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Via anche l’Ipca per abbassare i salari

Tra i criteri per l’”aumento della produttività” viene inserito infatti anche “il depotenziamento degli automatismi e in particolare anche la rinuncia dell’indicizzazione ai prezzi in via automatica”.

Durante un’audizione al Senato, con il ministro dello sviluppo economico, Corrado Passera, ha poi affermato, “e’ stata enunciata una serie di indicatori che poi saranno precisati”.

Gli indicatori sono il “maggior peso della contrattazione aziendale rispetto a quella nazionale; il depotenziamento degli automatismi; la possibilità di utilizzare strumenti come l’apprendistato; l’uso flessibile degli orari e la redistribuzione delle mansioni”.

Ricordiamo che l’Ipcs è un sistema di indicizzazione salariale solo lontano parente dell’antico “punto di contingenza”, che copre a malapena un terzo dell’aumento dei prezzi dovuto all’inflazione. Come sa chiunque confronti la sua busta paga di questo mese con quelle degli ultimi due o tre anni (a meno che non abbia avuto rinnovi contrattuali o scatti di carrierea) il livello del salario non aumenta praticamente più, se non per numeri marginali (qualche euro).

Inserire quindi la cancellazione dell’Ipca tra gli elementi che farebbero “aumentare la produttività” significa dichiarare che non si sta parlando affatto di “maggiore produttività” (in genere dovuta all’innovazione tecnologica nel processo produttivo), ma semplicemente di minor costo della forza lavoro.

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1 Commento


  • elisa

    loro stanno adottando misure drastiche che colpiscono soltanto i redditi certi e fissi cioe’ dei dipendenti sia esso publici e o privati e non solo ma hanno abbassato anche l’indicizzazione del calcolo di pensione, creando cosi’ una disparit’ di trattamento e di diritti che sono iniqui…un governo questo incapace di provvedimenti radicali che potrebbero portare si’ un’introito alle casse dello stato. per esempio potrebbero livellare il costo delle pensioni dopo un certo reddito…se pensate a gente che da anni prensono pensioni esorbitanti,,non avendo affatto versato contributi che garantiscono quelle cifre..oppure introdurre una patrinoniale che tanti reclamano e oppure tasssare le operazioni finanziarie, oppure introdurre una tassa alle societa’ che producono prodotti a denomiazione controllata “made in Italy”ma che di fatto vengono fabbricati e costruiti all’estero…e tante piccole altre cose…e vorrei dire ai te4cnici che la smettessero in barba a cio’ che pensa la maggioranza degli itaiani, di continuare con questa politica del rigore che paghiamo solo noi…oltre a tutte le rtasse indirette che ci troviamo sulle bollette…enel. gas… acqua..spazzatura..IMU, sigarette petrolio,,,non se ne puo’ piu’,, costringendoci ad impoverirci e di lavoro non se ne vede l’ombra, anzi chiusure uno dietro l’altra

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