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Napolitano, la voce della prepotenza affaristica

Crediamo sia una delle più brutali e violente invasioni di campo compiute da colui che in linea teoria, per dovere istituzionale assai poco rispettato negli ultimi anni, dovrebbe essere semplicemente il “custode della Costituzione”. Al contrario, Giorgio Napolitano ha dimostrato ogni giorno meglio di aver trasformato il ruolo che ricopre in una funzione puramente “politica” – nel senso più basso del termine – fino al culmine della lettera inviata al direttore del quotidiano La Stampa di Torino, oggi, e che qui riproduciamo:

Snaturato il legittimo movimento di opinione
 
 

Caro Direttore,

ho letto sul suo quotidiano notizie dettagliate sul gravissimo episodio del micidiale ordigno esplosivo giunto in redazione e volto a colpire con intenzioni omicide il vostro redattore Massimo Numa e a produrre danni ancora più estesi. Desidero esprimere a lei e al giornalista così pesantemente minacciato nella sua vita la più calorosa solidarietà e al tempo stesso condividere l’appello del Sindaco Fassino e l’allarme del Procuratore Caselli che hanno commentato sulla colonne de La Stampa il drammatico episodio.   

Si tratta, come ha detto il dottor Caselli, di una escalation di violenza che dalle cose si trasferisce sulle persone e che caratterizza gli «obbiettivi criminali delle frange estreme» cresciute ai margini del movimento No Tav snaturandone ogni legittimo profilo di pacifico dissenso e movimento di opinione. Come ho avuto modo di osservare ricevendo di recente il Commissario Virano e da lui apprendendo l’accrescersi dell’impegno di coloro che – Sindaci e cittadini – hanno originariamente dato vita a quel movimento, non posso che condividere il più netto richiamo al superamento di ogni tolleranza e ambiguità nei confronti di violenze di stampo ormai terroristico. E rinnovo il mio apprezzamento per come magistratura e forze dell’ordine stanno operando in quella tormentata area della Val di Susa. 

Intervento gravissimo perché:

1) dà per assodato e scontato quel che la magistratura e la polizia scientifica stessa debbono ancora accertare; ovvero che il “pacco bomba” inviato alla redazione torinese – un hard disk, addirittura – fosse davvero “pericoloso”, inviato dal persone “vicine al movimento No Tav”, ecc;

2) che i “commenti di Fassino e Caselli” siano espressione della verità dei fatti anziché delle mere ipotesi ancora da suffragare (e sulle quali, non da oggi, abbiamo espresso – come si dice – “dubbi che sono certezze”;

3) che in Val Susa esistano una “protesta legittima ma inutile” e ” una escalation di violenza che dalle cose si trasferisce sulle persone e che caratterizza gli «obbiettivi criminali delle frange estreme» cresciute ai margini del movimento No Tav snaturandone ogni legittimo profilo di pacifico dissenso e movimento di opinione”;

4) parole che indirizzano o legittimano indagini che dovrebbero – al contrario e istituzionalmente – essere condotte “a 360 gradi”, mentre qui individuano un confuso milieu comunque riferibile al “movimento”, senza che lo stesso Napolitano possa – come qualsiasi altro cittadino di questo paese – sapere nulla di certo su questo episodio;

5) stabilisce senza possibilità di contestazione fattuale che “il terrorismo” sia ormai una dimensione entro cui va inscritta la protesta della Valle (anche qui precedendo e indirizzando indagini che evidentemente non è nemmeno importante fare davvero).

Nell’insieme, una azione di criminalizzazione politica che fa di Napolitano il “presidente dei costruttori”, non del popolo italiano e tantomeno un difensore finale della Repubblica nata dlala Resistenza.

Evidente oltre ogni limite di umana sopportazione, infine, il tentativo di criminalizzare la protesta contro ogni politica di questo governo. In Val Susa e ovunque.

 

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