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Quarto polo in sofferenza

La consultazione via web smentisce le indicazioni della maggioranza dei promotori dell’appello e chiede di procedere rapidamente alla formazione delle liste, con i leader di partito inclusi.

L’ultimo sondaggio, quello di Piepoli, lascia intravedere un 5% di intenzioni di voto per la lista Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia che sembra rosicchiare consensi a Grillo. Si palesa così la luce tanto cercata dopo anni di quorum mancati per i partiti della sinistra ex-parlamentare. Ma il prezzo politico da pagare potrebbe, alla fine, rivelarsi più pesante di un eventuale risultato. Gli arancioni di Ingroia e De Magistris fanno infatti l’andatura e dentro Cambiare si può si acutizzano le contraddizioni interne e le aspettative disattese.

Tra i 70 promotori iniziali dell’appello “Cambiare si può” la stragrande maggioranza si era infatti espressa contro il proseguimento del percorso per la costruzione della lista “Rivoluzione civile” insieme a Ingroia. Solo in 7 si erano pronunciati per la prosecuzione dell’esperienza, ma il voto tramite il web ha clamorosamente ribaltato la situazione”. Hanno votato SI 4.468 pari al 64,7% dei votanti; hanno votato NO 2.088 pari al 30,2% dei votanti Si sono astenuti 352 pari al 5,1%. Ma  i voti validi sono stati 6.908 su circa 13.200 aderenti all’Appello (in pratica il 54% di coloro che avevano aderito all’appello “Cambiare si può” e meno delle 10mila persone che, veniva dichiarato, hanno partecipato alle assemblee locali).

All’interno di Cambiare si può si segnala una polemica verso i tre portavoce Livio pepino, Chiara Sasso e Marco Revelli, i quali erano stati incaricati di “chiudere” l’accordo con Ingroia come premier pur essendo non del tutto d’accordo con questa scelta. I tre (Pepino, Sasso, Revelli) hanno poi scritto di voler rimettere il mandato ricevuto dall’assemblea del 22 dicembre scorso “proprio perché rispettosi della volontà maggioritaria che si è manifestata nel voto, ritenevamo che le persone che con maggior efficacia avrebbero potuto portare avanti il discorso in questa fase delicata del percorso fossero quelle che più condividono la soluzione indicata dai votanti”, ha scritto in una polemica replica lo stesso Marco Revelli, il quale respinge l’accusa di non voler accettare un responso – per quanto parziale – del referendum elettronico che ha deciso di procedere nella coalizione con gli arancioni e Ingroia. “Nessuno si porta via il pallone durante la partita solo perché non vince, al contrario: il pallone è lì, sul campo, a disposizione di tutti, e in cabina di regia ci va chi può fare più goals” scrive Revelli. “Nessuno crede che Cambiare si può abbia esaurito il proprio senso, al contrario, riteniamo che oggi ne abbia più che mai”.

Un appello ai tre a rimanere è stato rivolto dal segretario del Prc torinese Locatelli con una lettera aperta  nella quale scrive che “In particolare mi rivolgo a Voi che in occasione dell’ultimo incontro avete espresso valutazioni molto critiche sulla fattibilità di una convergenza tra percorsi diversi. Vero di percorsi non sempre caratterizzati da una linearità e coerenza di posizioni politiche, ma come non vedere che il risultato fondamentale oggi è rappresentato dalla nascita di una coalizione antimontiana e antiliberista, risultato fino a non molto tempo fa tutt’altro che scontato?” dice Locatelli.

Si comprende che il percorso messo in moto per il quarto polo appaia tutt’altro che semplice. Da un lato Ingroia incassa candidature come quella di Flavio Lotti della Tavola della pace, dall’altro i tempi ristretti e le esigenze divergenti alimentano una rissosità interna che si alimenta di aspettative disattese e frenesia dettata dall’avvicinarsi delle scadenze previste per la presentazione delle liste. Tra l’altro il nodo della candidatura dei leader di partito ai quali era stato richiesto un passo indietro (solo Ferrero aveva accettato mentre Di Pietro, Di liberto e Bonelli non sembrano intenzionati al beau geste) si ripresenta tale e quale. Il resoconto dell’incontro del 30 dicembre tra Ingroia e i tre portavoce di Cambiare si può (Pepino, Sasso e Revelli) riferisce testualmente: “Ogni approfondimento ulteriore è stato interrotto dalla mancata soluzione della questione relativa alla candidabilità dei segretari dei partiti potenzialmente coinvolti nell’impresa (Di Pietro, Diliberto, Ferrero e Bonelli), da noi esclusa in quanto ambigua (per alcuni degli interessati) quanto alla coerenza con il programma (pur a parole accettato) e, in ogni caso, indice di un progetto tutto interno al quadro politico attuale (e alla sua salvaguardia) anziché finalizzato a nuove modalità di partecipazione e di rappresentanza. A fronte di ciò Ingroia ha dichiarato di non essere in grado di assumere impegni, riservandosi un confronto con gli interessati (tutti, peraltro, indisponibili al passo indietro, all’infuori di Ferrero) con successiva ripresa del dialogo con noi e sono state avanzate alcune bizzarre proposte di mediazione come la candidatura dei segretari al secondo posto della lista dopo lo stesso Ingroia, capolista in tutte le circoscrizioni (sic!) chiunque sia il secondo candidato e la sua provenienza.
Questa mattina, Ingroia, esplicitamente interpellato, ha confermato di non poter escludere quelle candidature (e, con esse, quelle delle burocrazie dei partiti)” scrivono Pepino, Sasso e Revelli. Un esplicito sostegno alla coalizione “Rivoluzione civile” e al ruolo decisivo dei partiti al suo interno, arriva dallo storico torinese Angelo D’Orsi, non certo tenero verso gli altri professori dell’appello Cambiare si può. Secondo D’Orsi “Non possiamo rinfacciare scelte sbagliate, errori di valutazione, decisioni politiche improvvide, di cinque, dieci, quindici o vent’anni fa: occorre guardare al futuro, che è già qui, e dobbiamo decidere se vogliamo provare a incidere su di esso, o lasciarlo tutto nelle mani di Bersani e Monti, probabili alleati di domani”.

Lo scenario dunque è tutt’altro che lineare. Alla fine a qualche conclusione si arriverà, ma sarà una acconciatura gracile, troppo gracile per reggere al peso del conflitto e delle contraddizioni con cui occorrerà fare i conti subito dopo le elezioni. L’eventuale e tutt’ora incerto risultato di una pattuglia di deputati in Parlamento, appare tutt’altro che salvifico, sia sul piano politico che su quello di una strategia di resistenza e iniziativa dentro la crisi. Il rischio per i partiti della sinistra ex-parlamentare appare assai peggiore di quello dei “gattini ciechi” dovuti alla gatta presciolosa.

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10 Commenti


  • paolo dp

    la lista di rivoluzione civile non serve per mandare qualche funzionario in parlamento, serve per ridare fiducia ai compagni nelle lotte.
    come al solito i duri e puri non lo capiscono.
    pazienza, comunque viva il comunismo!

    grazie compagni di contropiano, siete indispensabili

    paolo dp


  • aldo

    Ingroia,l’ingoiatore,ha fatto ingoiare la falce e martello ai cosiddetti comunisti di Rifondazione e del Pdci di Diliberto ex ministro bombarolo della ex Jugoslavia. Costoro farebbero di tutto per una poltrona in parlamento.
    Un comunista coerente sono certo che non li voterebbe.


  • marco

    condivido Paolo. ringrazio contropiano x questa nota di difficile reperibilità altrove e,soprattutto, auspico che la RdC, la rivista , No debito e altri soggetti certamente a sinistra di Rivoluzione Civile, vogliano trovare il modo per sostenerla.riportiamo la lotta di classe in parlamento.


  • giancarlo staffo

    Oggi si potrebbe solo cercare di “ribaltare il tavolo”, ma non sarà certo Ingroia né una illusoria “‘etica legalitaria” a produrre un simile ribaltamento.
    Non si può ignorare che il fiancheggiamento “critico” del centro sinistra a cominciare dalla disponibilità a fare da stampella al senato, è già nei propositi dichiarati dal “partito dei giudici arancioni”.
    La subalternità è più che evidente, infatti sarà comunque solo il Pd a decidere se il “quarto polo” sarà “arruolato” o relegato in “panchina” dopo le elezioni.


  • antonella

    A me sembra poco probabile riuscire a dare fiducia a chi lotta con obiettivi di stampo liberal-democratico. Mi pare altrettanto improbabile che riuscirà a portare le lotte in parlamento chi è espressione della giustizia borghese. Di solito, da questa, le lotte vengono represse nel sangue e/o punite con la galera. Ebbene sì, lo ammetto: non capisco.


  • marica guazzora

    Intanto il passo indietro non lo vogliamo noi comunisti di base, Diliberto lo aveva già fatto nel 2008 e noi non ne eravamo affatto contenti. Nessuno meglio dei segretari dei partiti comunisti rappresenta il proprio partito e se qualcuno non è d’accordo che si fotta! Ne abbiamo le scatole piene di speudo intellettuali parolai da scrivania, qualcuno di loro era ai banchetti a raccogliere le firme per i referendum sul lavoro? Ne dubito. Abbiamo preso un sacco di freddo, non eravamo seduti al computer a fare bla bla bla. BASTA!


  • ettre

    Ci domandiamo perchè la sinistra si divide? perche non ha più identità di classe!
    secondo logica il conflitto e tra capitale e lavoro e non tra socetà civile e socetà “incivile”, perciò la rivoluzione può essere solo di classe “tra sfruttati e sfruttatori.
    perciò RIVOLUZIONE CIVILE e la solita operazione politicante per rimedioare un seggio in parlamento che non rivoluzionerà assolutamente niente, contribuirà sicuramente a dividere il blocco sociale di riferimento.


  • antonella

    @ivan di stasio
    ho riletto per ben due volte gli articoli che hai postato, ma non ho trovato nessuna indicazione chiara, precisa e puntuale al fiscal compact e alle imposizioni della troika, ma solo vaghe dichiarazioni di principio, quali una “scelta antliberista”, il tormentone della difesa dei beni comuni, lotta alla mafia e questione morale. Concordo con ettre: manca coscienza di classe, la si rimuove e invece è questione imprenscindibile. Senza coscienza di classe, cambiare NON si può. Siamo all’abc, altro che intellettualismi…forse che la lotta di classe è diventata un concetto troppo alto per alcuni che vogliono continuare a professarsi comunisti senza coltivare un sano odio di classe?


  • massimiliano

    Complimenti per la dialettica utilizzata da marica guazzora, evidentemente nel suo partito non esiste un libero dibattito e lei con il suo comportamento, dimostra che quando le critiche sono giuste, fanno molto male.Lei continui pure a sostenere il suo ondivago segretario, poi come già accaduto con Prodi, quando Bersani e Monti lo metteranno di fronte a scelte precise farà la solita figura del venduto.Infine , per caso conosce tutti noi, da sapere cosa facciamo a livello di militanza politica e sindacale? Se fosse una mia responsabile politica, a parlare così chiederei le sue immediate dimissioni.


  • antonella

    a proposito di ridare fiducia ai compagni nelle lotte tramite qualche parlamentare arancione, oggi sono stati messi i sigilli all’ex asilo filangieri di Napoli, giunta arancione, De Magistris sindaco.
    http://labalena.wordpress.com/ Ed ecco a voi la giustizia borghese all’opera. Accomodarsi alle cabine elettorali per sostenerla.

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