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Finmeccanica in pieno delirio militarista

 

L’impazzimento del capitalismo è scritto nel suo dna. Ma quando si presenta la crisi – sempre “imprevedibile” ai loro occhi – gli elementi di lucida follia emergono con abbacinante chiarezza.

 

Vi proponiamo la lettura in decodifica di questo articolo, scritto dall’ottimo Gianni Dragoni per IlSole24Ore, in cui l’a.d. e contemporaneamente direttore generale di Finmeccanica (impresa pubblica, è bene ricordare) si lascia andare ed illustra cosa passa nella testa di chi decide delle nostre vite.

 

Come sempre, le nostre considerazioni sono in corsivo.

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Pansa (Finmeccanica): l’Europa deve investire di più in tecnologie militari, a partire dai droni

 

dal nostro inviato Gianni Dragoni

 

DUBAI – L’Unione europea deve consentire agli Stati di investire di più nelle tecnologie militari, perché sono gli investimenti che generano il maggior ritorno per il reddito nazionale. Lo dice Alessandro Pansa, amministratore delegato e direttore generale di Finmeccanica, in vista del Consiglio europeo sulla difesa del 20 e 21 dicembre. Tra i progetti da privilegiare, in comune con altri paesi europei, secondo Pansa ci sono i droni, i velivoli senza pilota.
Secondo uno studio di Prometeia per Finmeccanica, non ufficializzato, ogni euro investito in tecnologia militare darebbe in media un ritorno economico di quasi il doppio, circa 1,8 euro. Pansa parla dal salone aerospaziale di Dubai, negli Emirati arabi uniti, il cuore del ricco mercato che rappresenta la nuova frontiera per l’industria per l’industria dell’aerospazio e difesa europea.

 

Redazione. La redditività dell’investimento è l’unica stella polare di ogni imprenditore. E ha certamente ragione Pansa nel ricordare che l’investimento in tecnologia militare è quello che – in campo manifatturiero (in quel che resta dell’economia reale, insomma) – ha il ritorno maggiore. La spiegazione è semplice: il prezzo di vendita “soffre”molto meno delle limitazioni della concorrenza. Se uno vuole una Ferrari paga quel che viene chiesto dall’azienda, per mancanza di alternative altrettanto prestigiose. Chi vuole comprare un drone (un governo, dunque) non è che se non gli piace il prezzo può andare da molte altre parti. O ne prende uno europeo oppure si rivolge agli americani (in attesa di cinesi e indiani). La spesa militare, dunque, gode delle stesse caratteristiche dei “consumi di lusso”. Per imprese in crisi, a causa della pessima gestione precedente (su Finmeccanica aveva messo le mani nientepopodimeno che la Lega Nord…), il settore militare costituisce dunque un tesoretto al riparo della concorrenza (entro certi limiti) e da giocare sullo scacchiere politico e geostrategico. Si capisce dunque, con questa logica in testa, perché Finmeccanica si voglia liberare del settore civile (Ansaldo, Breda, ecc), più esposto alle verifiche del “mercato”.

 

 

Droni per sorvegliare le coste
«Parlo di investimenti in tecnologia militare, non di spesa militare. Le applicazioni sono anche civili. In molti casi la differenza tra tecnologia militare e civile è evaporata», aggiunge Pansa. Secondo l’a.d. di Finmeccanica l’Ue dovrebbe «perseguire anche un secondo obiettivo, far sì che alcuni investimenti nella difesa possano essere fatti in comune da più paesi. Non si può pensare di mettere insieme le forze armate europee se non dispongono di mezzi, aerei, elicotteri, ecc., basati sulle stesse tecnologie».

 

Red. Una cosa sicuramente vera è “l’evaporazione della differenza tra civile e militare”. La tecnologia dei sistemi informatizzati può essere indifferentemente rivolta per perseguire obiettivi in campi diversissimi tra loro, ma con strumenti in tutto e per tutto simili; la gestione spetta comunque a degli umani in carne e ossa che “decidono” cosa fare. Dal Datagate, per esempio, è emerso, che le intercettazioni venivano indifferentemente fatte su obiettivi che potevano essere “rilevanti” sotto il profilo industriale, commerciale, militare, politico. La tracciatura dei nostri smartphone può servire a inviarci segnalazioni commerciali in tempo reale, oppure a mostrare la nostra posizione e le nostre frequentazioni a corpi di polizia, oppure ancora per farci arrivare un missile in testa da parte di un esercito nemico.

 

E “giustamente” Pansa mette l’accento sul fatto che impegni finanziari in questo campo possono esser presi soltanto a livello continentale. Anche perché “l’Unione Europea” – sul piano militare – non può tollerare la disomogeneità teclogica. Tutti gli Stati devono – dovrebbero – essere dotati di mezzi in grado quantomeno di comunicare tra loro, in modo da poter essere utilizzati come un insieme sul campo di battaglia. E se i popoli non dovessero essere d’accordo?. Non è un gra problema, quelle stesse tecnologie potranno essere rivolte contro di loro. In fondo avviene già, con le intercettazioni….

 

Tra le priorità per finanziamenti comuni Pansa ha indicato «la tecnologia della gestione senza pilota di qualsiasi cosa, che sia un aereo, un elicottero, un sistema di combattimento navale. Questo consentirebbe di superare i limiti della persona umana. Per riuscire in un simile obiettivo bisogna puntare su pochi programmi, tre o quattro. Prendiamone uno, pensate a un aereo che pattugli le coste per 35-40 ore, farebbe una sorveglianza che non è possibile con un uomo». A Dubai sono in mostra numerosi droni, i velivoli senza pilota. C’è anche il modello del nuovo Hammerhead (o P1HH) realizzato da Piaggio Aero con avionica e sistemi di Selex Es. Il dimostratore tecnologico dell’Hammerhead ha fatto il primo volo dieci giorni fa.

 

Red. In effetti l’uomo è una macchina molto limitata, dopo otto ore di impegno (o anche meno) comincia a sfarfallare, a vederde doppio, perde di concentrazione. Insomma va sostituito da un altro, istituendo una turnazione onerosa per quantità di personale impiegato, stipendi, ferie, malattie, maternità, ecc. Per non dire di quanto costa addestrarli: mandarli all’università per le nozioni base, poi l’addestramento sui mezzi, complicato da tecnologie che cambiano di frequente, errori, danneggiamenti vari, ecc. In certe circostanza si fa addirittura venire delle crisi di coscienza, oppure si può vendere al nemico per mantenere l’amante o perché perde al gioco… Vuoi mettere quanto rende di più, “operativamente”, un bel drone? Consuma poco, lavora tanto, vede lontanissimo, non sente rimorsi, all’occorrenza spara in modo più preciso (vabbeh, ogni tanto fa “danni collaterali”, ma è colpa del soldatino che lo guida col joystick)… Vero costa un po’ di più in fase di progettazione, ma poi…

 

In Finmeccanica, ricorda Pansa, abbiamo inoltre una società come la Selex ES, all’avanguardia in sistemi di comunicazione e controllo militare-civile (“la differenza è evaporata”), che qualche giorno fa si è vista attribuire un ruolo leader nel coordinamento telematico e operativo delle varie polizie europee nella gestione di imprecisate – ma non imprevedibili – “emergenze di massa”. Vale la pena di leggere il lancio dell’agenzia Asca che dava la notizia.

 

Selex ES ha annunciato la partecipazione al progetto Isitep (Inter system interoperability for Tetra-Tetrapol networks), promosso nell’ambito del settimo programma quadro europeo, come coordinatore di un consorzio costituito da 15 soci effettivi e 12 supplementari inclusi nel comitato consultivo, appartenenti a 15 paesi europei. Con un valore di oltre 15 milioni di euro e una durata di 36 mesi, il progetto ha lo scopo di creare una infrastruttura pan-europea volta ad integrare le organizzazioni che si occupano di garantire la sicurezza e di gestire le emergenze, mettendo a fattor comune le tecnologie di comunicazione, le procedure operative e i riferimenti normativi in materia. Per la prima volta tutte le reti esistenti in Europa dedicate alla sicurezza verranno coinvolte insieme agli utenti finali di riferimento. La continua riduzione dei budget dedicati alla protezione civile non consente di affrontare in maniera efficace il crescente impatto delle emergenze in tutto il mondo, i cui effetti potrebbero essere, in linea di principio, ridotti proprio grazie alla condivisione sul campo delle risorse nazionali, ma questo approccio e’ al momento limitato a causa della mancanza di sistemi di comunicazione interoperabili, di procedure comuni e di accordi a livello nazionale. Isitep – segnala la societa’ del gruppo Finmeccanica – puo’ rappresentare la risposta a questa esigenza, cosi’ come garantire una migliore gestione dei flussi migratori alle frontiere nazionali europee, con una conseguente riduzione delle attivita’ criminali transfrontaliere. Un maggior livello di sicurezza delle reti professionali coinvolte potra’, inoltre, consentire una piu’ efficace tutela dei dati da possibili intrusioni. I risultati del progetto saranno convalidati durante esercitazioni transnazionali che coinvolgeranno operatori per la sicurezza pubblica e per l’emergenza nel caso di eventi calamitosi, che vedranno la partecipazione di tutte le organizzazioni coinvolte nella sicurezza pubblica e di protezione civile che operano sui confini tra Norvegia e Svezia e la polizia per la cooperazione transfrontaliera nella aree tedesche, belghe, olandesi e spagnole. Verranno inoltre effettuate prove sulla gestione di un disastro aereo nell’area di Ginevra e una esercitazione di polizia a Bruxelles che riguardera’ otto paesi europei.

 

Chissà quanti “nulla osta sicurezza” dovrà essersi guadagnato il personale che lavora in società come la Selex e dintorni…

 

 

Medio Oriente il mercato più ricco
Gli Emirati e i paesi arabi sono i mercati più ricchi per la difesa, non risentono dei tagli ai bilanci pubblici, «e sono accessibili agli europei», fa notare Enzo Benigni, presidente di Elettronica, un’altra impresa presente al salone di Dubai con rilevanti interessi in quest’area, in particolare in Arabia Saudita. «Il Medio Oriente, se consideriamo i paesi che vanno dall’Arabia Saudita al Kuwait, il Qatar, gli Emirati arabi, l’Oman, rappresenta intorno al 20% della nostra attività, quindi 4 miliardi circa di ricavi», spiega Pansa. Quest’area potrebbe diventare il mercato più importante nella difesa per le aziende del gruppo Finmeccanica, impegnate in trattative per diverse commesse. «Siamo presenti con aerei militari, elicotteri civili, elicotteri militari, sistemi di missione navale, siluri», dice l’a.d. del gruppo.

 

Red. Difficile non scorgere il filo di bava alla bocca in chi ha pronunciato queste frasi. I regimi arabi del Golfo, e chissenefrega se finanziano Al Qaeda e i salafiti, o se impediscono alle donne di guidare l’automobile, sono gli unici che al momento hanno i soldi per pagare questi costosi giocattoli. Mica devono tagliare la spesa pubblica, loro. E, al contrario di russi e cinesi, non rientrano nemmeno nella categoria dei potenziali nemici cui centellinare o vietare il trasfeimento di competenze tecnologiche.

 

 

Eurofighter negli Emirati e in Kuwait
La gara più importante è quella negli Emirati per l’acquisto di nuovi caccia in sostituzione dei Mirage 2000: l’Eurofighter è allo stadio finale della trattativa, ma c’è sempre la minaccia del Rafale prodotto dalla francese Dassault, che ha già fornito i Mirage. Finmeccanica detiene il 21% del consorzio Eurofighter con Alenia e ha una quota intorno al 30% nell’avionica del velivolo attraverso Selex Es. «La potenziale commessa di almeno 60 aerei ha un valore, compresa la logistica, stimabile in circa 10 miliardi di euro per tutti i quattro paesi del consorzio. Ma non possiamo dire nulla finché Abu Dhabi non avrà deciso», puntualizza Caio Mussolini, responsabile dell’ufficio Finmeccanica ad Abu Dhabi.
L’altra gara di rilievo è in Kuwait, dove Alenia è capofila commerciale per il consorzio Eurofighter, per 25 aerei, in competizione sempre con Dassault e con Boeing con l’F-18. La società missilistica europea Mbda, di cui Finmeccanica ha il 25%, è impegnata in discussioni per forniture agli Emirati arabi e soprattutto in Qatar, dove i missili servirebebro ad armare 20 nuovi elicotteri. In Qatar Mbda verrebbe prescelta in caso di aggiudicazione della commessa al consorzio europeo Nh90, di cui fa parte AgustaWestland.

 

Red. La conclusione sembra ovvia e tranquilla, ma rivela quanto sia diventata aspra la “concorrenza” anche in questo settore. Sul “ricchissimo” mercato mediorientale si scontrano sia le industrie europee contro quelle statunitensi, sia quelle europee fra loro (con quei cazzo di francesi ancora a fare i “sovranisti”…). Ci consola che il rappresentante di Finmeccanica ad AbuDhabi non sia un Tizio qualsiasi, ma un Caio Mussolini; anche i nomi sono importanti.

 

I droni, unavolta alzatisi in volo, dovranno portare un sacco di indirizzi in memoria.

 

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