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Cusago: “il questore Savina deve dimettersi”

Non sembrano destinate a spegnersi rapidamente le polemiche scatenate dal violento e sconclusionato intervento delle forze dell’ordine contro alcune migliaia di giovani che partecipavano ad un rave a Cusago, in provincia di Milano. Anche perché le condizioni della ragazza operata per rimuoverle un’emorragia cerebrale continuano ad essere gravi – è ancora in coma farmacologico – e dalle testimonianze degli organizzatori dell’evento e di alcuni partecipanti emerge un quadro assai preoccupante su quanto accaduto. Un misto di disorganizzazione, superficialità e violenza gratuita nell’intervento di Polizia e Carabinieri.

Racconta commentando un nostro articolo Federica: “Innanzi tutto, all’arrivo lo stesso carabiniere che bloccava le macchine ci ha detto (testuali parole): “ragazzi le macchine devono stare fuori, disposizione del comune, voi siete autorizzati ad entrare, la festa è già iniziata, son tutti dentro…”questo cosa sta a significare?era una presa in giro?! una trappola x topi… Comunque entriamo e di anomalo non accade assolutamente nulla! io so solo che mi sono ritrovata4di loro davanti, inferociti, sembravano loro strafatti di sostanze eccitanti e mi hanno presa e scaraventata letteralmente a qualche metro di distanza per ben 2volte, mi hanno alzato il manganello..ero disarmata e a mani alzate…non ho mai visto tanto odio e rabbia in volto ad una persona….del tutto gratuita. Ho cercato di parlare con i pompieri e alcuni colleghi degli agenti anti sommossa una volta al di fuori del capannone ma le uniche risposte sono state: “mi dispiace”, “non sono stato io (!)” e la risposta più intelligente alla domanda “ma vi rendete conto, cosa state facendo?” è stata di un agente, completamente irriconoscibile, che mi alza il dito medio e si fa figo con i suoi (…) Sono allibita. il mio amico per aiutare un altro ragazzo a terra, è stato manganellato…noi eravamo in ambulanza con Michela, la ragazza di 22 anni in coma….ma quale inciampo????? il ragazzo con lei era fuori di sè, ha raccontato delle lesioni provocate dai manganelli della polizia! l’han presa in testa… (…) Non facciamo insabbiare e camuffare la notizia come se non fosse successo nulla….ero lì…e sembrava l’apocalisse…..gente rincorsa dai manganelli….sangue, urla…sono stati degli animali. non noi giovani che eravamo lì a festeggiare e a ballare. non stavamo facendo del male a nessuno, NOI”.

Racconta sul nostro sito un altro dei partecipanti alla festa finita con le cariche, il lancio di lacrimogeni e scene di guerriglia urbana: “Per quanto riguarda l’organo di polizia ha combinato un bel casino, nessuno parla del lacrimogeno dentro l’ambulanza nessuno parla delle manganellate alla ragazza in coma farmacologico nessuno parla del Carabiniere che si mette a sparare in aria, nessuno parla del modo in cui ci hanno trattato peggio delle bestie. Loro non erano entrati li per sgomberarci ma per massacrarci di manganellate. Io personalmente ho preso una scudata ad un posto di blocco mentre me ne andavo dal delirio, per non parlare del furto di un macbook di proprietà dei dj. Io penso che il questore debba dimettersi dopo il casino che ha combinato”.

Il tentativo da parte delle autorità di pubblica sicurezza e politiche di derubricare quanto avvenuto a notizia di cronaca locale non è riuscito, e ormai da più parti si levano richieste di dimissioni per il Questore di Milano. Il 59enne Luigi Savina è tornato nel capoluogo lombardo da appena un mese, ma si è dato molto da fare. In una repressione che ha preso di mira indiscriminatamente occupanti del centro sociale Lambretta, ragazzini delle scuole alla prima manifestazione, tifosi allo stadio, inquilini di case occupate e partecipanti ad una festa nel piccolo paese alle porte di Milano non aveva creato né fastidio né scompiglio fino all’intervento di circa 150 celerini. Tutti manganellati e sgomberati.
Un breve e solo parziale riepilogo delle gesta del nuovo questore lo traccia sui siti di movimento di Milano Luciano Muhlbauer, esponente politico della sinistra meneghina: “Tralasciamo per un attimo le botte agli studenti per non farli arrivare sotto gli uffici di Roberto Formigoni del 5 ottobre, per concentrarci invece sull’ultima settimana. Lunedì 22 ottobre, nel quartiere San Siro, è andato in scena lo sgombero di un appartamento nella case popolari, occupato da una famiglia, e si è presentato anche il reparto mobile della Questura. Ahinoi, non è la prima volta che accade, ma la violenza dell’intervento contro il presidio solidale, composto da abitanti delle case e da attivisti del Cs Cantiere, è stato senz’altro di un’intensità non consueta. Manganelli che volavano, teste spaccate e, poi, quella scena ripresa in un video, dove una ragazza viene gratuitamente e violentemente picchiata da un uomo in borghese. (…) Dopo lunedì è arrivato martedì e con esso, un po’ a sorpresa, visto che erano passati solo pochi giorni dallo scambio pubblico di lettere tra Comune e Questore sull’argomento, è scattato anche lo sgombero del Lambretta di piazza Ferravilla. Per fortuna, questa volta, di teste spaccate non ce n’erano, forse in ragione del fatto che diversi ragazzi erano minorenni, ma alla fine è stato ristabilito il vuoto ed impedito ogni dialogo”.

Nella vicenda si inserisce ora anche l’Amministrazione Comunale di Cusago, guidata da un sindaco del Pdl che ha trovato il tempo – e la faccia tosta – per ringraziare in un comunicato «le Forze di Polizia e dei Carabinieri che sono intervenute per mantenere l’ordine in questa inattesa e pericolosa situazione. Si ricorda che i “rave party” non sono legali, vengono organizzati con tam tam via web non visibili e muovono un numero di giovani enorme».

Intanto sono previsti questa mattina davanti al gip di Milano Luigi Varanelli gli interrogatori di garanzia dei quattro giovani arrestati durante lo sgombero del capannone di Cusago. I quattro, rinchiusi nel carcere di San Vittore, sono accusati di resistenza a pubblico ufficiale e violenza. 

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