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Spending Review in salsa toscana

La pesantezza delle scelte di politica economica varate dal governo Monti incide sempre più nella carne viva di lavoratori, pensionati, precari, studenti, immigrati, malati.
La “Spending review”, imposta dalla troika europea e approvata in Italia da una maggioranza bipartisan (PD, PdL, UDC) agli inizi di agosto, senza che i sindacati concertativi (CGIL, CISL, UIL) indicessero contro di essa una sola ora di sciopero, è divenuta immediatamente operativa, chiarendo a tutti la drammatica consistenza dei tagli ai servizi pubblici, in termini di prestazioni e posti di lavoro.
In questo breve intervento intendiamo focalizzare l’attenzione sui tagli che la Spending review sta operando alla sanità pubblica, settore particolarmente delicato per l’immediata sicurezza degli utenti meno abbienti, cioè per la stragrande maggioranza della popolazione.
In questo campo le decurtazioni sono di una ferocia e profondità inaudita, tali da allinearci immediatamente con quelli in atto da maggior tempo in Grecia, dove le condizioni sanitarie della popolazione sono oramai messe all’indice da istituzioni internazionali a difesa dei diritti umani e sociali.
In Toscana i tagli sono ancora più duri, perché si aggiungono a quelli adottati dalle recenti Giunte regionali, che hanno abbondantemente anticipato le scelte nazionali, come denunciato da anni dal sindacalismo conflittuale e, recentemente, dai sindacati dei medici.

Sulle pagine del Tirreno del 24 novembre, i medici si esprimono in questi termini: «La Toscana ha già effettuato in quegli anni la propria “spending review”, attraverso una profonda ristrutturazione della rete ospedaliera, fino a portare i posti letto al rapporto indicato oggi dal Ministero del 3,7 posti letto per mille abitanti. Gli ulteriori tagli ci costringono ad un tasso di posti letto per mille abitanti pari a 3.15 che è il più basso in Italia». 
Del resto, è lo stesso Presidente della Regione Enrico Rossi a dichiarare alla stampa (cronaca regionale del Tirreno del 5.12.12) che: “i bilanci della sanità toscana sono i migliori del paese perché io l’ho voluto, anche con la certificazione, realizzata solo in Toscana secondo principi contabili, giudicati anche troppo rigorosi. Sfido il governo nazionale a fare la certificazione dei bilanci su tutti”.

In questa logica politica, per la quale la salute dei cittadini è trattata in termini contabili, sta la cifra della crisi della sanità nella nostra Regione, considerata – oramai non si sa più bene perché – come “eccellente”, quando non è neppure immune da scandali gravi e ruberie, come nel caso della USL di Massa, che lambisce i massimi vertici dell’establishment politico di Palazzo Strozzi.
Al danno dei tagli, si aggiunge la beffa dei furti, a copertura dei quali gli utenti dovranno con ogni probabilità sborsare altri soldi.
Se oggi i posti di lavoro delle lavoratrici della Sodexo sono in pericolo, se nei reparti degli ospedali c’è penuria di posti letto, farmaci, materiale sanitario, vitto e pulizia, se il servizio di pronto soccorso mobile è in pericolo a causa dei tagli al 118 in favore del servizio privato, si deve indubbiamente alle politiche dei governi nazionali, che da anni fanno pagare ai lavoratori le conseguenze di una crisi sistemica del capitalismo di cui non sono assolutamente responsabili. 
Ancora una volta siamo però di fronte a politiche regionali del centro sinistra che anticipano e superano le politiche neoliberiste dei governi nazionali, per la sanità in Toscana, per la scuola in Emilia Romagna, dove alcuni anni fa la legislazione regionale deliberò lauti contributi alla scuola privata, tagliando ulteriormente quella pubblica.

Di fronte a queste politiche i risultati di Renzi alle primarie nelle cosiddette regioni “rosse” destano ben poca sorpresa.
Quel che sorprende è invece il permanere in una Giunta come quella toscana di forze politiche che si richiamano al comunismo, in una fase storica nella quale i comunisti dovrebbero stare in ben altri luoghi, dando un segnale netto d’indipendenza da un centro sinistra più montiano di Monti. Un’uscita immediata da quella Giunta del PRC aiuterebbe quel partito a uscire dalle secche politiciste che lo attanagliano da troppo tempo, ma soprattutto sarebbe un contributo concreto alla crescita unitaria del conflitto contro queste politiche di lacrime e sangue.
La Rete dei Comunisti, in sinergia con le realtà politiche, sindacali e sociali che compongono il Comitato nazionale No Debito, è impegnata nello sviluppo di un fronte ampio di resistenza e di rilancio delle lotte, contro le manovre economiche varate dal governo Monti e dai suoi eredi politici. Il comune obiettivo è di superare con urgenza la frammentazione delle lotte. La forza e la determinazione dell’avversario è tale da imporre a tutte le realtà impegnate nel conflitto, un passaggio organizzativo e ricompositivo all’altezza dell’attacco, senza il quale sarà gioco facile per i governanti di oggi e di domani sbaragliare uno per uno i mille avamposti di resistenza sociale, sindacale, politica e culturale presenti nel paese.

* Rete dei Comunisti – Pisa

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1 Commento


  • MaxVinella

    Per la faccenda del “buco” di 400 mln. dell’Asl di massa il governatore Rossi è anche lui indagato dalla magistratura, con l’accusa di aver favorito per anni la falsificazione dei bilanci e l’occultamento delle perdite .

    Ovviamente l’establishment piddiino cerca di minimizzare l’accaduto, ma qui siamo presenza di fatti forse più gravi di quelli della Regione Lombardia che hanno portato poi alle dimissioni di Formigoni !!

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