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Che cosa non è andato come doveva

Livio Pepino, anche lui magistrato, spiega in questa intervista a Lettera 43 i motivi della rottura con la lista Rivoluzione Civile leaderizzata da Antonio Ingroia. Pepino è stato molto impegnato a fianco del movimento No Tav e molti dei NO all’accordo, arrivati nella consultazione via web dei giorni scorsi, sono arrivati proprio dalla Val di Susa.

Da Lettera 43 di sabato 5 gennaio
intervista di Gabriella Colarusso

Quarto polo, Rivoluzione sì, ma senza Ingroia

Il quarto polo prende le distanze dal movimento dell’ex magistrato. Spiega Pepino, promotore di Cambiare si può: «Non vogliamo liste decise dalle burocrazie di partito. E non ci piace il leaderismo».

D. Quarto e quinto polo neanche nati e già divisi?
R. Prima di parlare di scissioni, forse è necessario chiarire un paio di concetti.
D. Partiamo da Cambiare si può. Cos’è, o forse è il caso di dire cosa avrebbe voluto essere, il vostro movimento?
R. Noi proponevamo la formazione di una lista per le prossime elezioni che fosse alternativa su due piani: il programma e il metodo politico.
D. Anti-montiana nei contenuti?
R. Sì, più in generale anti-liberista. Per capirci: no alle grandi opere, sì alla messa in sicurezza del territorio. Sul piano del metodo, poi, la nostra idea è uscire dalla concezione che la politica debba essere fatta da un ceto di professionisti e coinvolgere invece movimenti, associazioni e comitati referendari.
D. L’elogio della società civile, molto di moda in questi tempi.
R. Non mi piace questo termine. Preferisco parlare di movimenti che ci sono nel Paese e che hanno già fatto cose concrete. Non è una critica preconcetta nei confronti dei partiti, ma la ricerca di un modo e di soggetti nuovi per fare politica.
D. Bello, però poi per raccogliere le firme e presentare le liste servono strutture organizzate come i partiti…
R. I partiti devono diventare infrastrutture al servizio di movimenti e gruppi attivi sul territorio.
D. Perché avete rotto con Ingroia e De Magistris?
R. Ci era stato proposto di costruire insieme una lista che avesse Ingroia come candidato premier. Abbiamo fatto un pezzo di strada insieme poi c’è stata la rottura, sul metodo più che sui contenuti.
D. Cioè?
R. Noi volevamo una lista costruita dal basso, ma quella di Rivoluzione civica sarà realizzata secondo i vecchi schemi con le candidature decise dai segretari dei partiti che aderiscono: Verdi, Comunisti italiani, Rifondazione, Idv. Non ci sta bene che siano le burocrazie dei partiti a scegliere come fare le liste.
D. Ingroia dice di non voler fare un partito personale. Poi fa stampare il suo nome a caratteri cubitali sul logo. Non è una contraddizione?
R. Credo anche che Ingroia sia convinto di quel che dice, ma certo il simbolo rimanda invece a una concezione leaderistica della politica che non ci piace.
D. Neppure sul dialogo con il Pd eravate molto in sintonia.
R. I nostri contenuti, che mi sembravano condivisi anche da loro, sono rigorosamente alternativi a quelli del Pd, che ha appoggiato Monti e la riforma dell’articolo 18, sostiene le grandi opere, ha detto sì al pareggio di bilancio in Costituzione. Non vedo come si possa dialogare e su cosa.
D. Ma lei voterà Rivoluzione civica alle prossime elezioni?
R. Nessuna ostilità nei loro confronti ma non lo so. Aspetto di vedere come verranno composte le liste.

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1 Commento


  • Giorgio Lombardo

    Poichè la rottura é intervenuta più sul metodo che non sul merito dei contenuti,mi sembra sbagliato non impegnarsi a fondo perché la ” Rivoluzione Civile” di Ingroia,rompa l’accerchiamento delle politiche liberiste e modifichi quanto meno la cultura di questo Paese. Penso a quelle migliaia e migliaia di persone che spontanneamente e piene di entusiasmo siano intervenute nelle decine e decine di assemblee che si sono tenute in tutta Italia e che adesso senz’altro sono rimaste deluse da questa decisione. Occorre invece a mio giudizio proseguire nella lotta e creare possibilmente una nuova forza politica,capace di attrarre sul territorio i delusi,gli emarginati,i disoccupati,i cassintegrati,gli studenti, i docenti precari e non,i pensionati, i pubblici impiegati per poter fare massa contro le politiche suicide del liberismo conservatore e reazionario.

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