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ROSS@ parte con le mobilitazioni d’autunno

ROSS@ si sintonizza con le lotte dell’autunno

 

 

 

Si è tenuto lunedì scorso l’incontro del “Comitato dei garanti” di ROSS@, per fare un primo bilancio delle assemblee tenutesi un po’ in tutta Italia tra giugno e luglio e mettere in cantiere le iniziative per l’autunno, con uno sguardo che arrivi alla fine dell’anno politico (estate 2014), che metta in primo piano la critica radicale degli attuali trattati europei (dal Fiscal Compact alla stessa “costituzione” Ue) e della moneta unica. Un tratto distintivo unico, nel panorama politico italiano.

 

La relazione di Giorgio Cremaschi si è così incentrata sulla “partenza vera e propria” del movimento politico che intendiamo costruire, dando un giudizio positivo ma ancora interlocutorio della fase di “lancio” primaverile (assemblea nazionale di Bologna, seminario di Roma, assemblee locali). Un po’ dappertutto si è avvertito un clima di “attesa” dal doppio volto: interesse per una iniziativa potenzialmente unificante l’arcipelago della “sinistra antagonista” e/o “radicale” e, in negativo, un sentiment “attendista” dell’esito dei tanti “cantieri” e “cantierini” che vanno aprendosi e chiudendosi nello stesso mini-spazio politico. Un atteggiamento che pesa soprattutto sul “personale politico” che ha attraversato i partiti della “sinistra” (più o meno “rifondata”) degli ultimi venti anni.

 

Su questi “tentativi alternativi” il giudizio è abbastanza netto: non prendendo di petto i nodi veri (l’Europa, appunto, e il suo governo dall’alto della situazione italiana) finiscono per agitare singole questioni anche giuste (lavoro, difesa della Costituzione, unità delle forze “extraparlamentari”, ecc) dentro un percorso politicamente confuso, che sembra trovare sbocco nell’ennesima ipotesi di “cartello elettorale” – nel caso di sempre possibili elezioni a breve termine – da agganciare al convoglio di “centrosinistra”.

 

Ad esempio, è difficile pensare di “difendere la Costituzione” senza mettere al centro della critica l’obbligo al “pareggio di bilancio” e il ruolo totalmente negativo di Giorgio Napolitano, ormai autentico capo di governo costituzionalmente irresponsabile. Né ha più senso l’obiettivo-chimera della “ricostruzione del centrosinistra” in opposizione a Berlusconi, ormai palesemente alla ricerca di una soluzione che non sia per lui una nuova “piazzale Loreto”. Va dunque rotto anche quel quadro politico paralizzato intorno al finto scontro tra centrodestra e centrosinistra, una telenovela che sembra sempre in movimento ma che – a distanza di anni – si rivela anche sempre uguale e deviante.

 

Va insomma rotta la “catena di Sant’Antonio” di autocensure, cautele, ambiguità che lega ogni “cantierino” a un carro apparentemente lontano, in realtà determinante. Ovvero al Pd, che rappresenta invece in questo quadro politico l’unico vero “sistema partitico” completamente aderente alle politiche imposte dalla Troika. L’esperienza di Sel sembra sufficiente a scartare radicalmente questo tipo di percorso, giustificato soltanto dalla “necessità” di entrare in Parlamento per tornare a beneficiare di un “finanziamento pubblico” peraltro in via di eliminazione.

 

 

 

Se il problema fondamentale è la rottura della Ue e della moneta unica, lo spazio politico per una forza antagonista è immenso. Ma proprio per questo si pone il problema della robustezza del “veicolo” che deve attraversarlo. E qui il quadro non è particolarmente esaltante. Non c’è un movimento di resistenza generalizzato, ma singoli momenti (Val Susa, No Muos, sindacalismo di base, ecc) contro cui scatta quasi immediatamente una campagna di criminalizzazione, che investe persino quei rari intellettuali (Vattimo, De Luca) che osano difenderne le ragioni.

 

Quindi la sfida della costruzione di un movimento anticapitalista e libertario è al tempo stesso esaltante e difficile, ma è l’unica che può rompere il tessuto “politically correct” che incarta e paralizza tutte le singole voci di dissenso. Rompere con le ambiguità e con la “catena di sant’antonio” che porta al Pd è anche l’unico modo di riunificare sul piano politico tutti quei soggetti sociali (movimenti territoriali o tematici, sindacalismo indipendente, ecc) che esprimono tensioni e bisogni negati dalle politiche del governo e dell’Unione europea.

 

Riempire questo spazio politico è possibile solo prendendo l’iniziativa e agendo il conflitto, solo mobilitandosi.

 

Per questo il centro di gravità dell’autunno diventano le giornate di metà ottobre che vedranno in piazza prima gli studenti e subito dopo lo sciopero generale indetto il 18 ottobre dai sindacati di base, in collegamento diretto con l’analoga mobilitazione del 19 ottobre dei movimenti (casa, no tav, no muos, ecc).

 

Per preparare sul piano politico questa scadenza non sono più sufficienti i “cinque punti” individuati nelle assemblee di primavera di ROSS@; vanno sostenuti e articolati con l’iniziativa, l’analisi, dimensioni di mobilitazione adeguata.

 

Per accelerare e rafforzare il processo aggregativo di ROSS@ si propone di trasformare l’assemblea prevista a Napoli per il 26 settembre in una assemblea di tutto il Mezzogiorno. Analogamente, si propone di trasformare la prevista assemblea di Milano di inizio ottobre in una scadenza di tutto il Nord. L’obiettivo di breve periodo è di preparare una consistente presenza di ROSS@ alle giornate di ottobre, volano di una sua più efficace assemblea di “presentazione politica” da realizzare prima di Natale.

 

 

 

I venti di guerra contro la Siria, infine, impongono una presa di posizione netta anche sulle questioni internazionali. In cui la necessaria opposizione alla guerra e all’imperialismo sia espressa senza ambiguità. Due compagni sono stati incaricati di elaborare un documento che tenga conto, cercando di “superarle”, delle evidenti differenze di impostazione ereditate dal passato.

 

 

 

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