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Gli stipendi al livello di 30 anni fa

Alla fine di dicembre 2012 -spiega oggi l’Istat – i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica corrispondono al 71,6% degli occupati dipendenti e al 68,1% del monte retributivo osservato. Il resto è coperto dal “sommerso”, in cui non ci sono ovviamente retribuzioni ufficiali, contrattate, registrate. Ma la cui dinamica, altrettanto naturalmente, è fortemente peggiorativa rispetto al lavoro “emerso”.

Nel mese di dicembre l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie registra un incremento dello 0,1% rispetto al mese precedente e dell’1,7% rispetto a dicembre 2011. Nella media del 2012 la retribuzione oraria è cresciuta soltanto dell’1,5% rispetto all’anno precedente.

Ma cneh in questo caso le cose non sono uguali per tutti i lavoratori dipendenti. Infatti il settore privato fa registrare un “incremento”, modesto, del 2,2% su base annuale; mentre c’è una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione. Se il +2,2% risulta dunque insufficiente a coprire il fap creato dall’aumento dei prezzi (3%, come detto), ancora peggio va per gli “statali” che perdono potere d’acquisto in termini assoluti da cinque anni a questa parte.

L’attesa media per il rinnovo contrattuale è, in media, di 36,7 mesi per l’insieme degli occupati e di 39,8 mesi per quelli del settore privato. Della serie: i contratti non si fanno più….

Il rapporto Istat completo:
Le serie storiche: 
xlsSerie_storiche_DICEMBRE2012.xls373 KB

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