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A Brescia si discute della libertà di Bahar Kimyongur

E’ stata rinviata al 6 dicembre , al tribunale di Brescia l’udienza per la revoca della detenzione dell’attivista politico turco Bahar Kimyongur. La Corte d’Appello chiederà a Bahar “se intende essere estradato in Turchia” (sic!). In contenporanea è’ stato convocato un presidio di solidarietà con Bahar presso il tribunale di Brescia in via Gambara 40. A Firenze sabato pomeriggio alcune decine di  compagni solidali con Bahar, attualmente rinchiuso nel carcere di Bergamo, si sono dati appuntamento sotto la Prefettura nel centro di Firenze. Lo striscione che hanno esposto su via Cavour recitava “Libertà per Bahar e per tutti i  prigionieri politici”, mentre alcuni di loro distribuivano un volantino ai passanti. Il 26novembre il deputato di Sel Arturo Scotto ha presentato una interrogazione parlamentare sull’arresto di Bahar.

Giovedì 21 novembre scorso, la Digos di Bergamo ha arrestato il compagno Bahar Kimyongur, di origini turche ma da anni abitante in Belgio, in base ad una richiesta di estradizione da parte della Turchia. Bahar era appena arrivato all’aeroporto Bergamo, proveniente da Bruxelles: il motivo della sua venuta in Italia era partecipare a due incontri pubblici sulla situazione in Medio Oriente, da tenersi il primo a Monza, presso il F.O.A. Boccaccio e il giorno successivo a Padova, in un’aula dell’università. 

Bahar Kimyongur è un militante antimperialista, da molto tempo attivo nella solidarietà con i prigionieri politici in Turchia e nell’opposizione alle politiche del regime turco, soprattutto rispetto alla repressione sul fronte interno e all’espansionismo sul fronte esterno, nell’area mediorientale. Attualmente animava il Comitato contro l’ingerenza in Siria, rendendosi protagonista della lotta contro la guerra imperialista, condotta per procura – armando i cosiddetti “ribelli” – e direttamente dalle potenze della Nato, Turchia in primis, da Israele e dai regimi arabi reazionari (Arabia Saudita, Qatar, Giordania…). 

Per questa sua militanza è già stato incarcerato in Olanda, Belgio – dove è stato processato e infine assolto in quanto gli era stata attribuita l’appartenenza al gruppo comunista turco Partito – Fronte di Liberazione del Popolo Rivoluzionario (DHKC-P) e, quest’estate, in Spagna, ove si trovava in vacanza con la famiglia, sempre per l’estradizione richiesta dalla Turchia.  L’udienza di oggi dovrà decidere se liberare Bahar, trasferirlo ai domiciliari o nel carcere di Rossano Calabro in attesa del giudizio sull’estradizione richiesta dalla Turchia. 

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