere l’impossibile. Questo significa che i problemi rischiano di trasformarsi in questione di ordine pubblico?

«La vecchia politica ha svolto un ruolo di “cuscinetto” tra le tensioni sociali e la risoluzione dei problemi. Noi siamo, al contrario, incapaci di vendere sogni, facciamo i conti con la dura realtà e di questo, sono convinta, i cittadini cominciano a esserne consapevoli».

E dunque chiedete un atto di fiducia cieca ai lavoratori? Che dovrebbero rassegnarsi a trovarsi senza lavoro?

«Non dico questo. Chiedo a tutti un grande senso di responsabilità e di fiducia. Sono convinta che questo governo meriti questa fiducia. Lo sforzo deve essere corale. Occorre individuare un percorso di uscita dalla crisi. E laddove non è possibile, occorre attivare ammortizzatori sociali. Sapendo però che dobbiamo andare avanti con il risanamento economico e finanziario del Paese».

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