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Elezioni, Casapound va alla guerra

Da qualche giorno, in giro per le strade di Roma, è impossibile non notare un manifesto. “L’unico voto utile”, c’è scritto a lettere cubitali nel mezzo, mentre sotto c’è la tartaruga di CasaPound. Dopo aver annunciato all’inizio dell’anno la loro presenza alle comunali romane dell’anno prossimo, i “fascisti del terzo millennio” si preparano anche all’imminente sfida elettorale della Regione Lazio. La vicenda di ‘er batman’ e delle dimissioni della Polverini è nota a tutti, e così mentre il centrodestra cerca di rimettere insieme i cocci del Pdl e di trovare un candidato quantomeno credibile, Gianluca Iannone e i suoi affilano le armi, con un sogno nel cuore: raccogliere i voti della destra sociale che poco più di due anni fa consegnarono la regione a Renata Polverini. Impresa complicata, certamente, perché difficilmente CasaPound riuscirà a raccogliere molto – i sondaggi, per dire, non li prendono ancora neanche in considerazione –, ma in un momento come questo, con i partiti in profonda crisi d’identità e di consenso, non sono da escludere sorprese.

E allora, giù con i proclami e gli attacchi serrati: il probabile candidato del Pd, Nicola Zingaretti, è un “megalomane spendaccione”,  mentre sul caso Fiorito l’invito è a smettere “di dare ostriche morali al tuo grande parassita interiore”, questo perché il Pdl metterà in lista “le solite facce” e  che sarebbe meglio per loro andare in giro “con un passamontagna calato sul volto”.

“Ci presenteremo agli elettori – scrive Iannone in un comunicato – forti di quello che abbiamo fatto in dieci anni di attività sul territorio di Roma, senza finanziamenti pubblici e occulti, e basandoci solo sulle nostre forze”.

Le stesse forze che, ad esempio, ha portato l’associazione “di promozione sociale” a ottenere uno sconto di 11 milioni e 800mila euro (tutto il valore dell’immobile) sullo stabile occupato in via Napoleone III, il bastione centrale di CasaPound. Loro smentiscono, ma una conferma è arrivata quest’estate addirittura dal consigliere comunale in quota Pdl, Luca Gramazio: “Si tratta di una delibera che verrà collegata a bilancio. Il Campidoglio non spenderà nulla per acquisirlo perché è uno scambio patrimoniale tra l’Agenzia del Demanio e il Comune”. Insomma, chi tirerà fuori questi soldi non è ancora chiaro, l’unica cosa certa è che, in un modo o nell’altro, l’enorme palazzone occupato nei pressi di piazza Vittorio passa senza spendere il becco di un quattrino nelle mani di quello che ormai è un partito politico a tutti gli effetti.

Ora che l’ex amica Renata Polverini si è dimessa e che Alemanno difficilmente riuscirà a vincere di nuovo le comunali, CasaPound ha deciso di fare un calcolo “da prima repubblica”, scaricando tutti e provando a riempire il vuoto lasciato da un centrodestra alle corde.

Le altre forze utilizzate dall’associazione parlano di condanne e comportamenti violenti, giusto per sottolineare un altro tratto distintivo nei confronti del Pdl: quelli di prima rubavano e vogliono continuare a farlo, noi, nel dubbio, meniamo.

Così, passa in gloria l’aggressione al direttore finiano del “Futurista”, Filippo Rossi, reo di aver scritto parole di fuoco contro Iannone e soci. “E’ stata una discussione tra vecchi amici che non lo sono più – ecco l’inquietante difesa –, la ricerca di un chiarimento verbale è finita in un gesto di marinettiana memoria. Quante storie per uno schiaffone futurista”. Dei rei confessi, in pratica.

Tutto questo mentre l’uomo che guida quest’allegra brigata nel mare in tempesta della campagna elettorale, Andrea Antonini, è al centro di una complicata indagine su alcune false dichiarazioni a un funzionario dell’anagrafe, con tanto di ipotesi accusatoria che parla di favoreggiamento. Secondo l’accusa, Antonini e Pietro Casasanta (responsabile della protezione civile griffata CasaPound), nel 2008, sarebbero riusciti ad ottenere una carta d’identità falsa per Mario Santafede, un narcotrafficante legato alla camorra, latitante da quasi un decennio e inserito dal Viminale nella lista dei 100 ricercati più pericolosi. Il berlusconismo spostato ancora più a destra, nell’ennesima riproposizione dell’ormai consolidata fratellanza tra politica e criminalità organizzata. Un particolare edificante per chi si propone di spazzare via il vecchio ordinamento corrotto.

Per non farsi mancare nulla, poi, c’è Alberto Palladino, dirigente dell’associazione nel IV Municipio di Roma, che è stato condannato a due anni e otto mesi di reclusione per l’aggressione a un gruppo di giovani del Partito Democratico.

Un liberale, Piero Gobetti, parlava del fascismo come dell’autobiografia di un popolo, quello italiano, ma non avrebbe mai immaginato che ancora, a settant’anni dalla fine del regime, ci si sarebbe ritrovati di fronte alla stessa identica situazione: da una parte un sistema marcio di malaffare imperante, e dall’altra i soliti squadristi.

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