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F 35. Paraculi con le ali

“Dove sta l’imbroglio? Nel dire una cosa e nel farne un’altra” scriveva l’Unità del 28 marzo 2012. Il giornale del Pd ce l’aveva all’epoca con il ministro della Difesa Di Paola a proposito del programma di acquisto degli F35. Siamo nel gennaio del 2013 e la domanda e la risposta de l’Unità diventano perfettamente calzanti con le scelte del segretario del Pd e candidato premier Bersani sulla medesima questione degli F 35.
”Bisogna assolutamente rivedere e limitare le spese militari degli F35 perche’ le nostre priorita’ sono altre. La nostra priorita’ non sono i caccia ma il lavoro”. Questo è quanto ha affermato ieri Pier Luigi Bersani, in un’intervista al Tg2. La battuta, apertamente avanzata a fini elettorali, oggi si è guadagnata le prime pagine dei giornali.
Il tempo può essere galantuomo o gaglioffo. Infatti era solo l’11 dicembre (poco più di un mese fa) quando in Parlamento il Pd aveva votato a favore della Legge di revisione sulle Forze Armate richiesta a gran voce dal ministro della Difesa Di Paola. Solo l’IdV e i Radicali avevano votato contro. La legge includeva anche la spesa per l’acquisto degli F 35, in quota ridotta rispetto all’investimento iniziale, ma con spese maggiorate perchè la previsione di spesa era al ribasso rispetto ai costi effettivi.
La palla dei decreti attuativi della legge passerà al governo che uscirà dalle prossime elezioni, e il Parlamento avrà poi 60 giorni per esprimersi. A marzo del 2012 c’era stato il tentativo di fermare il progetto di acquisto degli F35 ( sceso da 131 a 90 velivoli, per un costo complessivo che rimane attorno ai 12-15 miliardi di euro), ma non si era trovata una maggioranza disposta a fermare le richieste del ministro della Difesa Di Paola. La mozione presentata da Savino Pezzotta (Udc) e Andrea Sarubbi (Pd), per conquistare l’approvazione e diventare così inutile, dovette rinunciare a chiedere lo stop all’acquisto dei cacciabombardieri, e si limitò a subordinarlo “al processo di ridefinizione degli assetti organici, operativi e organizzativi dello strumento militare italiano”. Cosa poi avvenuta in dicembre e in quella data Pd, Pdl, Udc hanno votato la legge di revisione delle Forze Armate, incluso l’acquisto degli F 35.
Il ministro Di Paola a febbraio del 2012 aveva dichiarato che il costo per l’acquisto di ogni F 35 era di 80 milioni di dollari, ma a settembre aveva corretto il tiro ed era stato costretto ad ammettere che in verità i milioni da spendere erano diventati 127 per ogni caccia-bombardiere.
Non solo. Sempre a dicembre Un rapporto del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti rivelava importanti difetti del cacciabombardiere F 35. E mentre altri Paesi, come il Canada, hanno disdetto l’acquisto (o stanno per farlo) in Italia il ministro della Difesa Di Paola dichiarava: “Sarà un grande investimento per la crescita”. Il problema è che, secondo quanto rivelato dal Sunday Telegraph sulla base di un documento riservato del Pentagono,  l’F35 Joint Strike Fighter, se colpito da un fulmine, potrebbe esplodere.  Secondo lo stesso Pentagono la vulnerabilità dell’F35 ai fulmini sarebbe dovuta al tentativo degli ingegneri di contenere il peso dell’aereo per aumentarne l’efficienza energetica. Questo ha comportato un difetto nella costruzione del serbatoio del carburante che, se colpito da un fulmine, oltre che dal fuoco nemico, rischierebbe di esplodere. Ragione per cui i voli di prova devono svolgersi ad almeno 40 chilometri di distanza da un temporale.
Tutti questi dati (i costi superiori al previsto, i difetti strutturali) erano già disponibili quando il Pd e Bersani hanno votato a favore dell’acquisto degli F 35 lo scorso dicembre. Oggi Bersani, apparentemente fulminato sulla via di Damasco, afferma che gli F 35 non sono una priorità. Osservazione condivisibilissima ma lo sarebbe stata ancora di più a dicembre e lo sarebbe ancora quando, due mesi dopo l’insediamento del nuovo Parlamento, occorrerà votare o meno i decreti attuativi della legge approvata a dicembre anche dal Pd.
Forse ha ragione il notista politico del Sole 24 Ore, Stefano Folli, quando scrive oggi che Bersani gioca una doppia partita a scacchi: una con Monti e l’altra con Ingroia. Il quotidiano della Confindustria suggerisce a Bersani di giocare una partita “a sinistra” per togliere voti a liste che potrebbero essere insidiose come Rivoluzione Civile, e suggerisce a Monti di giocare una partita “al centro-destra” per acchiappare i voti moderati. Una volta fatta man bassa a sinistra e a destra Bersani e Monti potranno mettersi in tandem dopo le elezioni. Possiamo essere sicuri, a quel punto, che quella di Bersani sugli F 35 è stata solo una battuta durata il tempo di una giornata di campagna elettorale.

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1 Commento


  • Giuseppe Farabutto Partigiano Vollono

    La coerenza prima di tutto…

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