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Rifondazione. Ferrero riconfermato ma si profila una nuova scissione

Il congresso nazionale del Prc (tenutosi a Perugia dal 6 all’8 dicembre scorsi), per la prima volta non era riuscito ad eleggere il segretario del partito ed aveva eletto un Comitato politico nazionale al quale era stato affidato questo difficile compito. 

Su 153 componenti del nuovo Cpn, 79 sono posizionati sulla linea del segretario uscente Paolo Ferrero; 39 dell’area di Essere Comunisti (Grassi) avevano sostenuto gli emendamenti al documento della maggioranza; 23 sono espressi dal terzo documento (Targetti), 12 fanno riferimento alla corrente di Falcemartello.
La già debole maggioranza di 79 sostenitori della linea di Ferrero è scesa però a 67 in sede di Comitato Politico Nazionale tenutosi l’11 e 12 gennaio scorsi.

In questa sede Sandro Targetti ha posto quattro richieste a Ferrero, chiarendo che in base alla risposta i sostenitori del terzo documento avrebbero deciso il loro comportamento nel voto per l’elezione del segretario. Le richieste erano:
1) Un “avanzamento” e una maggiore “chiarezza” della posizione del partito riguardo al congresso della Cgil. 2) Un chiaro segnale di rottura col Pd anche sui governi locali, in particolare riguardo alle prossime elezioni regionali sarde, dove il Prc ha scelto di entrare nell’alleanza che sostiene il candidato del centrosinistra, il renziano Pigliaru. 3) Chiara riconoscibilità del Prc nella lista per le prossime elezioni europee 4) Chiusura dei procedimenti aperti dal Collegio nazionale di garanzia contro tre esponenti della terza mozione, vicenda che aveva suscitato scalpore nei mesi scorsi, quando lo stesso Ferrero aveva parlato di infiltrazioni dei servizi segreti nel Prc.
Le risposte di Ferrero a queste richieste sono state: 1) Sulla Cgil la posizione del Prc va bene com’è; 2) In Sardegna viene ritenuta corretta l’alleanza col Pd e la lista unitaria col Pdci; 3) Alle europee si lavorerà a una lista per Tsipras cercando un accordo gli intellettuali che intendono sostenerlo ma che vorrebbero la lista, ma senza che il Prc vi abbia alcun ruolo se non quello di portare i propri voti. Ferrero ha ribadito però che non si accetteranno esclusioni del Prc; 4) Il collegio di garanzia deciderà autonomamente.
I sostenitori del terzo documento hanno avanzato a quel punto la candidatura alternativa a Ferrero di una loro esponente: Arianna Ussi. 
Su queste basi si è andati al voto per il segretario in sede di Cpn. Il risultato della votazione è stato il seguente: Ferrero 67, Ussi 19, astenuti (ossia contrari ad entrambi), 54, schede bianche 7. La candidatura Ussi ha permesso quindi a Ferrero di essere eletto con 67 voti su 147 presenti. Anche sulla nuova segreteria – allargata a dieci membri – le cose sono andate in questo modo: l’area di Essere Comunisti si è rifiutata di far parte della segreteria nazionale ed ha votato contro. Anche in questo caso la segreteria è stata eletta grazie all’astensione della terza mozione: con 70 voti favorevoli, 56 contrari, 16 astenuti, 1 bianca.

Paolo Ferrero ha così commentato in un’intervista i risultati del Comitato Politico Nazionale del Prc che lo ha eletto segretario con meno del 50% dei voti: “La consultazione ha dato un responso chiarissimo, con una larga maggioranza di compagne e compagni  che hanno indicato il mio nome come segretario e parallelamente posto una grande domanda di rinnovamento. Questo abbiamo fatto nel Cpn, dove la proposta di segreteria che ho avanzato e che è stata approvata, vede un significativo rinnovamento, ben 6 su 10 dei suoi membri non ne facevano parte”. Per Ferrero le lacerazioni interne al Prc possono essere ricomposte: “L’unica strada per rilanciare Rifondazione non può essere la danza immobile della trattativa tra le correnti ma il tentativo di ridare fiato e senso alla nostra impresa politica. Io penso che le differenze politiche che abbiamo tra di noi, perlomeno quelle dichiarate, siano inferiori a quel che appare e che quindi sia possibile rilanciare il partito e su questo rilancio costruire le condizioni per arrivare ad una effettiva gestione unitaria del partito”. Sembra pensarla piuttosto diversamente Claudio Grassi, leader della corrente di Essere Comunisti, nella maggioranza dopo il congresso di Chianciano nel 2008, firmataria del documento di maggioranza nel recente congresso di Perugia ma che in sede di Cpn ha votato contro la rielezione di Ferrero a segretario del partito: “Il fatto più rilevante, mai avvenuto nella storia di Rifondazione Comunista, è che sia il segretario che la segreteria sono di minoranza, cioè sono stati eletti da meno della metà dei partecipanti al voto” – afferma Grassi – “Ma c’è un fatto ancor più significativo di questo ed è il dato politico: sia il segretario che la segreteria sono stati eletti grazie al terzo documento che – attraverso le modalità di voto che ha scelto – lo ha consentito. Il partito è quindi guidato da una parte del primo documento (che non casualmente ha inserito in segreteria chi ha sostenuto l’emendamento contro l’unità dei comunisti), con l’appoggio esterno della terza mozione.Tutto questo porterà Rifondazione ad avere un profilo politico ancor più settario ed in una condizione di ancor maggiore isolamento, politico e sociale, rispetto la situazione attuale”.

La corrente di Grassi – Essere Comunisti – non ha digerito affatto i risultati del Cpn ed ha convocato per sabato prossimo a Roma un’assemblea dei propri militanti la quale annuncia che andrà avanti “il percorso della costruzione della Sinistra di Alternativa”, un assist verso l’interlocuzione privilegiata con Sel ma anche una promessa di scissione neanche troppo velata. Con un Vendola che ormai dichiara di voler in qualche modo “integrare” Sel nel Pd, viene da chiedersi se non sia l’ennesimo salto nel baratro delle componenti che hanno ereditato e sgretolato l’esperienza del Prc.

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3 Commenti


  • Daniele

    “Contro la stupidità neanche gli dei possono nulla” (W. Goethe)


  • Bacciardi

    La proposta di Grassi l’ultimo dei cossuttiani.
    14 gennaio 2014 alle ore 17.26
    Non c’è dubbio che Grassi è il vero neocossuttiano nell’interpretare il pragmatismo di Cossutta. E come Cossutta con l’ansia del settarismo e dell’isolazionismo, ricerca pragmaticamente di evitare ciò scivolando verso lidi già’ percorsi dall’Armando. Infatti dopo aver introdotto, nel congresso di RC, come centrale il tema dell’unità dei comunisti in astratto senza un analisi e una prospettiva, la prima iniziativa che fa post congressuale accantona il tema e si rifugia in una velleitaria iniziativa per l’unità’ della sinistra. D’altronde il pragmatismo (il buon senso) non può’ portare che a questa fine.
    Non solo l’iniziativa non è connessa a nessun tentativo di affrontare la questione comunista, ma la stessa proposta di costruire un vasto fronte plurale di “sinistra” con i soggetti che si vogliono interpellare risulta completamente fuori del mondo (qui si è perso pure il pragmatismo e il buon senso che aveva sempre caratterizzato Grassi). Anche se l’espressione è un po’ volgare direi che Grassi mette insieme il culo e le quarantotto ore. Ipotizzare nel disegno proposto sigle sindacali: la CGIL (come se la CGIL non fosse cinghia di trasmissione del PD) oppure la FIOM, come se un sindacato potesse fare una scelta di schieramento politico e’ solo ridicolo. Se poi si pensa di ricompattare ALBA col PDCI o SEL con RC significava aver perso il senno della ragione. Se invece si punta su qualche personaggio interno a queste organizzazioni sindacali, sappiamo che una volta non più rappresentativo di quelle organizzazione, sul piano politico, vale quanto il due di briscola. Se infine questi personaggi non sono neppure rappresentativi ne di organizzazioni sindacali ne di organizzazioni politiche questi non portano dietro di se neppure le proprie mogli. Devo dire che l’iniziativa ricorda in piccolo quella di rivoluzione civile con maggiori caratteri di velleità. Io capisco che l’area di “essere comunisti” dopo la sconfitta congressuale cerchi altre strade anche sul piano organizzativo. Sinceramente mi aspettavo qualcosa di più’ solido non solo sul terreno del fronte unitario ma soprattutto intorno alla questione comunista


  • nico

    Nulla all’ennesima potenza. Il velleitarismo di Grassi sfiora il ridicolo di Ferrando e dei gruppuscoli sedicenti di estrema sinistra. Come si fa ad insegnare ai “compagni dirigenti” l’abc della dialettica democratica all’interno di un partito comunista? In Italia sembra incredibile ma ogni confronto di linea si traduce in una organizzazione autonoma. Naturalmente operai e contadini falcidiati dalla crisi capiranno immediatamente la profondità dei motivi di tali scelte strategiche. Un disastro. Invece di “Essere comunisti” dovrebbero chiamarsi “Essere seri”.

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