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Ravenna: No Tav in corteo contro la multinazionale della devastazione

I primi blindati della polizia sono arrivati davanti alla sede della Cmc di Ravenna a metà mattinata. Per tenere sotto controllo la manifestazione di oggi pomeriggio la Questura ha chiesto i rinforzi e ha mobilitato 450 agenti; lungo il percorso sono stati rimossi tutti i cassonetti e sono stati sigillati anche i tombini. E per fare terra bruciata attorno ai manifestanti e alimentare un clima di paura totalmente ingiustificato, dopo gli articoli di stampa e le dichiarazioni allarmistiche dei giorni scorsi questa mattina la Questura «ha consigliato la chiusura degli esercizi al passaggio del corteo», mentre il Comune ha disposto la chiusura anticipata delle scuole del centro.

Un migliaio di manifestanti si sono concentrati dalle 14 nel piazzale davanti alla stazione ferroviaria, provenienti dalla val di Susa e da Torino ma anche da varie altre città del centro nord. Obiettivo della protesta la multinazionale della devastazione ambientale, quella “Cooperativa Muratori e Cementisti” che si è aggiudicata molti degli appalti per le grandi opere sulle quali hanno puntato nel tempo prima i governi di centrosinistra, poi quello di centrodestra e oggi anche, nonostante austerity e spending review, anche quello Monti. La CMC gestisce in primo luogo il raddoppio della base statunitense di Vicenza e la grande torta della linea ad alta velocità tra Torino e Lione. Alla quale il governo cosiddetto tecnico ha destinato proprio in questi giorni altri 800 milioni di euro sottratti alla spesa sociale, alla sanità, alla cultura, alla scuola.

Il corteo è partito intorno alle 15,30: ai manifestanti è stato proibito il passaggio nel centro storico della città con la scusa dello svolgimento del Festival Europeo del pane. Ma la marcia è potuta comunque arrivare a pochissima distanza dalla storica sede della Cmc in via Trieste, fortemente blindata dalla Polizia e dai Carabinieri in assetto antisommossa. Durante il corteo, determinato ma pacifico, sono stati gridati slogan con la Cmc, la Tav, le basi militari, e il PD. Slogan anche contro la partecipazione della Cmc ai lavori di costruzione del muro dell’apartheid in Palestina da parte di Israele. Scarsa la partecipazione di cittadini di Ravenna, mentre c’erano centri sociali e collettivi di tutta l’Emilia Romagna e quelli che si battono contro l’Expo di Milano.
Davanti ai cancelli della cooperativa, ribattezzata ”Cemento morte e corruzione”, i manifestanti hanno allestito sistemato del terriccio sul quale sono state piazzate alcune piantine. Un segno di protesta, hanno spiegato, contro la cementificazione selvaggia di cui l’azienda sarebbe responsabile.

A dimostrazione di una linea nota da tempo su questi temi, la direzione del Pd di Ravenna ha dichiarato la propria completa solidarietà nei confronti dei ”soci e dipendenti della cooperativa Cmc oggetto di una protesta ingiusta. C’e’ la sensazione che troppi ignorino la storia e la ricchezza di un’etica e una cultura che stanno alla base del movimento cooperativo ravennate, di cui la Cmc é parte integrante”. Un sostegno scontato, quello del PD, con una potente lobby economica il cui appoggio ha portato in questi anni all’elezioni di sindaci, consiglieri e deputati. Meno scontato e sconcertante invece il sostegno alla multinazionale del cemento giunta nelle scorse ore da parte dell’ Anpi di Ravenna il cui presidente, Ivano Artioli, ha sottolineato in una nota che ”i partigiani e patrioti che si sono impegnati” in tale cooperativa ”sono stati molti”. Una strumentalizzazione che gli iscritti all’associazione partigiani farebbero bene a contestare agli organi direttivi dell’Anpi.

Scrivono i promotori della manifestazione: “Tutti stretti alla ditta che porta ancora il nome di Cooperativa ma che da sempre coopera insieme all’economia di distruzione che ci ha portato nella crisi che viviamo tutti. La CMC che ha incassato la penale sancita da contratto se non si fosse più costruito il ponte sullo stretto di messina, quella che costruisce le basi di guerra americane,come Sigonella in Sicilia e il Dal Molin a Vicenza, la stessa che ha devastato il Mugello prosciugando le falde acquifere ed inquinando i terreni, quella che vediamo scritta sulle tute all’interno del cantiere di Chiomonte, che asfalterà Milano per l’Exp, nelle Marche e l’Umbria e nell’immancabile “affaire” Salerno – Reggio Calabria. La manifestazione è contro quella CMC lì e contro tutte le cmc che benchè dotate di codice etico e farcite di grandi paroloni, sono il braccio della devastazione dei territori e dell’economia di guerra dichiarata ai conti pubblici”.

 

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