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Bergamo: “scontri a distanza” tra Forza Nuova e antifascisti, chiesti 92 rinvii a giudizio

Mentre a Milano la Lega Nord organizza gazebo per raccogliere firme affinché il reato di clandestinità rimanga nel codice penale italiano, dalla Lombardia alla Puglia gli squadristi di Forza Nuova stanno conducendo da giorni una serie di incursioni perlopiù contro sezioni del PD. Obiettivo? Strumentalizzare l’episodio di Milano in cui un cittadino ghanese ha preso a picconate alcuni passanti, uccidendone tre, per ribadire un concetto caro all’estrema destra fascista e xenofoba: “l’immigrazione uccide”. A Pavia i membri di Forza Nuova sono andati oltre, chiedendo con uno striscione che Kabobo – il colpevole della strage di Milano – venga loro consegnato, e gridano al “disastroso stravolgimento sociale e razziale delle nostre città e comuni lombardi, a seguito proprio della legge Bossi-Fini del 2002”. Un attacco da destra a quelle che i forzanuovisti ritengono le politiche permissive sull’immigrazione di Lega Nord ed ex Msi.
Intanto però a Bergamo molti membri del movimento neofascista guidato dall’ex latitante Roberto Fiore potrebbero essere rimandati a giudizio, insieme ad altrettanti attivisti dei coordinamenti antifascisti e dei centri sociali. In nome della solita finta ‘par condicio’ nella repressione degli ‘opposti estremismi’.
92 persone in tutto – 41 di Forza Nuova e 51 antifascisti – che il 28 febbraio del 2009 si affrontarono – a distanza – nelle vie del centro di Bergamo nella giornata in cui il gruppo neofascista voleva inaugurare la sua nuova sede di Via Bonomelli con un corteo che scatenò immediatamente la reazione dei gruppi e dei movimenti di sinistra. In una città pesantemente militarizzata circa duecento fascisti armati di caschi, mazze, bastoni e quant’altro, sfilarono senza grandi problemi dal Piazzale della Malpensata fino alla loro sede, scandendo slogan truculenti e facendo il saluto romano, guidati dal loro leader supremo e allora europarlamentare Roberto Fiore e dall’ex sacerdote lefebvriano (sospeso a divinis e scomunicato dalla Chiesa) Giulio Tam. A poche centinaia di metri un presidio antifascista ben più folto e numeroso – circa 600 persone – venne bloccato dalla polizia quando iniziò a muoversi verso la sede neofascista e ne nacquero alcuni scontri in Via Paglia, che si conclusero con parecchi contusi, due arrestati e ben 57 denunce.
Il 5 luglio il tribunale di Bergamo ha già condannato a un anno di reclusione i due antifascisti arrestati quel giorno, nel corso di cariche violentissime e di atti di inutile brutalità dei celerini nei confronti dei manifestanti.

Ora il Pm Gianluigi Dettori, chiuse le due inchieste parallele sui fatti di quel 28 febbraio del 2009, ha chiesto il rinvio a giudizio per 92 persone. Tra questi anche il segretario nazionale di Forza Nuova e ‘padre’ Tam.

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