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Torino. Appuntamento serale dei “forconi”. La diretta

21.00 – In serata un compagno di Torino che ha partecipato alla ‘manifestazione’ ci manda una breve cronaca che volentieri pubblichiamo: 

“Oggi sono stato in piazza Castello dalle sei del pomeriggio. C’era un bel po’ di gente, all’apparenza piuttosto variegata. Ho ascoltato un po’ di interventi. Due sono le cose: o mi è andata male e sono capitato nel momento dei tipi più assurdi, oppure sono peggio di quanto immaginassi… Riporto – più o meno testualmente – qualche perla che mi sono segnato. Una signora, coperta con una bandiera tricolore, parla dopo l’inno di Mameli e dice che “il valore della famiglia è centrale, e se siamo costretti a lavorare quindici ore al giorno non riusciamo a stare insieme”. Un altro, anche lui coperto dal tricolore, subito dopo fa notare che il presidio non è autorizzato, e poi aggiunge “ma non ci cacciano, perché siamo in italia e siamo italiani”. Dopo prende il microfono un’altra persona e dice “compagni”. Immediatamente partono fischi e “bu”, qualcuno urla che i compagni non sono a Torino, mentre la voce della persona che provava a parlare viene definitivamente coperta dalla musica diffusa dagli altoparlanti, il cui volume aumenta: l’italiano di Toto Cutugno… Da una parte alcuni militanti di un noto centro sociale torinese”.

19.30 – Tutto già concluso. Qui è finita la manifestazione. Rimangono poche persone

Ore 18.45 – È appena arrivato il responsabile coordinatore del 9/12, il “contadino littorio” di Latina, Danilo Calvani, vicino a Forza Nuova. Nonostante l’inno di Mameli, accoglienza tiepida per lui. Pochissimi applausi

Ore 18.30 – C’e tensione per chi deve gestire la piazza

Ore 18.25 – Un rumeno parla dal palco. Frasi polemiche contro Cota e applausi generali. Interessante discorso: invocato Mandela per la non violenza. Rivendicata anche la presenza di cinesi e immigrati per protestare. Questa è la parte che non vuole mischiarsi con i violenti, cioè i fasci. Quindi da una parte l’uomo qualunque e dall’altra i fasci.

Ore 18.15 – Zittito un povero mattacchione di circa sessanta anni che era salito sul palco esordendo col pugno alzato “compagni, lavoratori”

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ore 17.45 – Altro centinaio di persone è giunta da piazza Vittorio con bandiere e striscioni tricolori. Adesso due metri dalle forze di polizia

ore 17.40 – Autorizzazione concessa per rimanere in Piazza Castello. Per adesso la spaccatura sembra ricomposta.

Ore 17.30 – È stato autorizzato il presidio in Piazza Vittorio, ma quelli più casinari vogliono rimanere in Piazza Castello. C’è aria di spaccatura.

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Ore 17.20 – Qualche centinaio di persone in piazza Castello, con una camionetta aspettano per le 18.30 i coordinatori da Roma. Alcuni in riunione con bandiera tricolore addosso riuniti in crocchio dicevano “se questo coglione dei forconi da Roma non riconosce che questi in piazza li abbiamo portati in noi, finisce male”.

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