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Ferrara. Una lettera al Coisp, e la risposta

Gentile Coisp,
da privata cittadina scrivo per esprimere tutta la mia indignazione per quanto accaduto oggi a Ferrara.
Non so come la pensiate voi, ma a me risulta che la polizia dovrebbe essere preposta a garantire il rispetto della legge. E la legge in questo caso ha stabilito una condanna in via definitiva per quelli che affettuosamente chiamate Luca, Paolo, Monica ed Enzo, i quattro poliziotti colpevoli – COLPEVOLI – dell’omicidio di Federico Aldrovandi.
La scena che è avvenuta oggi è a dir poco oscena, perché dimostra una strafottenza verso quelle Istituzioni verso cui prestate fedeltà e servizio. Come si fa a fidarsi di voi, se nemmeno voi vi fidate di quanto stabilisce la legge?
La notizia sta facendo il giro dei media e posso assicurarvi che nessuno vi difende, nessuno è dalla vostra parte. 
Mi piacerebbe vivere in uno stato di diritto, dove chi sbaglia paga e dove la polizia non è una forza estranea alla società civile, popolata da gente malsana di cui aver paura. La vorrei al mio fianco, non a protestare sotto un balcone di una madre che ha perso un figlio e che merita il rispetto a prescindere. Perché al dolore non può aggiungersi altro di brutto.
Quando in Italia succedono cose gravi come queste, mi viene in mente quella volta a Bali, ero in taxi, e la polizia mi fermò. Il poliziotto mi buttò un sacchetto di polvere bianca sul sedile e mi disse che se non volevo essere processata (e magari, perché no, anche condannata a morte) per il possesso di droga, dovevo dar subito dei soldi.
Cosa che feci, nell’assoluta noncuranza del tassista che quanto meno mi portò a destinazione. Sospirai, devo ammetterlo, per lo scampato pericolo e perché pensai subito dopo, per fortuna l’Italia non è così, per fortuna il mio Paese è altro rispetto a questo.
Oggi invece mi fate paura allo stesso modo, e semmai ve ne rendiate conto, quel che vi dico è l’accusa più grave che un cittadino possa rivolgervi.

In attesa di una risposta,
cordialmente 

Paola Manduca

Di seguito la risposta da part del sindacato di polizia Coisp

Gentile signora Paola.
La ringrazio della sua mail.
Esiste una sola verità: NOI NON VOLEVANO MANIFESTARE CONTRO LA SIGNORA MORETTI E RECARLE ALTRO DOLORE.
La perdita di un figlio comporta un dolore aberrante ed ingiusto. Non volevano aggiungere altro dolore. La nostra manifestazione voleva solo mettere in luce che in Italia nessuno va in carcere per scontare sei mesi di pena per un delitto colposo. È accaduto, caso unico, con dei poliziotti. La legge quindi non è uguale per tutti. Non critichiamo la sentenza di condanna a tre anni e sei mesi di reclusione.
Il resto è una e una degenerazione delle cose.siamo disposti a sanare un dolore ulteriore, ma da noi non volutamente causato, recato alla signora Moretti.
Grazie per averci permesso di dare la nostra versione dei fatti.

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