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I “furbetti” del pareggio di bilancio

Si vuole una prova schiacciante della forza con cui  l’Unione Europea impone le sue decisioni? Ebbene basta leggere il resoconto della seduta del Senato del 20 dicembre 2012, una delle ultime della XVI legislatura, esattamente la terzultima dato che non essendo stato approvato il decreto legge sulle norme per le elezioni del 24-25 febbraio, il Senato per approvarlo ha tenuto l’ultima seduta il 28 dicembre.
Il 12 dicembre la Camera approva con maggioranza bulgara, compresa l’IdV, la legge sulla attuazione del pareggio di bilancio. Nella seduta del 20 dicembre il Senato, conducendo una vera lotta contro il tempo, ha votato e approvato le leggi di bilancio e di stabilità (la vecchia ‘finanziaria’), ha trasformato in legge il decreto-legge 207/2012 sull’ILVA – quello che l’ha riconsegnata ai Riva pur nella continuazione del reato di disastro ambientale e sanitario − , ed infine, in un tempo record di un’ora e ventisei minuti, ha varato le disposizioni sull’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’art.81, 6° comma, così come modificato dalla legge costituzionale 1/2012.
Ripeto in 86 minuti il Senato ha approvato, con ben oltre la maggioranza assoluta, i 21 articoli del disegno di legge n. 3609 di attuazione delle nuove norme dell’articolo 81.
Ancora qualche  numero. La legge è stata approvata da 222 senatori, su 226 votanti, oltre la soglia della maggioranza assoluta prevista dal sesto comma dell’art.81 della Costituzione (modificato) e dall’articolo 5, terzo comma, della legge costituzionale 1/2012, che prescrive il termine del 28 febbraio 2013 come termine per l’approvazione della legge di attuazione.
Il Parlamento italiano ha rispettato puntualmente gli impegni, grazie alla maggioranza PD-PdL; inoltre, mi corre l’obbligo di segnalarlo, l’IdV ha avuto un atteggiamento oscillante sulla vicenda perché ha votato alla Camera sì, e no al Senato alla revisione dell’articolo 81 della Costituzione (grazie anche all’impegno personale di Francesco Pardi). Sulla legge di attuazione – quella che dà corso al pareggio di bilancio − invece l’IdV sia alla Camera sia al Senato ha votato a favore: sulle scelte relative all’UE, l’IdV ha un atteggiamento ondivago, probabilmente legato alle fasi in cui il partito di Di Pietro tentava l’avvicinamento al PD, per mostrare la sua disponibilità ad accettare i vincoli di Bruxelles.
Occorre far chiarezza sul possibile equivoco che la maggioranza PD-PdL sia stata il frutto dell’azione del governo Monti. No, non è così perché sui Trattati europei, da quello di Lisbona al Fiscal Compact, a quello sull’ESM e alla modifica dell’art.136 del TFEU il PD, anche con il governo Berlusconi, ha votato a favore. Di più, le leggi di adeguamento alle normative dell’UE –
quelle sulla contabilità pubblica, per esempio – sono state elaborate insieme da PD e PdL, come è avvenuto con la legge di attuazione dell’articolo 81 (legge predisposta da tutti i gruppi parlamentari, IdV compresa).

Il Comitato No Debito, lo dico senza alterigia ma come dato di fatto, insieme all’Associazione per la Democrazia Costituzionale ha promosso nel silenzio stampa una campagna di opinione con la raccolta di firme e di sit-in contro la revisione dell’articolo 81, che è stata imposta con una normativa contenuta nel Fiscal Compact.
Il Comitato ha denunciato la legge di controriforma dell’art. 81 della Costituzione per introdurre il pareggio di bilancio ossessivamente chiesto dall’UE per rendere permanenti le politiche di austerità. Il Fiscal Compact, firmato il 2 marzo 2012 a Bruxelles, dunque un trattato internazionale, ha chiesto di modificare preferibilmente la Costituzione ciò che il Parlamento italiano ha fatto con la revisione dell’art. 81 in modo che le istituzioni pubbliche non possano più intervenire con politiche di
correzione del ciclo economico per sostenere l’occupazione o per attuare politiche di redistribuzione del reddito o per fornire i servizi pubblici a garanzia dei diritti sociali. Così si è manomesso anche l’art. 3 della Costituzione che prescrive l’obbligo di rimuovere gli ostacoli sociali allo  sviluppo della persona.
Abbiamo denunciato che a decidere sulla Costituzione sono l’Unione Europea e  i parlamentari nominati dalle segreterie dei partiti. Centrodestra e centrosinistra hanno votato insieme per cambiare la Costituzione, perché a chiederlo è stata l’oligarchia di Bruxelles, che vede insieme Governi, tecnocrazia dell’UE, BCE e mercati finanziari.
Quando affermiamo che sulle politiche di austerità dell’UE centrodestra e centrosinistra sono uniti, che non esiste tra di loro differenza, non è inneggiare all’antipolitica, agitare slogan qualunquisti: si prende solo atto che le politiche nazionali, anche quelle di rango costituzionale, sono decise a Bruxelles e a Francoforte, e che centrodestra e centrosinistra, per non parlare del centro di Mario Monti, usano sulla questione chiave dell’UE la stessa lingua.

Solo in campagna elettorale Berlusconi agita lo spettro del dominio di Angela Merkl, dopo aver firmato il Patto Euro Plus e accettato le nuove procedure di bilancio codificate con il Semestre europeo.
La costruzione di un’alternativa di sinistra passa sulle discriminanti europee: sì o no al Fiscal compact, sì o no al Semestre europeo, sì o no alle politiche di austerità, sì o no al pareggio di bilancio. Senza scelte nette su questi argomenti non si potrà costruire un movimento alternativo indipendente dai vincoli politici imposti dall’UE.

* Comitato No Debito

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