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Roma. La marcetta di Casapound a rischio flop

Un giorno prima delle primarie del Pd scenderanno in piazza i “fascisti del terzo millennio”. Una manifestazione fortemente voluta da Casapound che da un mese, ormai, sta intasando forum, mailing list e pagine di Facebook per richiamare quanti più militanti possibili da ogni zona d’Italia. L’obiettivo è soprattutto di riuscire a far parlare di sé, vista anche la tornata elettorale alle porte e la necessità del movimento – che sarà presente almeno alle regionali del Lazio e alle comunali di Roma – di farsi sentire in qualche modo è urgenitissima, visto che l’organizzazione di Gianluca Iannone pare relegata ai margini di un autunno scaldato dalle proteste dei lavoratori e dalla mobilitazioni degli studenti.
Dentro le sedi di Casapound non sono pochi quelli che nutrono seri dubbi sulla riuscita della “marcia”, e un’eventuale figuraccia sarebbe un grave colpo ai sogni di gloria prima ancora dell’inizio ufficiale della campagna elettorale. Tra l’altro, per sabato, il meteo prevede piogge intermittenti sulla Capitale.
E così nel comunicato che annuncia “Italia in marcia” spunta fuori un minestrone di argomenti, un “cahier de doléances” vastissimo, in modo di tentare di solleticare e intercettare l’interesse di quante più persone possibile: i convocati vanno da “chi ha perso il lavoro” a chi è solidale con “i Marò dimenticati in India”. Eppoi “i lavoratori suicidati da un governo-vampiro”, quelli “tagliati fuori dai trasporti e dalle infrastrutture”, “studenti svenduti al miglior offerente”, “chi ancora crede che l’Italia sia una Nazione” e, ovviamente, chi è “contro un governo piagnone e ipocrita”.
“Sfileremo contro la casta, i tecnici, la finanza, i mercati, contro le banche e contro l’usura – aggiunge CasaPound Italia – per urlare a chi ancora non vuol sentire che il governo Monti non è la soluzione per evitare il fallimento del paese così come Grillo non è la soluzione per cambiarlo. Dimostreremo che ci sono migliaia di lavoratori, precari, pensionati, studenti che non si arrendono al canto delle sirene dell’antipolitica né si lasciano anestetizzare dal mantra moderato: un’Italia in marcia pronta a sfidare la medusa per riprendersi il suo paese”.
La logica è la stessa di Veltroni: convocare tutti – quindi nessuno –, evocare spettri e soluzioni, in un gioco retorico di “ma anche” che farebbe impallidire i migliori sofisti.
Un po’ arrabbiati – anzi, “incazzati”, visto che loro ci tengono all’etichetta – e un po’ vittimisti, gli occupanti del palazzo di via Napoleone III stanno cercando in tutti i modi un coniglio da estrarre dal cilindro. L’ultima trovata è un appello contro il fronte di forze antifasciste che ha indirizzato ad Alemanno una lettera per chiedere uno stop al corteo di sabato. Un’azione che probabilmente si rivelerà inutile, viste le coperture che il primo cittadino di Roma e la sua maggioranza hanno sempre garantito a Iannone e soci, ma che i turbodinamici fascisti del terzo millennio sono clamorosamente riusciti a trasformare in autogol: la pagina di Facebook intitolata “Sì al corteo di Casapound” ha infatti raccolto appena tremila adesioni, il che getta parecchia ombra su quella che potrà essere la consistenza della manifestazione di sabato.
Per rispondere alle proteste degli antifascisti, il sindaco Gianni Alemanno usa argomenti ‘garantisti: “Le regole sono uguali per tutti – ha detto –, per i Cobas come per Casapound, per i sindacati e per tutti i partiti politici”. E amen.

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