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Nuova ondata neonazista in Europa

Sabato 24 agosto una fetida onda nera ha travolto la Repubblica Ceca: un totale di circa 1500 persone, in buona parte appartenenti a gruppi di estrema destra, ha partecipato ai cortei antizigani convocati dal sito web neonazista Resistenza Libera (Svobodný odpor).
Il razzismo antiziganista è uno dei temi di attualità più caldi in Repubblica Ceca: un fenomeno ben radicato, appoggiato da buona parte della classe politica e in preoccupante crescita in molte aree del paese, ad eccezione della capitale, dove le forze antifasciste sono state finora in grado di arginare l’ascesa di una nuova ondata razzista e neonazista.
Negli scorsi mesi sono state registrate numerose aggressioni violente contro la popolazione rom in varie località, l’ultimo dei quali avvenuto pochi giorni fa, il 18 agosto, a Děčín, cittadina situata nella regione settentrionale di Ústí nad Labem, al confine con la Germania. Un gruppo di neonazisti, con tanto di svastiche e altri simboli nazisti tatuati ben in vista, hanno assaltato un edificio occupato in gran parte da famiglie rom, lanciando bottiglie, sassi e urlando cori come “Venite fuori zingari, oggi vi uccideremo”, “Gli zingari alle camere a gas”, “Porci negri”, “Morirete oggi” e “Stiamo riscaldando i forni”. In contemporanea, alcuni clienti seduti in un pub dall’altro lato della strada hanno incominciato ad applaudire in segno di approvazione, mentre il gruppo continuava indisturbato al grido di “Vítkov, Vítkov, Vítkov!”, in riferimento alla cittadina che fu scenario nel 2009 di un drammatico attacco incendiario di quattro neonazisti ai danni di una casa abitata da una famiglia rom. E quello di Děčín è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi di razzismo violento che hanno percorso il paese negli ultimi tempi, alimentati dall’approvazione dell’opinione pubblica, dalla passività della stampa, e rafforzati dagli atteggiamenti razzisti e discriminatori comuni alla classe politica ceca, sia a livello locale che nazionale.
La mobilitazione razzista della giornata di sabato 24 agosto si trova al culmine di questa ondata di intolleranza, in grado di coinvolgere una fetta considerevole di popolazione, convogliando al tempo stesso l’ignoranza diffusa riguardo al tema e il malcontento generale, effetto della crescente disoccupazione, in particolare nelle aree ex industriali depresse. I cortei si sono svolti in otto città (Brno, Ostrava, České Budějovice, Děčín, Duchcov, Jičín, Plzeň e Varnsdorf) e hanno visto la partecipazione di un numero considerevole di neonazisti, oltre all’allarmante adesione di un nutrito gruppo di sostenitori non appartenenti a frange estremiste di destra.
La situazione più preoccupante si è verificata ad Ostrava, città al confine con la Polonia, ex cuore dell’industria pesante cecoslovacca, dove un pezzo del corteo composto dai 600 agli 800 neonazisti, ha deviato rispetto al percorso originale della manifestazione con l’intenzione di attaccare alcuni edifici occupati da famiglie rom e di raggiunggere l’area dove poco prima aveva avuto luogo un contro-corteo antirazzista di circa 500 persone, composto in maggioranza da rom. Quando la polizia ha tentato di impedire il passaggio dei neonazisti, questi hanno iniziato ad attaccare con pietre, bombe carta e fumogeni, barricandosi dietro i bidoni della spazzatura rovesciati. Gli scontri sono andati avanti per diverse ore e si sono conclusi con circa 60 arresti e vari feriti da entrambe le parti.
A Plzeň, dove il numero dei partecipanti al contro-corteo antifascista era nettamente superiore a quello della manifestazione razzista (circa 300 antifa contro un centinaio dall’altro lato), il tentativo messo in atto dalle forze antifasciste per cercare di bloccare il passaggio del corteo è stato reso vano dall’intervento della polizia in assetto antisommossa, che ha arrestando circa 20 antifascisti, seduti a terra a creare un cordone. Una volta rimosso il blocco, le forze dell’ordine hanno scortato il passaggio della manifestazione antiziganista, il che non ha impedito che si verificassero scontri tra polizia e neonazisti, conclusisi con l’arresto di circa 5 manifestanti.
 

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