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Profumo conferma: “24 ore di insegnamento pagate 18”

Il “ragionamento”, diciamo così, è elementare; ma condito con le solite frasi vuote riperticate in qualche manuale di retorica per signorine di buona famiglia. “Chiediamo un atto di generosità”, naturalmente “l’equità” (con le maestre elementari che già fanno 24 ore settimanali: 22 “frontali” e 2 di programmazione). Inutile spiegare a uno che è stato Rettore che le ore “frontali” sono solo una parte del lavoro docente (gravato strutturalmente di consigli, scrutini, correzione compiti, preparazione delle lezioni, ecc); lo sa benissimo. L’intenzione è perciò di “far male”: alla scuola, ai docenti, agli studenti. Più ore frontali, infatti, significano meno cura dei dettagli, un rapporto con gli studenti meno personalizzato, sbrigatività anche nella correzione dei compiti, ecc.
Trasparente la logica complessiva in cui sono inseriti gli interventi di “riforma” degli ultimi venti anni: fare della scuola pubblica un impasto incoerente, alla fine incapace di “formare” soggetti portatori di “sapere critico” (semplicemente: non solo ritenere un certo numero di nozioni, ma anche capacità di interrogarsi sulla correttezza o meno – o del carattere storico ed evolutivo – delle nozioni apprese). Mentre il compito di formazione della classe dirigente passa integralmente a scuole e università private, dove la soglia del censo è la prima prova da affrontare.
Patetici, infine, i tentativi di motivare le “24 ore” con l’esigenza di ridurre gli “spezzoni orari”, affidati in genere ai supplenti precari o ai docenti di ruolo per “completamento cattedra”. Un orario più lungo comporterà un aumento del numero degli “spezzoni” (in molti casi, già oggi, è difficile assegnare cattdre di 18 ore nello stesso istituto). E la necessità di “completare le cattedre” – oltre al mancato rinnovo delle supplenze per molti precari – costringerà un numero enorme di insegnanti a correre tra due o tre scuole diverse. Un fenomeno già oggi esplosivo (specie per le materie con poche ore frontali nella stessa classe), ma che con l’aumento di orario coinvolgerà praticamente quasi tutto il corpo docente.
Non c’è solo un problema di orari e di costi (il tempo di spostamento tra un scuola e l’altra, benzina a usura dei mezzi privati, ecc), ma soprattutto di allentamento del rapporto tra docenti e istituto (con i colleghi, con gli studenti, con i genitori). In una parola: abbassamento della qualità.
Infine, l’elemento stipendiale non sembra davvero minimale: un aumento del 30% dell’orario “frontale” senza un corrispettivo monetario – rinviato a “quando la crisi sarà finita”, probabilmente mai – è un insulto sanguinoso; specie dopo sei anni di blocco del rinnovo del contratto e di congelamento salariale che hanno già prodotto una perdita di potere d’acquisto nedia di 6.000 euro annuali a persona.

Scuola, gli insegnanti lavoreranno più ore e Profumo dichiara guerra ai diplomifici

Le norme nel ddl Stabilità volute dal ministro dell’istruzione: l’orario di ogni docente passerà da 18 a 24 ore a settimana. Le proteste del Pd: si perderanno migliaia di supplenti. Norme più restrittive per le paritarie. Rivoluzione nella ricerca: 12 enti unificati, insorgono i sindacati

di CORRADO ZUNINO – da La Repubblica

Il Profumo del bastone, “in Italia ci vuole più bastone che carota”, vara una serie di articoli nella legge di stabilità che cambieranno ancora la scuola e la ricerca. E alimenteranno un pacchetto polemiche di alta intensità in una scuola italiana già ribollente e alla vigilia dello sciopero Cgil.
Innanzitutto il ministro dell’Istruzione chiede agli insegnanti delle scuole di ogni grado (dalle elementari alle secondarie) di aumentare il numero di ore lavorate a parità di stipendio, portandole da 18 a 24 ore a settimana (alle elementari questo è già l’orario di fatto). Un aumento consistente, pari a un terzo dell’orario oggi in vigore.
Per il ministro bisogna portare il livello di impegno dei docenti sugli standard dell’Europa occidentale: la scelta di governo toglierà spazio a molte supplenze (sia quelle brevi che i cosiddetti spezzoni) e con il risparmio ottenuto si gireranno risorse sull’edilizia scolastica e sulla formazione dei docenti. Il ministro Profumo parla di scuola “meno chiusa e più europea”, ma rimanda ad occasioni future “il giusto aumento delle retribuzioni”.
Il Pd, avverso all’ennesima riforma, ha contabilizzato in 6.400 la perdita di insegnanti supplenti. “E’ la scuola che ha pagato l’86% del risparmio della spesa statale”, dice Francesca Puglisi, responsabile scuola del Partito democratico.
La contropartita offerta dal ministro ai sindacati, e ai docenti, è quella di aumentare il periodo di ferie estive: quindici giorni in più. Oggi la classe insegnante ha a disposizione un mese di riposo in media, ma spesso nel periodo estivo l’attività lavorativa è ridotta (se non nulla) e quindi i docenti risultano in lavoro anche se di fatto non sono impegnati. Profumo offre uno scambio: 45 giorni di ferie certe da una parte e un aumento di 75 minuti di lavoro al giorno nei mesi del calendario scolastico. La novità oraria è legata, se pur indirettamente, all’ultimo taglio richiesto dalla legge di stabilità al ministero dell’Istruzione: 184 milioni.
Ci sono novità anche sul fronte delle scuole paritarie (religiose e no). Il livello medio testato dal ministero è troppo basso, lontano da quello garantito dall’istruzione pubblica, e troppo spesso le paritarie vengono utilizzate come luogo di accesso facile verso la maturità. Il ministero ha deciso di introdurre una serie di obblighi da certificare: per trasferirsi in una scuola paritaria bisognerà avere la residenza nell’area dell’istituto privato o avanzare giustificazioni serie per chiedere lo spostamento. “I diplomifici usciranno naturalmente di scena”, dicono al ministero.
Infine, si assiste a una vera e propria rivoluzione nel mondo della ricerca pubblica. I dodici enti di ricerca sono stati di fatto soppressi e riorganizzati in un Centro nazionale di ricerche. Una sorta di “super Cnr bis” che affianca il Consiglio nazionale, taglierà costi e consigli di amministrazione “senza togliere posti di lavoro”, assicura ancora Profumo.
Il modello di ricerca ispiratore è quello tedesco, e consentirà una “razionalizzazione anche delle sedi”. Significa l’addio graduale ad alcuni palazzi. Insorgono i sindacati di base. L’Usb annuncia la partecipazione in massa di ricercatori e dirigenti degli enti di ricerca al No Monti day del 27 ottobre. “Un ministro e un governo in scadenza di mandato e con le elezioni politiche alle porte non possono assumere decisioni che incideranno sul sistema della ricerca pubblica per i prossimi anni”, sentenzia invece Mimmo Pantaleo, segretario della Cgil scuola.


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4 Commenti


  • antonella

    Comunque gli e le insegnanti si meritano questo e lo dico da insegnante precaria da 12 anni. Bisogna riconoscere che siamo una categoria professionale di pavidi e pavide, incapace di lottare, protesa solo verso quel miserabile posto di ruolo al riparo del quale ci si è sempre sentit* protett*. Non una parola o un abbozzo di conflitto quando si demoliva la didattica, quando si conferiva un potere sempre maggiore ai dirigenti scolastici, quando si esautorava, di fatto, il contratto nazionale collettivo. Niente, tutti e tutte a testa bassa, a fare le ore eccedenti a gratis pur di non avere contrasti con il dirigente e di ottenere il sabato libero. Tutt* in classe a ripetere la lezioncina frontale mentre gli studenti prendevano manganellate in piazza e denunce per protestare contro la riforma Gelmini e se qualcun* lo faceva notare e si imbufaliva per questa pusillanimità veniva pure mobbizzat*. I miei cari colleghi e le mie care colleghe, con il beneplacito dei sindacati confederali e non solo, hanno permesso docilmente che si facesse carta straccia del contratto nazionale collettivo e che si riducesse la didattica a una quizzettata alla gerry scotti. Adesso li vedo aggirarsi spauriti per i corridoi che si chiedono increduli: che ci accadrà? chi di noi sarà in esubero? diventeremo come gli esodati? E su dai, che per quelle ore in più vi alzeranno lo stipendio di una cinquantina di euro, così tutto tornerà a posto: voi avrete la vostra piccola gratificazione economica, i sindacati potranno gridare di aver ottenuto una vittoria e il governo potrà vantarsi di aver risolto la piaga del precariato, eliminandolo fisicamente.


  • lilipi3

    Va bene anche arrivare a più di 18 ore, ma non necessariamente a 24, se le ore eccedenti vengono pagate(come oggi avviene), sono conferite su base volontaria e per alcune discipline permettono la formazione di cattedre più razionali, salvaguardando la continuità, invece di creare accozzaglie di ore, insegnamenti e classi, come oggi avviene seguendo criteri ragionieris tici in molte scuole. Di contro andrebbe incentivato il part-time per chi svolge una libera professione. Si deve salvaguardare la QUALITà della Scuola pubblica, invece di sacrificarla per non toccare privilegi di altri settori


  • melinagiuliano

    penso che la cosa più giusta da fare in questo momento è fare una breve riunione in cui si stabilisce di ridurre ,e ,non di poco, gli stipendi esorbitanti dei lor signori, nonchè l’ azzeramento totale dei privilegi; si devono educare: al mattino si va a lavorare coi mezzi propri, come tutti! Non se ne può più di mantenerli a vita!


  • Domenico

    Cosa succederà per quelle materie che si insegnano di pomeriggio (ad es. Strumento Musicale nella Scuola Media)? A che ora si comincerà a fare lezione e a che ora si finirà? Alcuni alunni dovrebbero far lezione dalle ore 19.00 alle 20.00…? A me sembra che il governo sia ormai completamente fuori di testa. Devono andarsene via subito prima che demoliscano definitivamente l’Italia. E’ ora che ci facciano scegliere i nostri governanti. A proposito: quante ore di lavoro faceva Fiorito alla Regione Lazio?…E quanto era il suo stipendio? Quanto lavora il ministro Profumo per partorire queste assurdità? Quanto guadagna? VERGOGNA!

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