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Pisa dice no a fascisti e spese militari

Nel 90mo anniversario della cosiddetta ‘marcia su Roma’, che diede inizio alla dittatura fascista, i gruppi di estrema destra hanno voluto festeggiare alla grande in tutta Italia, potendo contare sulle consuete – e crescenti – complicità negli ambienti della destra ‘costituzionale’. E scatenando in molti casi la sacrosanta contestazione di chi non tollera che il fascismo venga ricordato e celebrato come se niente fosse, in alcuni casi attraverso cerimonie mascherate da rievocazioni storiche o convegni.

Come a Pisa, dove la celebrazione del fascismo ha preso negli ultimi anni le forme di una non meno grave commemorazione della battaglia di El Alamein, scontro che segnò la sconfitta dei sogni imperialisti e colonialisti del fascismo in Nord Africa. Un appuntamento tradizionale spostato da Livorno a Pisa – a causa delle continue contestazioni – che richiama nel capoluogo centinaia di estremisti di destra e militari, in particolari i Parà della Folgore in congedo e altri rappresentanti di associazioni legate alla Repubblica di Salò.

Ma anche a Pisa non sono mancati chiari segni di dissenso nei confronti di chi taglia la spesa sociale ma non disdegna lauti finanziamenti alle commemorazioni di episodi tutt’altro che eroici della storia patria. “Non è possibile – il messaggio degli antifascisti – restare in silenzio di fronte a una simile parata nostalgica e a una tale celebrazione della guerra, passata e presente. Ad El Alamein nel 1942 migliaia di soldati italiani vennero lasciati morire per permettere la fuga dei gerarchi e dei generali fascisti e nazisti, fu un massacro che oggi viene mitizzato dalla propaganda militarista come un esempio di valore”.

E così ieri pomeriggio, nonostante la forte pioggia, alcune centinaia di persone provenienti da buona parte della Toscana hanno quindi sfilato nel centro della città per contestare la commemorazione del 70/o anniversario della battaglia, prendendo di mira anche la Scuola Superiore Sant’Anna sulla quale alcuni manifestanti hanno tracciato scritte contro l’industria degli armamenti e della guerra. Tra i graffiti tracciati con le bombolette spray ‘Ricerca di guerra’ e ‘Sant’Anna assassina’ mentre alcuni portoni laterali dell’istituto controllato da Finmeccanica sono stati coperti di vernice rossa a rappresentare il sangue versato nelle guerre alle quali le truppe italiane partecipano da anni. Nel mirino dei contestatori soprattutto alcune attività di ricerca della Scuola Superiore, tra queste l’esoscheletro elaborato per applicazioni militari nel tentativo di espandere le capacità difensive e offensive dei soldati.

Il corteo, aperto da uno striscione sul quale campeggiava la scritta ‘El Alamein, niente da commemorare. No guerra no spese militari’, ha poi proseguito la marcia guardato a vista da un esagerato schieramento di Polizia e Carabinieri.

Oltre che contro i rigurgiti fascisti e le complicità trasversali di cui godono sempre più i gruppi di estrema destra, i manifestanti hanno puntato il dito contro le amministrazioni locali, gestite dal PD e dagli altri partiti di centrosinistra, che da anni investono ingenti risorse nel settore militare: dal raddoppio dell’hub militare nell’aeroporto di Pisa alla costruzione di una nuova caserma a Ospedaletto.

Già nei giorni scorsi, oltre a numerose iniziative di dibattito, i promotori della contestazione avevano temporaneamente occupato l’ex distretto militare Curtatone e Montanara e poi la Facoltà di Scienze Politiche per ampliare l’opposizione alla celebrazione di ieri. Iniziative che hanno ottenuto un importante risultato, ottenendo l’annullamento delle celebrazioni nella centralissima e prestigiosa Piazza dei Miracoli.

Mentre nel centro di Pisa sfilavano gli antifascisti, all’interno dello Stadio cittadino il Ministro della Difesa Giampaolo Di Paola si prendeva i fischi dei fascisti che lo rimproveravano per la scarsa attenzione che starebbe dedicando ai Marò arrestati in India dopo aver mitragliato dei poveri pescatori ‘scambiati’ per pirati. Da parte sua per infarcire di retorica il suo intervento il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il generale Claudio Graziano, ha potuto utilizzare la recente morte in Afghanistan dell’Alpino Tiziano Chierotti.

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