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Il fattore “I”

Il magistrato Antonio Ingroia, attualmente in Guatemala per un incarico all’Onu, ha chiesto l’aspettativa al Consiglio Superiore della Magistratura per motivi elettorali. Come noto, “l’ingombrante” magistrato palermitano, soggetto di un duro scontro con Napolitano per l’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia, era stato invitato nei giorni scorsi dal sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, a candidarsi premier per il nascente “movimento arancione”. L’ex procuratore palermitano ha tenuto però a precisare che si tratta di una richiesta “cautelativa”, ed ha aggiunto: “ Ad oggi non ho deciso di essere in lizza per le consultazioni che daranno un nuovo Parlamento e un nuovo Governo al Paese. Sto ancora riflettendo“.

Ingroia nel frattempo ha firmato l’appello “Io ci sto” ed ha fatto sapere che sarà a Roma venerdi 21 dicembre al cinema Caprinica per l’assemblea degli aderenti a questa iniziativa: “Riscontro la voglia di partecipare che emerge da tanti settori della società civile. E’ questo, di per se, un bel segnale di libertà” ha affermato. All’assemblea del 21 dicembre parteciperà anche il leader dell’Idv Antonio Di Pietro il quale fa sapere che: “L’Idv avvia oggi la costruzione di una lista civica unitaria con chi si è opposto a Monti, e prima al governo di centrodestra, affinchè si possa trovare una sintesi in una lista e in un programma che si ritrova nel Manifesto “Io ci sto”, a prima firma Antonio Ingroia.” Secondo alcune fonti, il senso di questo appello sarebbe quello di tentare di lasciare aperto fino all’ultimo il rapporto con il Pd e il centro-sinistra. L’appello “Io ci sto” si articola in dieci punti. In essi, si parla di legalità e di solidarietà, di laicità dello Stato, di scuola pubblica, di antimafia, di sviluppo economico rispettoso dell’ambiente, di riduzione della burocrazia, di ripristino dell’articolo 18, di una informazione libera e di una migliore selezione dei candidati alle elezioni, di incandidabilità dei condannati e di una legge sul conflitto di interessi. Si spiega inoltre che per realizzare questi obiettivi si vuole “aprire il confronto con i movimenti e le forze democratiche del Paese”. E’ un invito, piuttosto esplicito, al Pd a dire cosa vuole fare e se prevede di voler contare su un alleanza o una interlocuzione esplicita con i firmatari e le forze che sostengono l’appello “Io ci sto”.

Nel caso che Bersani – accontentandosi di aver imbarcato Sel e Vendola – decida definitivamente di sbattere la porta in faccia alle componenti più critiche all’agenda Monti, queste scioglierebbero gli indugi per dar vita al “quarto polo” insieme a Cambiare si Può.

Dentro tale contesto, la figura di Ingroia appare ingombrante in entrambi i casi. Per Bersani e il Pd imbarcare Ingroia o anche Di Pietro significa andare in rotta di collisione con Napolitano. Per Cambiare si Può la figura di Ingroia spariglierebbe i delicati equilibri e le ipersensibilità individualiste dei professori e degli intellettuali di Alba che vedrebbero il loro protagonismo messo obiettivamente in ombra e proprio alla fine di un percorso che, con Cambiare si Può, proprio sabato 22 dicembre intendeva concludersi con la scelta di dare vita al quarto polo.

Dentro questa nervosa incertezza si muovono in modo diverso tra loro i due partiti comunisti che avevano dato vita alla Federazione della Sinistra. All’appuntamento del 21 dicembre – che precede di un giorno quello del 22 convocato dall’altro appello “Cambiare si può”- vede sia il Pdci che Rifondazione Comunista appoggiare l’iniziativa del “movimento arancione”. Ma il Prc già e con maggiore convinzione fa anche parte del percorso di Cambiare si può.
Il PdCI ha già preso la porta in faccia da Bersani e da un paio di settimane guarda con interesse agli arancioni di De Magistris ma deve fare i conti con una parte dei suoi militanti che spingono invece per dare vita al quarto polo con Cambiare si Può.
Il PRC ha scelto più nettamente questa seconda opzione – partecipando attivamente a tutti i passaggi locali e nazionali – ma capisce bene che il quarto polo può superare il quorum solo se imbarca anche arancioni, Di Pietro e Ingroia. Anche perché la presenza di Di Pietro eviterebbe la corsa forsennata alla raccolta delle firme per presentare le liste in tempi utili. Per il segretario del Prc Paolo Ferrero “Con l’appello “Io ci sto” di Ingroia la costruzione del quarto polo fa un ulteriore passo in avanti e sta diventando realtà: si parte!”.

Un ottimismo rispettabile quello di Ferrero, che potrebbe forse riaprire le porte al rientro in parlamento di una pattuglia di deputati e senatori di sinistra in opposizione all’Agenda Monti. La situazione in Grecia, Spagna e Portogallo ha dimostrato che esiste uno spazio politico per la crescita della sinistra radicale (i risultati di Syriza, Izquierda Unida, alleanza tra Pcp e Verdi in Portogallo lo confermano) ma restano aperti tutti i problemi che hanno aperto alla crisi della sinistra radicale nel nostro paese fino al crack del 2008, uno spettro che molti vogliono rimuovere ma senza indagarne le cause profonde, con il rischio di ritrovarsi al punto di partenza con la convinzione di aver fatto un passo avanti. Un dettaglio finale. Di Pietro, De Magistris, Ingroia. Le prospettive della ripresa della sinistra alternativa, garantista, di classe sono finite nelle mani dei magistrati?

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