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“Lander libero”, anche a Napoli


Lander è accusato dallo Stato spagnolo di “terrorismo con bottiglia incendiaria” per aver dato fuoco ad un autobus vuoto durante un corteo avvenuto nel 2002, un’azione che, persino secondo il verbale della polizia, non avrebbe prodotto “alcun tipo di rischio per la vita o l’integrità fisica di nessuna persona”. Non ci sono prove concrete contro Lander, l’unica ragione per la quale si è aperta l’indagine contro di lui è che il suo nome è stato estorto con la tortura durante l’interrogatorio di un militante della sinistra indipendentista basca.

Se venisse processato in Spagna, con tutta probabilità, a Lander sarebbe comminata una pena di non meno di 4 anni e mezzo: com’è evidente si tratta di un tempo lunghissimo soprattutto se commisurato a un’azione che ha comportato il danneggiamento a cose e non a persone e considerato il fatto che ha già scontato in Italia quasi un anno di arresti domiciliari. Questo perché quello che si vuole far pagare a Lander non è tanto il reato che avrebbe compiuto, quanto la sua appartenenza e le sue idee politiche. 

Perché Lander non deve tornare nello stato spagnolo? Perché nelle carceri e nei commissariati spagnoli si tortura. Perché i prigionieri politici – rinchiusi a centinaia nelle carceri francesi e spagnole – vengono sottoposti ad un regime carcerario durissimo: sono di fatto impedite le visite con i familiari e i contatti con l’esterno. Questi abusi sono stati più volte riportati nei resoconti dell’ONU, Amnesty International e Human Rights Watch. 

Siamo stati sotto al consolato spagnolo per infrangere un muro del silenzio, per denunciare che nel cuore dell’Europa c’è uno Stato che viola indisturbato, ormai da decenni, i più elementari diritti umani.

Al fianco dei popoli in lotta, al fianco di chi resiste!

Lander libero! Lander askatu!
Libertà per tutti i prigionieri politici!

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