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Le elezioni viste da Mediobanca

La principale banca d’affari italiana Mediobanca, ha curato un report sulla situazione italiana alla vigilia delle elezioni ed ha avanzato dlle considerazioni a metà tra il pronostico e l’auspicio: “Se dalle prossime elezioni non uscirà un governo forte il rischio è di una nuova consultazione elettorale nel medio termine.”Una coalizione debole tra Bersani e Monti avrebbe bisogno di essere allargata ad altri partiti” ma, sostiene l’analisi di Mediobanca “la storia dell’Italia mostra che più estesa è la coalizione, più debole la sua efficacia. Nuove elezioni potrebbero profilarsi presto”
Da Londra gli analisti di Mediobanca rilevano che non è più nel pronostico quella che a novembre sembrava una facile vittoria che avrebbe portato a un governo Bersani forte. «Appare così inevitabile una coalizione Bersani-Monti, magari allargata ad altri partiti minori. In ogni caso questo non porterebbe a un governo forte». Quindi, «presto potrebbero essere in vista nuove elezioni». I rischi maggiori, secondo l’istituto di piazzetta Cuccia, vengono dalla forte rimonta di Berlusconi e dal movimento Cinque Stelle, che potrebbe rivelarsi il vero vincitore delle imminenti elezioni con circa il 20% dei voti. Due elementi che renderebbero ancora più debole un governo Pd-Monti, soprattutto al Senato.
Lo scenario peggiore, ovvero un boom dei Grillini e una vittoria sul filo di lana di Berlusconi, impaurirebbe i mercati al punto tale da mettere sotto pressione lo spread, dando così all’Italia la scusa perfetta per chiedere alla Bce l’accesso al programma Omt, si legge nel report della banca d’affari.
Secondo il rapporto – riporta il Sole 24 Ore – la contrazione dello spread di 184 punti base avvenuta dall’agosto 2012 è dovuta più al programma Omt lanciato dalla Bce piuttosto che al Governo Monti. Per questo Mediobanca ritiene che lo spread abbia perso gran parte della sua rilevanza quale indicatore della percezione del mercato del rischio Italia sottostante, mentre é un miglior indicatore il divario tra i rendimenti di Btp e Bot (18 pb contro 2 prima della crisi). In controtendenza rispetto alla vulgata neoliberista dominante, lo studio di Mediobanca, stima a 150 miliardi il peso dell’evasione fiscale ma sottolinea che non c’é spazio per tagliare le tasse e non sono fattibili neppure tagli alla spesa pubblica che colpiscano il welfare. Il motivo di tanta prudenza non sono certo le preoccupazioni “sociali” quanto un vecchio e rapace obiettivo sul quale Mediobanca e non solo stanno operando da tempo. Per ridurre il debito pubblico, Mediobanca infatti è tornata alla carica con la ricetta che aveva proposto lo scorso anno, ovvero la dimissione di asset statali tramite la Cassa Depositi e Prestiti, ovvero 425 miliardi di real estate di proprietà pubblica, 100 miliardi in società quotate, 125 miliardi di riserve d’oro e 30 miliardi di concessioni statali. La mancata riduzione del debito pubblico é stata la principale delusione del Governo Monti, sottolinea lo studio. Nessuna riforma strutturale può dare benefici in un Paese che ogni anno deve pagare 80-100 miliardi di euro di interessi sul suo debito.

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