Menu

Come ti massacro Ingroia, firmato Corsera

Questo, naturalmente, non è un “endorsement”. E per capirlo basta leggere gli articoli che abbiamo dedicato agli eventi mediatici “Io ci sto” e “Cambiare si può”. Ma quando si affronta un conflitto è bene tener presente tutte le “combinazioni di forza” esistenti sul terreno. Oltre che il proprio giudizio.

Leggere per credere quanta acrimonia sia riuscito a inserire in un solo articolo il critico televisivo del Corriere della sera, quell’Aldo Grasso di solito molto tranquillo e comprensivo, anche nei confronti del peggior trash espresso in pollici. Si vede che è amore…
Persino la foto inserita nell’edizione online è un esempio di “mostrificazione” quasi imbarazzante, per chi l’ha ordinata…

Una retorica da canzonette del pm quasi-candidato

Ingroia e la politica dopo la parentesi Onu in Guatemala.

Quelli come Antonio Ingroia non si accontentano di fare bene il loro lavoro, vogliono anche redimere il mondo. Per loro la spada della Giustizia è sempre senza fodero, pronta a colpire o a raddrizzare le schiene. Dicono di impegnarsi ad applicare solo la legge senza guardare in faccia nessuno, ma intanto parlano molto delle loro indagini anche fuori dalle aule giudiziarie, contenti di esibire la loro faccia. L’esposizione mediatica, gli interventi ai congressi di partito sono un diritto, ma per dimostrare la propria imparzialità non bastano frasi a effetto, intrise di retorica alla Toto Cutugno: «Partigiani della Costituzione», «Il libro dei sogni», «Un tesoro smarrito sul fondo dell’anima» (non della schiena, dritta per intenderci).
Dopo un periodo di pausa attiva (da due mesi stava svolgendo un lavoro investigativo patrocinato dall’Onu in Guatemala contro i narcos), dopo il via libera del Csm, Ingroia ha offerto la sua disponibilità a candidarsi (io ci sto!) chiedendo ai vari Di Pietro, Ferrero, Diliberto di «fare un passo indietro». Tra i fan del nuovo líder máximo spiccano i nomi di Moni Ovadia, Sabina Guzzanti, Fausto Bertinotti, Gino Strada, Vauro. L’ex procuratore aggiunto vorrebbe anche Maurizio Landini e Michele Santoro.
In Guatemala ci è finito mentre si chiudeva «la madre di tutte le indagini» della Procura di Palermo, quella sulla presunta trattativa Stato-mafia, con le famose intercettazioni riguardanti anche il Colle (che non pochi problemi hanno creato nei rapporti istituzionali) e il consigliere giuridico del Quirinale, Loris D’Ambrosio, un tempo stretto collaboratore di Giovanni Falcone, stroncato poi da un infarto.
A Palermo ha abbandonato l’inchiesta nella sua fase più delicata e il comizio di venerdì non ha certo giovato alla sua reputazione (già incrinata dalla gestione di Massimo Ciancimino) e alla credibilità della magistratura italiana, alimentando il sospetto che l’attività giudiziaria, specie se clamorosa, venga intesa da alcuni come opportunità per una carriera politica.
Le debolezze del magistrato non lo rendono più umano, ma soltanto più simile a un cittadino al di sotto di ogni sospetto.
Aldo Grasso

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

2 Commenti


  • cesare52

    mah! è un articolo terribile? o dice semplicemente delle cose scontate e vere? Questo tentativo di “beatificazione” dell’uomo del 41 bis -ovvero della tortura di Stato (e poco m’impota verso chi che sempre tortura rimane) che viene calato dall’alto per leggittimare la creazione dell’ennesimo cespuglio all’ombra del PD che dovrebbe pescare voti tra i disgustati di Monti per portarli all’ombra di Bersani beh questo si che mi fa schifo. E non capisco perchè sotto sotto l’appoggiate. Che ve ne viene dalla sopravvivenza di un ceto politico – i Diliberto Ferrero i resti dei Verdi etc- morto e stramorto che escono dalle catacombe solo in vista delle elezioni come le lumache solo quando c’è la pioggia. Mah


  • silvia

    aldo grasso (il minuscolo è voluto) è uno stronzo, si sa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *